Non amo la legge Zan, penso che andrebbe modificata, ma sono un uomo leale […]. Se però arriveremo al voto in Aula, il mio sostegno non mancherà.
Matteo Renzi
Renzi è un innovatore o no? Non lo è, perché innovare non è riciclare i progetti del centrodestra né copiare la deregulation reaganiana. Lo è, invece, per uno stile di governo che punta tutto sull’effimero e nulla sul permanente.
Salvatore Settis, Ronald Reagan sul Tevere, “l’Espresso”, 11 settembre 2014
Di Craxi ha l’arroganza e la presunzione, ma non il profilo da politico di lungo corso (l’uomo che aveva ridato orgoglio a un Psi umiliato dal compromesso storico) e l’aura dell’Internazionale socialista intorno, oltre che il partito nel pugno. Di Berlusconi ha lo stile da istrione e la ciarlataneria che piace a molti italiani, ma non il capitale. Dei precedenti leader non è neppure degno del confronto.
Marco Revelli, Dentro e contro
Renzi è un divergente. Se i suoi insegnanti lo avessero capito avrebbero potuto indirizzarlo meglio.
Stefano Lanfiuti Baldi
Le differenze tra Dante e Matteo Renzi, o qualsiasi altro parlante fiorentino colto del XXI secolo, sono del tutto marginali.
Luca Serianni, Prima lezione di storia della lingua italiana
Il fine ultimo del renzismo è il mantenimento in vita del renzismo.
Alessandro Robecchi
Matteo Renzi è, sotto molto punti di vista, un «populista». Di tipo nuovo, naturalmente. Post-novecentesco. Post-ideologico. Post-democratico. […] Un populista «ibrido», piuttosto. Un po’ di lotta e un po’ di governo. Rimescolando gli ingredienti degli altri precedenti populismi nostrani: un quarto di «telepopulismo» berlusconiano, nella scelta di parlare «direttamente ai cittadini, usando la televisione o altri media, moltiplicando in modo impressionante le promesse di risolvere tutti i problemi che i partiti e i politici non sono mai riusciti ad affrontare»; un altro quarto di populismo «anticasta» grillino, messo in campo con la retorica della «Rottamazione», concetto estremamente aggressivo (quasi come il «Vaffa… » 5 Stelle), sfoderato contro i propri avversari di partito, la «vecchia guardia» colpevole appunto di essere vecchia, tardigrada e «podagrosa» (avrebbe detto Marinetti) e contro le vecchie idee «di sinistra». [….] Oltre a molto «stil novo» fiorentino, messo al servizio di una politica pop portata al limite dell’elaborazione estetica.
Marco Revelli, Populismo 2.0