[Diario DaDa, 2 settembre-4 novembre 2020]
2 settembre
Lina Azzo ci ha scritto una lettera. Inizia con Carissimi e finisce con bentornate e bentornati (in questo ordine). In mezzo c’è scritto che «il corpo dei docenti è sano», ma anche spirito di servizio, trionfalismo (senza alcun), gran lavoro fatto: «Nessuno in Europa si è impegnato così tanto nei mesi estivi per preparare la scuola a questa nuova stagione». Quasi tutti i paesi europei hanno riaperto a maggio, ndt. E ancora: risorse (per tutto: edilizia, kit, connettività, dispositivi di protezione, meno abbienti, banchi nuovi monoposto, neoassunti digitalizzati). Promette di portare avanti una battaglia contro le classi pollaio. Dice: siamo già a buon punto. Mbuti.
Il cuore e l’anima ce la mettono gli insegnanti. Il gel e le mascherine le fornisce lo Stato. Sarà un anno duro. Grazie altrettanto.
9 settembre
Chiedo per un collega.
Se gli studenti di una stessa classe dentro l’autobus si possono considerare «congiunti» perché diventano estranei una volta che entrano dentro un’aula?
Ho letto la parola istruzione vicino a «recovery fund». Dov’è la fregatura?
La scuola sta per riaprire in presenza. Serve per far conoscere i prof alle classi e le classi tra loro prima di tornare tutti a fare lezione con la telecamera?
Ps: Ho una proposta: togliamo tutti i banchi, riempiamo la classe di sabbia e facciamo lezioni sugli asciugamani. Se ha funzionato sulle spiagge perché non dovrebbe funzionare dentro una scuola?
26 settembre
Poiché molti si chiedono: a cosa servono le rotelle sotto i banchi monoposto? provo a dare qualche risposta.
a. le rotelle servono per quando uno/una studente viene interrogata/o, che si muove con tutto il banco verso un’area, detta area di interrogazione
b. le rotelle servono per fare scienze motorie in classe evitando di affollare i corridoi per andare/tornare dalla palestra, che le/gli studenti si muovono in fila con il banco monoposto lungo il perimetro dell’aula, rispettando la distanza
c. le rotelle servono per dopo, quando sarà passata l’emergenza, che le/gli studenti saranno libere/i di muoversi
d. le rotelle non servono a niente, Lina Azzo ha comprato una partita di banchi monoposto, che la Fiat/Fca aveva fatto un’offerta di questi banchi monoposto che avevano le rotelle.
2 ottobre
Manolo: prof, se viene il terremoto con i banchi monoposto dove ci nascondiamo?
Prof: ce manca solo il terremoto.
12 ottobre
[Come volevasi dimostrare] sono in isolamento, non so se volontario o fiduciario, o tutti e due. Cuore e anima, uno brucerà.
Ore 10, va tutto bene, il telefono tace, uozzap ueb crepita di messaggi discordanti. A questo punto mi domando: sudoku o auerbach? Intanto vado a vedere cosa c’è nel frigo.
Ore 11. Ho capito come funziona. Si comincia sempre con un tarallino. Il primo tarallino tira il secondo tarallino, al quinto pensi che potresti realizzare quella ricetta che era da tanto che ce l’avevo in mente, ma mi manca la ricotta e non posso andarla a comprare perché sono in isolamento. Il dottore non ha ancora visualizzato il messaggio su uozzap. Torno a leggere Auerbach.
Domanda delle 12.30: chi fa attività sportiva deve portare la mascherina, se corre no. A quanto deve andare uno per poter dire che corre e non fa solo attività sportiva?
Riflessione delle 15: Auerbach, un secolo fa, aveva già capito che Guinizzelli non si deve studiare (nel frattempo ha cominciato a tuonare).
Ore 18.30: mi riferiscono che fuori faccia molto freddo. Per ora i congiuntivi sono salvi.
13 ottobre
Genzano, ore 14. È arrivato il verdetto: sono negativo.
15 ottobre
Ho fatto una lezione a distanza alla mia quinta isolata. Nell’aula vuota ho spiegato alcuni versi del terzo canto del Paradiso. Ho cercato di allungare il brodo soffermandomi su ogni parola, facendo un’ampia digressione sull’attendibilità della storia di Costanza d’Altavilla. A un certo punto ho visto che mancavano ancora venti minuti alla fine dell’ora. Le domande tutte sparate all’inizio del collegamento. Allora ho portato la classe a fare un giro della scuola, quando sono sceso al piano terra ho zoomato sul corridoio deserto. Ammappa prof, ha detto Chiara, è spettrale.
18 ottobre
Ho scritto una lettera a Lina Azzo. Comincia dicendo che se chiude la scuola sarà la fine della scuola. Che se sarò costretto a fare lezione dietro una telecamera invece che cuore e anima, ci metterò solo il dito per fare clic, clic, clic, clic, clic. Questa volta farò anche compiti con i moduli Google, e interrogazioni con la/lo studente incollata/o al quadratino. E a ognuno darò una valutazione equanime: clic, clic, clic, clic, clic.
Prime time: il presidente mascherato è apparso in televisione e ha detto che la scuola resta in presenza.
21 ottobre
Quando chiederò a una/uno studente di inquadrare il quaderno dal posto con il cellulare per poterlo proiettare alla lavagna per favore chiamate i carabinieri.
25 ottobre
Ho capito dove vogliono arrivare. Mettiamo una classe di 28 alunni. Il 25 per cento in presenza corrisponde a 7 alunni che assistono alla lezione in presenza mentre gli altri 21 assistono a distanza (se e nella misura in cui la connessione lo permette). Però la scuola rimane aperta, Lina Azzo può continuare a rivendicare la sua linea a costo zero, i mezzi pubblici si alleggeriscono eccetera. E poi ci sono i banchi monoposto con le rotelle. Una classe di 7 alunni non è più una classe, è una somma di 7 individui dentro uno spazio fisico.
Il passaggio successivo (forse non tanto vicino se c’è la necessità di mantenere in piedi questa costruzione basata sul falso ideologico) è il 100 per cento a distanza. Ma il passo successivo al 100 per cento a distanza è il 125 per cento (tutta la tua classe più altri 7 alunni di una classe a cui manca il docente della tua materia). E così via.
Last but not least: nel decreto, sulla didattica a distanza c’è una pagina a mezzo. Se leggete bene, a un certo punto c’è scritto: noi comunque ce ne laviamo le mani.
26 ottobre
La propaganda da quattro soldi di Lina Azzo ricorda il comico (si fa per dire) Ceccherini che quando lo criticarono perché faceva ridere poco disse mi pagano poco faccio ridere poco.
28 ottobre
Collegio docenti dopo il decreto che prescrive il 75 per cento a distanza della didattica. Un passo prima della chiusura della scuola. Il collegio, come molti dei precedenti, si svolge su una piattaforma online. Il preside dice che si può votare il modulo per approvare il verbale della seduta precedente, ha messo il link sulla chat. Chi non riesce a votare con il modulo può dichiarare a voce il proprio voto. Un collega sconosciuto interviene per dire che lui è a favore del 100 per cento di didattica a distanza. Questo è il clima. Cuore e anima, uno brucerà.
31 ottobre
Ho sentito dire che i docenti, non tutti, ovvio, vogliono continuare a lavorare a scuola perché a casa si annoiano. Non è esatto: io mi annoio a casa a fare didattica a distanza. Vorrei poter leggere, scrivere, cucinare, imparare un’arte, risolvere enigmi, spararmi le serie che non sono ancora riuscito a vedere.
1 novembre
Silvia Ballestra ha scritto: «Francia e Germania chiudono praticamente tutto tranne le scuole. Da noi il contrario». Per oggi non intendo aggiungere altro.
3 novembre
Sai come andrà a finire, Giuseppe? A settembre ci butteranno allo sbaraglio nelle aule e al primo contagio chiuderanno le scuole: l’alibi perfetto per andare avanti un altro anno solo con la DaD.
Giuseppe Caliceti, La scuola senza andare a scuola
4 novembre
Chiara Saraceno come Benedetto Croce, unica voce fuori dal coro permessa ai tempi del fascismo. In un’intervista a Repubblica dice: «I nostri figli e nipoti hanno già pagato un prezzo fin troppo alto per questa pandemia. Nella primavera scorsa sono stati chiusi in casa, hanno fatto lezione a distanza, hanno rinunciato alla socialità per proteggere gli anziani. Adesso basta».