Il possibile l’abbiamo fatto, l’impossibile lo stiamo facendo, per la didattica a distanza ci stiamo attrezzando

Diario DaDa, 9 marzo-8 aprile 2020

Giro per casa, vedo dei tutorial, corro sul posto, mi informo, faccio delle cose, zummo con la classe, leggo le mail, cucino, vado a buttare la spazzatura

9 marzo
Google Chrome: non risponde.
Aule virtuali su Spaggiari: non pervenute.
Hub Scuola: Siete in tantissimi! È possibile che in questi giorni riscontriate qualche rallentamento: stiamo facendo del nostro meglio per garantirvi un sistema efficiente.
My Pearson Place: in attesa di risposta

Siccome non sapevo cosa fare ho scritto a Rossella della quarta azzurra (nomi di fantasia): a mezzogiorno comincia il compito di italiano virtuale. Risposta: come possiamo farlo?

Per tutti: mi faccio sentire nel pomeriggio.

10 marzo
Spaggiari va e viene.
L’animatore digitale consiglia di scaricare un programmino per fare meeting con gli studenti (e altri prof?). Qualcuno dice che è fico fa vedere quello che hai nel pc.
Il download è riuscito perfettamente. Poi però il meeting non parte, rimango in attesa leggendo due o tre lettere di Hans Scholl (quello della Rosa Bianca).

Risultato: ho il computer fuori uso. Dopo averlo riavviato due volte riesco a scrivere queste annotazioni.

Ci aggiorniamo. Per fortuna ho scritto sul registro alcuni compiti da fare

11 marzo
Preso atto che i mezzi tecnici forniti dai padroni del vapore funzionano e che è possibile trasmettere qualsiasi superficie la mia prima lezione a distanza verte sul testo argomentativo e inizia con un invito a considerare l’importanza di costruire una scaletta.

scaletta

12 marzo
Intermezzo.
Un decreto del governo stabilisce la chiusura di tutte le attività non essenziali. I libri, ovviamente, non sono essenziali. Si potranno acquistare on line, nel formato che ognuno preferisce. Non è questo il punto. La fine è nota. Quando il computer ha iniziato a giocare a scacchi con l’uomo si è afferrata la totale inadeguatezza dell’uomo a competere con la macchina.

Intermezzo#2
Se uno vuole comprare un piccolo animale domestico o iniziare a fumare con il decreto può. Anche comprare legna e dare fuoco alle inutili scartoffie che ci sono nei cassetti. Il passo successivo sono i distributori automatici, la tessera per i viveri e il riconoscimento facciale.

13 marzo
Qualcuno può venire sulla piattaforma per una prova?
Non posso, prof, mia madre sta passando l’aspirapolvere.

16 marzo
Il Miur ci ha scritto una lunga lettera in cui ribadisce che la didattica a distanza, in questo complesso momento storico, è un’opportunità che ci può rendere capaci di affrontare le sfide della modernità. La lettera, scritta dalla capa (una specie di commissario straordinario) della task force per la didattica a distanza, inizia con carissimi, e va subito al sodo: bisogna incentivare la didattica a distanza per tutelare il diritto costituzionale allo studio (è bello che in un momento di difficoltà come questo si ricordi che il diritto allo studio è un diritto costituzionale). Seguono due pagine di indicazioni su come procedere. Richiama il rispetto delle autonomie scolastiche e del Contratto (scaduto) ma loda gli insegnanti per il sacrificio e per l’umiltà, la comunità educante, nell’ottica di una scuola che non deve abbandonare nessuno (tranne chi ha problemi di connettività). E dulcis in fundo:

Giova allora rammentare sempre che uno degli aspetti più importanti in questa delicata fase d’emergenza è mantenere la socializzazione. Potrebbe sembrare un paradosso, ma le richieste che le famiglie rivolgono alle scuole vanno oltre ai compiti e alle lezioni a distanza, cercano un rapporto più intenso e ravvicinato, seppur nella virtualità dettata dal momento, di poter incrociare anche gli sguardi rassicuranti di ognuno di voi, per poter confidare paure e preoccupazioni senza vergognarsi di chiedere aiuto.

17 marzo
Oggi a scuola [digitale] ho imparato 110110101001011101001 cose.

Per esempio la didattica digitale facilita il multitasking. Se collochi la postazione in cucina e ti procuri un paio di cuffie collegate con il bluetooth puoi portare avanti il confronto con la classe e cucinare un arrosto.

18 marzo
Il Miur ci ha mandato un’altra lettera. Anche questa inizia con carissimi. Emergenza è la prima parola dell’oggetto, che contiene anche Coronavirus e attività didattiche a distanza. È firmata dal capo dipartimento Marco Bruschi, che spero non sia parente di Max Bruschi, consigliere di Maria Stella Gelmini (1). Si tratta, questa volta, di un testo di 8 pagine. La prima cosa che ho pensato leggendola è stata: l’anno scolastico è andato.
Pagine 1 e 2. Convenevoli. Diritto allo studio, comunità educante, mantenere viva la comunità di classe, «ma soprattutto la capacità di riorganizzarsi di fronte a una situazione imprevista, senza precedenti nella storia repubblicana».
Da pagina 3 il Miur ci spiega cos’è la didattica a distanza. Definizioni: la didattica a distanza presuppone l’interazione tra studenti e prof. Anche se «nulla può sostituire appieno ciò che avviene, in presenza, in una classe», qua si tratta di trovare il modo di fare a scuola ma non a scuola. Rimbocchiamoci le maniche. Lo state già facendo, ottimo.

Il collegamento diretto o indiretto, immediato o differito, attraverso videoconferenze, videolezioni, chat di gruppo; la trasmissione ragionata di materiali didattici, attraverso il caricamento degli stessi su piattaforme digitali e l’impiego dei registri di classe in tutte le loro funzioni di comunicazione e di supporto alla didattica, con successiva rielaborazione e discussione operata direttamente o indirettamente con il docente, l’interazione su sistemi e app interattive educative propriamente digitali: tutto ciò è didattica a distanza.

Due pagine di chiacchiere su alunni con disabilità e bes. Giusto e doveroso, ma nemmeno una riga su alunni con problemi di connettività.
Pagina 7. Paragrafo sulla valutazione delle attività didattiche a distanza. Il passaggio più significativo del quale suona più o meno: il docente ha il dovere di valutare lo studente, il quale ha il diritto di essere valutato. Come? Cosa? Il discorso del Miur, fino a qui ridondante, diventa lapidario: «Le forme, le metodologie e gli strumenti per procedere alla valutazione in itinere degli apprendimenti, propedeutica alla valutazione finale, rientrano nella competenza di ciascun insegnante»: insomma, ci servirà tutta la vostra fantasia (e il vostro entusiasmo), armiamoci e partite.

Certo che la valutazione a distanza è possibile. Vent’anni di riforme della scuola ci insegnano che la scuola è un laboratorio del possibile. D’altronde, «La rivoluzione tecnologica sta generando opportunità impensabili fino a qualche anno fa». Sperimentiamo: domande botta e risposta, compiti a sorpresa, bollini di autenticità. Ci appelliamo al senso di responsabilità di ognuno e al nostro (sempre verde) buon senso didattico (parole di Bruschi), assicurando la necessaria flessibilità (idem). Facciamo finta in nome di un principio superiore: la validità dell’anno scolastico. A quel punto va bene anche un’interrogazione con il libro davanti. Basta che non si veda.

Nota a margine. Fin qui abbiamo ragionato su una circolare, che cerca di dettare un modus operandi in modo piuttosto incoerente, e piuttosto discutibile. Tra poco ragioneremo su una legge ad hoc e a quel punto dovremo interrogare e correggere compiti, per finta, «perché lo dice la legge». Fine dei discorsi. Dopo la circolare, d’altra parte, è arrivato puntuale l’annuncio di un probabile prolungamento della chiusura delle scuole

(1) non è parente: è LUI. Max Bruschi è il nuovo capo dipartimento del MIUR (ossia il numero 2, perché i capi dipartimento, figure anfibie tra politica e amministrazione, hanno assorbito gran parte del potere che era dei sottosegretari). Marco è il nome ufficiale, Max il nickname (Teodosio Orlando)

20 marzo
Il 3 aprile non si torna a scuola. Si fanno tre ipotesi per la riapertura delle scuole: il 19 aprile, il 2 maggio e «al Miur si stanno preparando anche al caso estremo che l’anno scolastico debba terminare senza che gli studenti tornino in classe». (Corriere). Ma «anche se si tornasse in classe a settembre l’anno sarà salvo» (la Repubblica). Come? Le lezioni a distanza diventano lezioni tradizionali, «i professori devono andare avanti col programma e valutare gli studenti per quello che fanno in questo periodo». E Azzolina ha in mente una versione leggera (light) dell’Esame di Stato (ma non un esame semplificato, perché gli studenti vogliono un esame serio). La circolare di Bruschi era un ballon d’essai, tra poco esce la circolare operativa.

Se sarò costretto a fare la valutazione a distanza, darò a ognuno un test a risposta multipla da compilare entro un certo tempo, davanti alla webcam. Se qualcuno non potrà inviarmi le risposte lo compilerò al posto suo infilandoci alcuni errori tipici. Se dovessero prendere tutti 10 vorrà dire che gli obiettivi sono stati pienamente raggiunti.

Si intende che a loro dirò che non devono copiare.

21 marzo
Ordinaria amministrazione. Lezione in seconda rossa (nome di fantasia), italiano, ore 9. Presenti 18 su 20 (i due assenti, da quando è stata chiusa la scuola, non li ho visti né sentiti, ma una mi ha mandato un compito in fotografia). Durata: 40 minuti. Metà del tempo se ne va in prova, mi vedete, mi sentite, ci sei, prova, non vi vedo più, il testo si legge, vedo tutto nero. Metà dei convenuti è senza audio (Cristian ha scritto in chat che sente, però non gli funziona il microfono). Un terzo è senza video (per via dell’orario, immagino). Ho assegnato un compito, alcuni innocui quesiti sulle tecniche argomentative. Tra cui un quesito subdolo sull’oggettività: quali sono i limiti dell’oggettività. La prima studentessa legge la risposta. Dice che l’oggettività non è tutto, in un testo bisogna metterci un po’ di soggettività. Non è pertinente, ma mi piace. La seconda studentessa dice che è d’accordo. Un altro dice: anche io ho scritto che un testo non può essere solo dati e tabelle, ma anche come uno è (o qualcosa del genere). Dico: ma avete fatto i compiti insieme?

22 marzo
La mia giornata è lo specchio delle finestre aperte su questo computer. In una finestra c’è uno schema sulla poetica di Pirandello (da finire), le domande che farò su un capitolo di storia, abbozzi di testi argomentativi (da correggere), il libro di italiano della quarta aperto alla pagina della gatta Cenerentola, la nota ministeriale sulla didattica a distanza (sempre lì si va a cadere). Poi c’è il registro elettronico con lo schema delle aule virtuali. La pagina di Repubblica sulla scuola (oggi nessun bollettino di guerra), una tabella di combinazioni possibili per uno schema di sudoku. Tre social, due piattaforme per le videochiamate. You tube sulla sinfonia n. 9 di Dvorak. E, sì, anche questa pagina di diario, che si intitola “La mia giornata è lo specchio delle finestre aperte su questo computer”. In una finestra c’è un social dove ho appena caricato una mia foto con le cuffie per testimoniare questo tempo di ipermegaconnessione. Il titolo è “È intelligente ma non si app”. È una specie di presentimento.

Questa pagina del diario risponde all’invito della collega Francesca Pinna, rivolto in realtà ai nostri studenti, di fermarsi un attimo a descrivere come fluisce (non fluisce) una giornata ai tempi della quarantena. Forse bastava scrivere che oggi è uguale a ieri, ma che oggi siccome è domenica non andrò a mettermi in fila per fare la spesa ed è già tanto.

Il 4 marzo eravamo tutti in classe, anche se l’occhio andava continuamente alle news. La mattina del 7 sono andato con alcuni amici a fare colazione in una pasticceria affollata del Pigneto. Nessuno portava la mascherina. Si cominciava a parlarsi a una certa distanza, ci siamo infervorati a parlare della non didattica a distanza. L’11 marzo sono entrato a scuola per prendere dei libri e ho scritto degli schemi su una lavagna dentro una classe vuota. Tutta la scuola era vuota, e considerando quanto è grande la nostra scuola era surreale. Da quel momento ci siamo chiusi tutti in casa e ogni giornata ha cominciato ad assomigliare a un’altra. Chi avrebbe potuto immaginare che si sarebbe ricordato un martedì solo perché è il giorno in cui siamo andati alla campana di vetro?

In un’altra finestra c’è un social dove si è appena consumata una discussione sulla didattica a distanza. Ci sono quattro persone in questa discussione, due mi hanno bloccato. Ho scritto ai due che ancora mi possono leggere: beati voi che avete tutte queste certezze. Il casus belli è stato quando un tizio ha scritto che bisogna valutare la partecipazione. E se uno, dopo che lo abbiamo anche provvisto di giga, non partecipa? Non ha scuse, è svogliato.

Forse hanno ragione loro, bisogna dare l’impressione che sia tutto normale, si fa scuola sulle piattaforme e non sui banchi di scuola ma è lo stesso. Lo dice anche la nota del ministero: progettazione delle attività, rimodulazione degli obiettivi e valutazioni costanti.  Ma qualcuno potrebbe leggere le risposte sul libro: lo si interroghi bendato. E come si fa a valutare una versione dal latino? La tecnologia risolverà tutto. Quel povero cristo di giornalista mentre aspettava che Conte iniziasse il discorso, siccome non sapeva che dire, ha buttato lì: speriamo che dopo questa emergenza le scuole ne escano più moderne. E speriamo che riaprono i parrucchieri, dico.

Ma forse la didattica a distanza serve a questo: a mantenere in vita una parvenza di scuola, a riempire un tempo che rischia di essere un vuoto spinto, a non pensare, non solo a rispettare le scadenze, le circolari, “le coincidenze, le prenotazioni, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede”, diceva Montale, in una poesia che comincia con “Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale”. Ogni gradino è una giornata, e ogni giornata è diversa. Non so se riuscirò a leggere questa poesia in classe prima della fine dell’anno, e come.

23 marzo
Orizzonte scuola propone due scenari per l’Esame di Stato.

Scenario 1: si torna a scuola il 4 maggio. Commissione tutta interna, prima prova uguale per tutt#, seconda prova ogni scuola si fa la sua. Colloquio: lo studente relaziona sulle sue esperienze di didattica a distanza.

Scenario 2 (o scenario finale): non si torna a scuola. Niente commissione. Esami online (tutti promossi ndr).

È il periodo DADA della scuola (Didattica A Distanza Aliena).

24 marzo
Mi si nota di più se alla riunione del consiglio di classe vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente. Vengo. Vengo e mi metto così con le palme sullo sfondo, di profilo, in controluce, voi mi fate Valerio accendi il microfono dài. Ah no se si balla non vengo. Allora non vengo.

25 marzo
La ministra Azzolina (Lina Azzo) fa una mezza marcia indietro: chiede ai docenti di mettere da parte i propri diritti e donare le proprie competenze e il proprio lavoro agli alunni. Ora, la ministra Azzolina dimentica non solo che i docenti sono molto più avanti dei ministri e meglio dei ministri (e di capi dipartimento riciclati) sanno cosa fare con i propri studenti, anche nella più assoluta assenza di indicazioni. Ma che quelli che, pudicamente, chiama diritti sono regolati dalle norme del contratto (scaduto), ma anche dal testo unico, dalle riforme della scuola degli ultimi 20 anni. E perché no, dalla carta su cui ha giurato.

26 marzo
Come mi sono convertito alla DAD (l’argomento della videolezione era: come il monachesimo benedettino ha contribuito al salvataggio della cultura occidentale)

megatron

nota a margine del discorso della ministra in Senato delle ore 15.30.
A me Lina Azzo piace, a parte qualche inevitabile strafalcione (il rispetto dell’autonomia scolastica garantita dalla Costituzione) perché riesce a mantenersi, in una situazione così drammatica e imprevedibile, su un tono di ammiccante banalità, tanto che sembra volerci convincere che lei è l’imitazione di una ministra. Ed è confortante che abbia parlato per un’ora senza dire nulla.

27 marzo
Lina Azzo ci ha scritto una lettera su carta intestata del ministero. Comincia con «carissimi, in questi giorni difficili» e finisce con una citazione di Henry Brook Adams: «La terra è piatta».

28 marzo
In attesa di capire se dovremo valutare la condotta (a distanza) ho messo una nota disciplinare: la classe, nella stanza di italiano, lancia pallini digitali contro l’insegnante.

30 marzo
C’è un piano per riaprire tutto (tutto) già da aprile (che è tra due giorni), ma per gradi. Mi permetto di dare un suggerimento per la scuola. Si divide una classe in 6 gruppi. 30 alunni, 6 gruppi di 5. Un gruppo va lunedì, uno martedì ecc. Si dispongono ai 4 lati dell’aula e uno al centro. La prima settimana spiego, la seconda settimana interrogo, la terza recupero, ogni tanto un compito in classe. Una dose, minima, di stare insieme, di contatto con gli amici. La possibilità, almeno una volta a settimana, di risentire il suono della campanella («Quel suono a volte fastidioso ma sempre emozionante»). Peggio della DaD non potrà essere.

Lorenzo, perché porti il cappuccio?
Perché, ehm, mi madre me voleva taglia’ i capelli, ma…

31 marzo
Per quanto riguarda l’impegno e la partecipazione come valutate le/gli alunne/i che fanno lezione in pigiama? E se una/uno studente sbadiglia in streaming?

Oggi a lezione non si è presentato nessuno. C’è stato un disguido. Non ho potuto fare a meno di vedermi dentro un’aula vuota ad aspettare gli studenti. E dieci minuti dopo che era suonata la campanella telefonavo a uno studente e mi rispondeva: ci scusi, prof, non ci ricordavamo che oggi c’era italiano.

2 aprile
Lo sciacquone per sottolineare gli strafalcioni delle/degli studenti (o per coprire un’eventuale lacuna dell/del prof). Per esprimere un giudizio positivo un colpo con il cucchiaino alla brocca dell’acqua. Per richiamare l’attenzione suonare il campanello di casa. Devo registrare la signora che lava le scale quando dice uno dei suoi «e namo». Potrebbe venire utile per avvertire la classe che inizia la lezione. O è finita la ricreazione.

Proposte per salvare l’anno scolastico (aggiornamento del 2 aprile).
La DaD non funziona. Chiudere le scuole e congelare le valutazioni del primo quadrimestre. Ma con una precisazione: «Che si dia chiara indicazione circa l’impossibilità di respingere gli studenti e di assegnare debiti a settembre, a causa della evidente lesione del loro diritto allo studio». (Usb)
Rimandare tutti a settembre. Due mesi di recupero. Chi non ce la fa ripete l’anno. Gli studenti dell’ultimo anno che vogliono il 100 devono sottoporsi ai test Invalsi. Una specie di Rischiatutto (Paolo Sestito, Banca d’Italia, autore del «Capitale umano», ex direttore dell’Invalsi).
Tutti promossi (Roberto Vecchioni).
Tutti in classe, distanziati di un metro (Renzi).

Il piano del Miur, secondo le indiscrezioni che filtrano dai giornali: chi aveva voti alti al primo quadrimestre a cavallo. Chi aveva un’insufficienza debbito politico. A settembre e ottobre recupero in itinere. Le valutazioni a distanza valgono solo se positive.

Per quanto riguarda l’esame di stato tutti ammessi, ma nel caso non si torni a scuola entro il 17 maggio (non si torna), il domandone come unica prova dell’esame di stato. Lo trasmetterà Raiscuola?

Dunque, l’orale dell’esame sarà un «largo colloquio», un colloquio extralarge (XL). Nel senso che si svolgerà nel cortile, en plein air. Il candidato e la commissione, schierati secondo lo schema delle basi del baseball, saranno dotati di megafono. Il pitcher-teacher effettuerà il lancio della pallina contenente la domanda. Il colloquio si svolgerà a porte chiuse. Sarà ammesso assistere all’esame esclusivamente in streaming.

Colloquio è una parola grossa. Parlerei piuttosto di conversazione. Specialmente se l’esame sarà on line: come stai, hai studiato, un po’ qua e là, cosa farai dopo, mi piacerebbe iscrivermi a economia e commercio, ci mancherai, anche voi proffs, torna a trovarci, non mancherò.

3 aprile
Tutti promossi per decreto. Non era meglio se glielo dicevamo un po’ più in là?

6 aprile
Azz, siamo al 6 aprile!?

7 aprile
La DaDa diventa obbligatoria. Finora abbiamo giocato, eh

Dice Lina Azzo (cito dalla home page del Miur): «La didattica a distanza ci ha aiutato a salvare l’anno scolastico. Non sostituisce e non potrà mai sostituire del tutto, ovviamente, la didattica in presenza». Esercizio di retorica: OVVIAMENTE, la dad, non potrà, MAI, sostituire la didattica in presenza, DEL TUTTO. Cambiando l’ordine delle parole il senso non cambia, ma risulta più chiaro.
Quanto mi mancano i bignè alla banana del Pescatore.

8 aprile
Alle 11 dovevo fare lezione con la seconda blu. La rappresentante di classe dice che sono in palestra. Ne prendo atto e vado a fare una frittata.

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