[da Centuria. Cento piccoli racconti fiume, 1979]
Un’ombra corre veloce tra i reticolati, le trincee, i profili notturni delle armi; il portaordini ha fretta, lo guida una furia felice, una impazienza senza tregua. Ha in mano un plico, e deve consegnarlo all’ufficiale che comanda quel ridotto, luogo di molti morti, di molti fragori e lamenti e imprecazioni. Passa il portaordini agile tra i grandi meati della lunga guerra. Ecco, ha raggiunto il comandante: un uomo taciturno, attento ai rumori notturni, ai frastuoni lontani, ai rapidi fuochi inafferrabili. Il portaordini saluta, il comandante — un uomo non più giovane, il volto rugoso — scioglie il plico, lo apre, legge. Lo sguardo rilegge, attento. “Che vuol dire?” stranamente chiede al portaordini, poiché il messaggio è in chiaro, e chiare e comuni sono le parole con cui è stato scritto. Continua a leggere “GIORGIO MANGANELLI Trentanove”