[«Internazionale», 30 aprile 2020]
Molti narrano di ciò che accade ai loro figli, ma non abbiamo dati certi sul numero dei fantasmi che si stanno perdendo nelle loro case in solitudini sofferenti. Eppure questo è un tempo di grandi inciampi e apprendimenti interessanti, per molti. Per spendere al meglio gli 85 milioni messi a disposizione dal governo per fornire tablet agli studenti che non li hanno, molte e molti insegnanti hanno dovuto affinare la loro attenzione sociologica e svolgere inediti compiti di assistenza sociale, aiutati spesso da gruppi di genitori rivelatisi solidali e da operatori del terzo settore, poco considerati spesso nelle scuole, che si sono rivelati preziosi alleati per la maggiore conoscenza che hanno sovente del territorio. Si stanno creando alleanze preziose e inaspettate dunque, che già a partire dall’estate potrebbero dar vita a sperimentazioni innovative importanti in collegamento con i Comuni, creando le condizioni per un ritorno a un idea sociale e comunitaria dell’educare non confinata alle sole aule scolastiche, ma utilizzando terrazze, giardini, biblioteche dove ci stanno e altri luoghi della città.
Perché i fantasmi di oggi non precipitino automaticamente nel gran calderone dei due milioni di giovani che non studiano e non lavorano (leggi anche La crescita dei Neet ora fa paura di Annarita Sacco, ndr), va ripensato il ruolo che può avere la diffusione della cultura nei territori (leggi anche Una scuola oltre le mura, di Paolo Mottana e Giuseppe Campagnoli, ndr), perché una delle poche cose certe è che, riguardo alla dispersione, la scuola da sola non ce la può fare. Stiamo caricando sulle spalle di figli e nipoti un debito colossale. Il minimo sta nell’investire e impegnarci a predisporre per loro le migliori esperienze educative possibili, perché le sfide che li attendono richiedono grande conoscenza e notevoli doti di creatività.
L’articolo è ripreso da Comune-Info