Ordine (e disordine)

Il desiderio di ordine è il pretesto virtuoso con cui l’odio per gli uomini giustifica i propri misfatti.
Milan Kundera, La cerimonia degli addii

Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri… Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l’ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo.
Alexis de Tocqueville, Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore, da «De la démocratie en Amérique» (1840)

Il disordine è quello che l’umanità ha di più glorioso nella sua storia. È la rivolta del pensiero alla vigilia delle rivoluzioni; è il rovesciamento di ipotesi sancite dall’immobilismo dei secoli precedenti; è lo schiudersi di un flusso di idee nuove, di invenzioni audaci; è la soluzione dei problemi della scienza.
Il disordine è l’abolizione di schiavitù antiche, è l’insurrezione comune, l’abolizione della servitù feudale, tentativi di abolizione della servitù economica.
Il disordine è la rivolta contro i preti e i signori, dei contadini insorti che bruciano i castelli per fare posto alle capanne, che escono dalle tane per prendere posto al sole.

[…]

Il disordine è lo sbocciare delle più belle passioni e dei più grandi atti di abnegazione; è l’epoca del supremo amore verso l’umanità.
Pëtr A. Kropotkin

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