Parliamo piuttosto del perché e del come è diventata ministra la signora Giannini, dei pochi voti raggranellati nelle elezioni europee (nonostante, o proprio perché ministra): poco più di 3000. Chiediamo alla signora Giannini come è diventata rettore di un’università pubblica, indagata per un danno erariale di 420 milioni (si chiama truffa ai danni dello Stato). Ricordiamo tutti gli svarioni linguistici commessi da una che si definisce esperta di “glottologia”, per ultima la calzante definizione di squadristi a chi la contesta perché finora non ha mai avuto diritto di parlare né di manifestare il proprio dissenso rispetto alla riforma epocale della scuola pubblica. Ma ricordiamo anche gli svarioni che la Giannini ha commesso da ministra della pubblica istruzione, la sua ignoranza sul fatto che i commissari esterni non vengono da altre province. O quando ha detto che dall’anno prossimo si studierà inglese alla scuola primaria. O quando è arrivata in consiglio dei ministri annunciando un decreto che invece era diventato, a sua insaputa, un disegno di legge. E il ripetere costantemente le favole che scrivono gli autori della “Buona Scuola”: siamo entrati nelle case di due milioni di italiani (quanti erano?), noi non privatizziamo la scuola, noi non finanziamo le scuole paritarie, noi formiamo.
Che se ne andasse al mare a prendere il sole la signora Giannini e lasciasse il suo posto a qualcuno più competente di scuola. Darebbe meno spettacolo.
(28/4/2015)