Da «Guccini» (1983)
A Rimini la spiaggia com’è vuota, quasi inutile di marzo,
deserta dell’estate, in ogni simbolo imbecille e vacanziera
e noi, senza nemmeno un poco d’ironia, fra gusci e quarzo,
ad inventare insieme primavera.
Era piovuto piano e senza pause quasi fino a quel momento,
picchiando sopra ai pali della spiaggia il mare si spezzava in lembi;
nel ristorante vuoto il cameriere, assorto e lento,
cifrava il rebus dei cumulonembi.
Compiendo poi quel rito inevitabile e abusato,
corremmo coraggiosi e scalzi lungo la battigia:
di un verde di bottiglia era quel mare affaticato,
l’aria una stanza grigia…