[testo tratto da: Albert Camus, Riflessioni sulla pena di morte, 1957]
Quando i nostri giuristi ufficiali parlano di far morire senza far soffrire, non sanno quel che dicono, e soprattutto mancano d’immaginazione. La paura devastatrice, degradante che s’impone al condannato per mesi o per anni, è una pena più atroce della morte, e che non è stata imposta alla vittima. Persino nel terrore della violenza mortale che le viene fatta, nella maggior parte dei casi la vittima precipita nella morte senza rendersi conto di quel che accade. Il tempo dell’orrore le viene conteggiato con la vita, e probabilmente non perde mai la speranza di sfuggire alla follia che si abbatte su di lei. Invece al condannato a morte l’orrore viene inflitto al dettaglio […]. Il condannato sa con un grande anticipo che verrà ucciso, e che soltanto la grazia, simile per lui ai decreti divini, potrà salvarlo. Continua a leggere “Pena di morte”