Il tempo è prezioso

Scrive il pedagogista democratico: «L’insegnante che valuta pretende che studentesse e studenti impieghino del tempo per prepararsi». A parte l’ovvio, è chiaro che si studia solo per il voto e non per accrescere le proprie conoscenze, e la concessione ruffiana (vale sia per l’insegnante che per gli istituti di ricerca), quel «pretende» mi intriga come una lisca di pesce conficcata in una gengiva: l’insegnante pretende di valutare, è pretenzioso, forse anche presuntuoso, e rimane impassibile di fronte al tempo che lo studente perde per studiare… «Perché il tempo è prezioso per tutte e tutti».

Anatema

I fatti: alcuni studenti di un liceo di Firenze vengono aggrediti da militanti fascisti. Una dirigente denuncia l’aggressione come squadrismo fascista e richiama la Costituzione. Il ministro minaccia sanzioni verso la dirigente perché è fuoriuscita dal suo ruolo. Alcune scuole, dirigenti, docenti, prima pochi, poi moltissimi, esprimono la loro solidarietà agli studenti (picchiati) e alla dirigente (minacciata di sanzioni).

Interpretazione: il ministro ha fatto una giusta annotazione sui limiti che un pubblico ufficiale dovrebbe tenere presenti (obbedire, eseguire gli ordini, tenere la scuola in ordine). Non solo: il surreale antifascismo (cit.) ci fa capire qual è il clima che si respira in una certa aria politica, va da sé, favorevole alle foibe. E inoltre: la preside è stata candidata al Pd (eh eh) e ha criticato l’Invalsi (anatema).

Bipensiero

A me questa storia della libertà di valutare mi ricorda il bipensiero, e non solo perché qualcuno, che da come parla mi sembra provvisto della verità. mi concede generosamente una libertà che non sapevo di avere. E che un giorno avrei dovuto rivendicare. È proprio questo il punto. Non si tratta di essere liberi, di fatto lo si è, per ora, ma di sentirsi liberi. Da una parte c’è la via giusta, segnata dalle autorità padagogistiche di ogni tempo, i Diui prima di tutto (quando hai Diui dalla tua parte sei a cavallo), e prima di loro Russò, e dopo anche Visalberghi e Vertecchi (Vertecchi no), forse Illich, certamente Rodari. Dall’altra c’è l’atttacamento alle tradizioni, Giovanni Gentile, il vanverismo pedagogico.

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Terra di nessuno

Voglio una scuola senza voti, senza discipline, senza compiti in classe e a casa, senza aule, senza orari e senza campanelle, senza registri, senza riunioni, senza scartoffie, senza progetti, senza uscite didattiche.

Una scuola aperta, di spazi aperti, all’aperto, sempre aperta, a km 0, inclusiva, plurale, democratica, solidale, popolare, rassicurante, libera, liberata, libertaria, liberatoria, divertente, ammiccante, sincera, amica, amichevole, curiosa, appassionante, proiettata verso il futuro, complice, fraterna, un scuola sorella, una scuola con un cuore grande.

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Sindrome Valditara

Ho ripescato un articolo scritto nel febbraio 2005 e pubblicato come «corsivo della redazione» su questo blog. Il casus belli la proposta dell’allora responsabile scuola di AN di assumere i precari, ma bloccando per alcuni anni (non specificava quanti anni) il diritto alla ricostruzione di carriera. Da notare che un anno dopo il centrosinistra vinse le elezioni e il ministro dell’istruzione, Giuseppe Fioroni, predispose un piano per assumere circa 150 mila precari in tre anni, senza condizioni. Il dato sconvolgente però è un altro, ed è utile per leggere la storia di questi ultimi 15 anni, e riguarda il numero di docenti pronti ad abboccare alla boutade di Valditara

Secondo i risultati di un sondaggio di «Orizzonte» Scuola quasi l’80% dei precari sarebbe disposto ad accettare il ruolo «anche a stipendio ridotto». Tra l’altro, il quesito è mal posto e perciò fuorviante. Continua a leggere “Sindrome Valditara”

Preside

Vi ricordate Lina Azzo, quella che quando era deputata ha passato il concorso da preside, che poi ha fatto la ministra, che appena è iniziata la pandemia ha mandato tutti in dad e dopo ha detto che in quel periodo piangeva tutti i giorni pensando a quei poveri studenti costretti a seguire le lezioni a distanza, che nel frattempo si è fatta consigliare dal signor Bianchi, che sarebbe diventato il futuro ministro, a comprare un banco monoposto per ogni studente per rispettare il distanziamento, che dopo i banchi monoposto sono stati ammucchiati tutti nei cortili delle scuole e non sono nemmeno buoni a accendere il fuoco perché sono sintetici, che comunque alla fine è scesa dal carro di Conte per avere il terzo mandato? Ecco, ora andrà a fare la preside.

Ribollita

Il programma di FdI non è rivolto agli insegnanti che ti votano solo se erano già fascisti e quindi non hanno interesse ad aumenti di stipendio. Si rivolge piuttosto ai benpensanti, a chi vede nella scuola pubblica la roccaforte della sinistra. Per questo propone di abolire la Buona Scuola renziana e l’alternanza scuola lavoro (è vero, ha cambiato nome), probabilmente per sostituirle con qualcosa di peggio, ma con la propria marca sopra. Il resto è una ribollita catto-fascio-efficientista.

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Dépliant

Ho letto il programma del Pd per la scuola, è un bel dépliant (graficamente parlando) ispirato a Babbo Natale (in anticipo: d’altra parte i cattivi hanno fatto cadere il governo dove c’era Patrizio Bianchi che stava lavorando così bene): nel pacco ci sono: 10 miliardi, aumento degli stipendi (per tutti), mense, trasporti e libri di testo gratis per le/gli studenti, corsi stem per le fanciulle, qualche giocattolo elettronico che ancora non possediamo.

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Programma

Poiché il Pd ha deciso molto improvvidamente ma compulsivamente di mettere la scuola nella propria agenda elettorale (non costa niente e si fa sempre bella figura) ma non ha fortunatamente specificato cosa intende fare mi permetto di suggerire alcuni semplici punti, anche perché si eviti di perdere l’eredità del lavoro già intrapreso dal ministro Patrizio Bianchi:
1) banchi monoposto a rotelle. Con motore elettrico. Ecologico

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Marketing

Il ministro Bianchi dice che alla scuola manca un pochino di marketing. Ora, a parte l’espressione becera, non si può fare a meno di notare che si tratta dell’ultimo segmento del programma di aziendalizzazione della scuola pubblica. Il confezionamento. Quando lui dice che le/gli studenti non si ritrovano in una classe più piccola, implicitamente indica la strada, nascondendo una realtà imbarazzante, le classi pollaio, dietro l’immagine della scuola affettuosa, dove campeggiano la compagnia, la protezione (non per nulla ha parlato di bambini) e il calore. Già, perché, viene da sé, se le classi si riducono, sarà necessario alzare la temperatura dei termosifoni. E questo inciderà sui cambiamenti climatici. Voi siete per caso a favore del riscaldamento globale?