[la Repubblica@scuola, 14 aprile 2020]
Chissà come si divertivano. Titola così un racconto di Isaac Asimov ambientato nel 2157. L’autore immagina un dialogo fra l’undicenne, Margie, e suo fratello Tommy, tredicenne, a casa, mentre aspettano di iniziare le lezioni. Il ragazzo sta sfogliando un libro cartaceo che desta la curiosità della sorella per il fatto di avere parole statiche, così diverso dal loro telelibro che invece contiene migliaia di testi. Tommy è venuto anche a sapere che il loro bisnonno non aveva un robot-maestro a casa, ma che a quell’epoca tutti i ragazzi si radunavano in un posto chiamato scuola. Un posto scomodo che si perdeva tempo per raggiungere e per giunta abitato da imperfetti insegnanti umani che ne sapevano molto meno degli attuali maestri meccanici. La sorellina, nella chiosa del racconto, mentre in sala è alle prese con il robot di matematica è sorpresa da un pensiero: “L’insegnante meccanico faceva lampeggiare sullo schermo: – Quando addizioniamo le frazioni 1/2 + 1/4… Margie stava pensando ai bambini di quei tempi, e a come dovevano amare la scuola. Chissà, stava pensando, come si divertivano!”. Continua a leggere “LUIGI BALLERINI Il «fattore umano» della scuola”