Cappuccetto rosso a Tor Bella Monaca

I

Ho aperto un laboratorio di scrittura. Si intitola «Cappuccetto rosso a Tor Bella Monaca». Nasce da una storia che ho improvvisato all’inizio dell’anno con la mia prima azzurra, in presenza, dove spiegavo che esistono tante versioni di Cappuccetto rosso, non solo quelle canoniche di Perrault e dei fratelli Grimm. Perché non un Cappuccetto rosso a Tor Bella Monaca? E ho cominciato a raccontare di questa bimba con la felpa rossa e il cappuccio che esce di casa per andare a portare le focacce dalla nonna a via dell’Archeologia, si ferma dal tabaccaio e incontra un tizio che nel quartiere chiamano «il Lupo» (all’inizio l’abbordaggio avviene banalmente alla fermata dell’autobus) che se la vuole mangiare. Il resto della storia lo conoscete. Sabato mattina ho scritto la favola per intero con due finali alternativi e con un linguaggio piatto, con coso dice, coso risponde. Inizia così: «C’era una volta, tipo una settimana fa, alle Torri, una bella bimba, ma bellina davvero, che faceva uscire matta la mamma per non dire la nonna. Quella buona donna della mamma le aveva fatto una felpa con il coso rosso, il cappuccio, e per questo tutti la chiamavano cappuccetto rosso», ho tagliato la favola a metà e l’ho proposta alla classe. Ho chiesto di migliorarla e di inventare un finale. Ora vedo che nella mia casella di posta ci sono 14 messaggi in attesa, che si intitolano tutti Cappuccetto rosso e che non ho il coraggio di aprirli (scusate l’anacoluto, le/gli studenti si stanno abituando in modo graduale alla mia visione della lingua).

Continua a leggere “Cappuccetto rosso a Tor Bella Monaca”

Foibe

Tra il maggio e il giugno del 1945 migliaia di italiani abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra. Altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati. Secondo alcune fonti le vittime furono tra le quattromila e le seimila, per altre diecimila: ex fascisti, collaborazionisti e repubblichini, ma anche partigiani che non accettavano l’invasione jugoslava e cittadini qualunque.
Cosa sono le foibe, Internazionale

Chiunque abbia infoibato esseri umani ha commesso un crimine e ciò deve essere riconosciuto, le vittime hanno diritto alla giustizia e la loro sofferenza al compianto e alla memoria. Lo stesso si dica per la tragedia degli esuli istriani contro cui vennero praticati anche atti di crudeltà ideologica a priori. Stabilito questo, il compito che sarebbe spettato alle generazioni successive e anche alla nostra sarebbe quello di capire.
Moni Ovadia, Da Salvini equiparazioni perniciose, «il manifesto», 12 febbraio 2019

leggi anche:
Enzo Collotti, La storia dal nulla, «il manifesto», 14 febbraio 2004
Nicoletta Bourbaki, Cosa dimentichiamo nel Giorno del ricordo?, Internazionale, 10 febbraio 2017