Labor lime

«La solitudine del satiro», 8 marzo 2015

Cosa caratterizza la poesia di Orazio? Il labor lime. Era una specie di poeta del gelato.

Ho chiesto cosa consiglia Orazio a Taliarco.

Il migliore rimane quello che a Taliarco m’esce (deprome) un quartino di vino (quadrimum merum) dal frigo (frigus). D’altronde a casa mia escimi le melanzane dal frigo si diceva.

Orazio invita il suo amico Taliarco di cui però non siamo certi dell’esistenza ad ammirare il paesaggio e a lasciare tutto il resto agli dei.

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Avanscoperta

«La solitudine del satiro», 30 maggio 2014

Correggendo il compito di Ariosto ho trovato le seguenti boutades:

«questo è ‘l duol che tutti gli altri passa» corrisponde al dolore che fa passare tutti gli altri; «che tu le venga a traversar la strada» è diventato che tu la veda invece attraversare la strada; il quore per il cuore, spezzato, di Orlando (ma prima o poi l’amore arriva, ho intitolato la foto).

Correggendo i compiti sono andato a fare una supplenza. In classe non c’era quasi nessuno. Mando uno a richiamare gli altri dal cortile. Torna dopo cinque minuti affermando: stanno a fa’ una partita, dicono che preferiscono la nota. Un tizio verso la fine dell’ora chiede se faccio supplenza anche l’ora successiva. Rispondo che viene la professoressa Nara. Dopo nemmeno tre minuti sono tutti in classe, composti nei banchi.

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Io, Robot

Ha ragione Brunella, se noi docenti siamo diventati dei robot, è anche colpa nostra. Tutti guardiamo l’orologio quando una riunione si è prolungata oltre l’orario. Lo spettacolo deve continuare, ma da un’altra parte. Questo avviene perché la mutazione da uomo a robot-cane-di-pezza-parlante-da-ammaestrare ha trovato degli inciampi. L’innocenza è perduta (quando precisamente: nel momento in cui ci siamo rimboccati le maniche per attuare la buona scuola o quando abbiamo cominciato a trasmettere le lezioni a distanza, o prima?), tuttavia come robot siamo imperfetti. Un robot che ha la coscienza di essere un robot non è perfetto. Ma non è questo. Eseguire i compiti non ci piace, non ci piace la dad, siamo consapevoli dei danni che ha prodotto, le prove invalsi ci lasciano indifferenti, ma se serve le utilizziamo come test di ingresso, i pcto vanno fatti, meglio se fuori dall’orario curricolare, ma alcuni progetti sono meglio di altri, le ore di formazione obbligatoria si possono fare da remoto spicciando casa. Ma soprattutto questo ronzio di ministri sottosegretari funzionari associazioni di dirigenti anche qualche sindacalista che pontificano sulla scuola come dovrebbe funzionare. Questo è il difetto più grave dei robot, non si riesce proprio a togliere questo ronzio.

1 ottobre
Lory: prof, ma lei non la personalizza la sua aula?
Prof: vorrei mettere uno scaffale con dei libri…
Lory: ci starebbe bene una palma.

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LUCA MALGIOGLIO Mi dispiace ragazzi, devo passare un attimo in segreteria

[Post su Facebook, 4 dicembre 2021]

«Prof, se Paolo e Francesca erano innamorati, perché Dio li punisce? Prof, se Lucifero è tanto grande, come fa a sbranare Giuda, Bruto e Cassio con tre bocche così? Sono anche loro più grandi di una persona normale? Prof, come è possibile che per Dante è peggio tradire la patria che i parenti?».
Mi dispiace ragazzi, devo passare un attimo in segreteria.

«Prof, ma Gesù è esistito davvero?».
Come stiamo messi con le ore dei PCTO?

«Prof, le mie amiche dicono che devo essere fluida».
Avete portato i moduli delle iscrizioni?

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Di ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere

[La solitudine del satiro, 15 febbraio 2014]

Oggi, sabato 8 febbraio 2014, alle ore 10, avrei dovuto scrivere un verbale, ma, rinuncio, perché, mi vengono, troppe, virgole.

Oggi anche se ho «superato» la «virgolite» non posso «mettere mano» al verbale perché mi è presa la «virgolettite».

Vorrei tanto
cominciare
a scrivere
il verbale
ma siccome
il mio dito
schiaccia
continuamente
il tasto
a capo
preferisco
cominciare
un’altra volta
per paura
di sprecare
troppa
carta.

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Buscopan

«La solitudine del satiro», 25 gennaio 2014

La preside vuole che scriviamo gli argomenti del colloquio con i genitori. E allora dopo aver colloquiato con quel bravo padre del fatto che il figlio è distratto da una fanciulla nuova che è arrivata quest’anno e non segue la lezione né studia a casa che ci scrivo nello spazio apposito «Innamoramento e amore»?

E comunque nell’apposito spazio dovrei scrivere anche «buscopan» dato che una mamma è stata tutto il tempo a lamentarsi dei propri dolori de panza.

«Non è uccidendo una persona che la si fa riflettere»

Da La solitudine del satiro, 23 ottobre 2013

Tutti i temi sulla frase di Gino Strada cominciano dicendo che uccidere un uomo è sempre sbagliato, alla fine della prima colonna cominciano i distinguo, nella seconda si sentono i primi spari.

Alessio sostiene che «Tutti nella nostra vita abbiamo odiato talmente tanto qualcuno da volerlo uccidere».

Benedetta è l’unica che non ha ritrattato. Scrive: «Non è uccidendo una persona che la si fa riflettere».

La casistica secondo Valeria è limitata: si uccide in guerra o per follia. E «senza la guerra e la follia sarebbe un mondo monotono». Propone però di uccidere «con giusto criterio».

Lost in Translation

[Diario, 7 aprile-3 agosto 2021]

Diffidiamo de’ casamenti di grande superficie, dove molti uomini si rinchiudono o vengono rinchiusi. Prigioni, Chiese, Ospedali, Parlamenti, Caserme, Manicomi, Scuole, Ministeri, Conventi. Codeste pubbliche architetture son di malaugurio: segni irrecusabili di malattie generali.
Giovanni Papini, Chiudiamo le scuole

7 aprile
Oggi inizia il nono capitolo del diario DaDa, il titolo è «Lost in Translation». Il senso della realtà è mancato fin dall’inizio o si è perso per strada? E se si è perso per strada, precisamente, quando?

Nota: il colore arancione dipende dal leggero retrogusto di salmone avariato che si mastica nella scuola in questo periodo.


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