[post su facebook, 7 dicembre 2020]
In classe, qualsiasi cosa è preferibile alla cosa che si fa in classe. Non dico alla lezione, perché la lezione potrebbe essere pure un film, o una partita a Kahoot, cioè qualcosa che contiene in se stessa un certo tasso, anche piuttosto alto, di intrattenimento cosiddetto “puro”. Dico più che altro che per gli studenti vale questo principio secondo il quale SE LO STIAMO FACENDO IN CLASSE, ALLORA È PREFERIBILE FARE QUALCOS’ALTRO. Il principio vale fino al punto che l’attenzione viene richiamata anche da oggetti inanimati, non so una gomma a forma di superpigiamino, o addirittura da animali morti, il cadavere di un lombrico o una cimice in decomposizione, QUALSIASI COSA È MEGLIO DI CIÒ CHE SI FA IN CLASSE. Per esempio, bevono acqua da una bottiglia di plastica. Chiedono continuamente POSSO BERE? “Bere” è già un sollievo da quello che si sta facendo in classe.
Quanto ci si mette a “bere”, quanto può durare “bere”? Sì e no tre secondi, ma penso anche meno.Eppure, “bere”, quel paio di secondi, è già qualcosa, li aiuta, allevia loro dal tedio disumano di fare la cosa che fanno in classe. “Bere”, durata circa due virgola quattro secondi, non è una cosa che possono fare MENTRE SEGUONO O PARTECIPANO ALLA LEZIONE. No. Loro chiedono: posso bere?, che significa: posso smettere di ascoltare o partecipare per due virgola quattro secondi E BERE?Quei pochi secondi che impiegheranno per quel sorso sono UN NECESSARIO MOMENTO DI SOSPENSIONE DEL DOLORE.Allora uno chiederà: POSSO BERE? E se beve uno, TUTTI chiederanno POSSO BERE? E lo faranno alzando la mano.Nessuno di loro ha sete, ed è statisticamente impossibile che tutti abbiano sete nello stesso istante, per tacere poi il fatto che ciclisti e maratoneti bevono SENZA SMETTERE DI PEDALARE O DI CORRERE. In classe invece, affinché UNO SOLO di noi possa bere, ci si deve fermare TUTTI. Come se durante un rifornimento, il ciclista dicesse ALT! E si bloccasse il giro d’Italia. Che c’è? Perché ci siamo fermati nel bel mezzo della scalata al Mont Ventoux? PERCHÈ IO DEVO BERE! E bevi, no?, che cazzo vuoi?QUALSIASI COSA. – Professore POSSO ANDARE A PRENDERE LE CHIAVI DELLA CASSETTINA DELLA LIM?- Ma non dobbiamo usare la Lim- Posso andare lo stesso?QUALSIASI COSA.Se chiedete a vostro figlio di andare in cucina a prendervi un bicchiere d’acqua sicuramente vi manda affanculo.Invece a scuola, proprio nel momento in cui Lucia Mondella viene rapita dall’Innominato, o mentre Oskar Schindler salva ottomila ebrei, lui chiederà: POSSO ANDARE AL PIANO DI SOPRA A FARE LE FOTOCOPIE PER RIZZUTO?Tu allora interromperai la lettura o la visione e dirai: MA CHE FOTOCOPIE DEVE FARE RIZZUTO, SCUSA?Di educazione fisica, non ha il libroE NON LE PUÒ FARE QUANDO C’È EDUCAZIONE FISICA?E la risposta sarà una faccia che vuol dire: vabbe’… Io lo guardo e penso: è disperato, vuole uscire, se non esce muore. Di noia, di fatica, di compressione, di repressione di qualcosa che non riesco più a ricordare cos’è ma che devo avere provato anch’io alla sua età. Allora dico: qualcuno vuole accompagnarlo? Sono tanti fogli, qualcuno lo vuole aiutare? Rizzuto allora alza la mano e dice: ma le fotocopie sono le mie? E tu gli dici: sì. E Rizzuto allora dice: MINCHIA MA ALLORA CI ANDAVO IO, NON È GIUSTO! Sono momenti in cui mi tornano in mente tutte le cose che scrive D’Avenia, “In classe fate le cose che amate, parlategli delle cose che vi appassionano”, e penso: D’Avenia spara un sacco di minchiate. Perché a me quando parlo di Trasimaco, di Cefalo, di Polemarco MI BRILLANO GLI OCCHI. Ogni volta che uno alza la mano io penso: ecco, adesso mi fa una domanda bellissima, adesso mi chiede tutto appassionato se davvero il giusto è l’utile del più forte. E invece quello dice: PROF MA NEL FRATTEMPO POSSO DISTRIBUIRE LE MASCHERINE? Qualsiasi cosa, penso io, qualsiasi cosa. Allora dico: RIZZUTO, visto che non sei potuto andare a fare le fotocopie, DISTRIBUISCILE TU LE MASCHERINE. Rizzuto allora dice: OH, FINALMENTE, QUESTA SÌ CHE È GIUSTIZIA! Uno allora dice: TRASIMACO AVEVA RAGIONE, QUA SONO SEMPRE I PREPOTENTI CHE DECIDONO CHI PUÒ FARE LE COSE E CHI INVECE NON PUÒ FARE NIENTE. Allora, mentre loro dibattono, io cerco la mail di D’Avenia sul sito del Corriere e gli scrivo: il prossimo libro lo devi intitolare “QUALSIASI COSA, PERFINO DISTRIBUIRE LE MASCHERINE”. E schiaccio invio. A quel punto entra la preside e dice: Prof, ma insomma cos’è che stava facendo? Possibile che preferisca addirittura scrivere a D’Avenia piuttosto che concentrarsi su quello che si sta facendo in classe?