EZILDA PEPE Il docente tutor, la valorizzazione, la valutazione e la certificazione

A quanto sembra, il docente tutor dovrà spendere le sue energie in vista della personalizzazione del percorso formativo degli studenti a lui “affidati”.
Il concetto di affidamento si evince dalle Linee Guida sull’Orientamento (dicembre 2022) che prevedono per i tutor il compito di stabilire un “ dialogo costante con lo studente, la sua famiglia e i colleghi” (sic) a garanzia dell’acquisizione di competenze che progressivamente andranno a costituire l’e-portfolio.
Se nella scuola primaria, i voti sono già stati “eliminati” e risulta possibile certificare le competenze non possedute con la formula” in via di prima acquisizione”, lasciando ai successivi gradi di istruzione il compito di svilupparle, quello che segue è più complicato.
Al termine della “scuola media” ci sono gli Esami di Stato, in cui la percentuale di promossi arriva al 99,9%.
Praticamente tutti gli studenti, anche quelli con livelli di acquisizione di fatto insufficienti conseguono il diploma della Secondaria di I grado. Al termine del biennio delle Superiori il fenomeno si modifica e si configura la “dispersione scolastica”: il 12, 7 degli studenti, infatti, abbandona prima del termine, in Campania, il fenomeno si attesta al 16,4%.
Nei Licei il tasso di abbandono è percentualmente bassissimo: il compito del docente tutor nelle scuole in cui si configura “la dispersione implicita” sarà essenzialmente di “affido”. A lui saranno “affidati” non solo gli studenti, ma anche le famiglie e i colleghi e le azioni di tutoraggio saranno oggetto di “monitoraggio” (vedi sempre le Linee Guida).
Alla fine di quest’anno vedremo ancora “sospensioni del giudizio”, dall’anno prossimo, la procedura di “affidamento diretto” al tutor, che lo vedrà “responsabile” del “progetto formativo” di ogni singolo studente, implicherà, proprio nei contesti “complessi” come i nostri, una definitiva” trasformazione”. Il docente tutor sarà vissuto come “garante del successo formativo” e come tale risponderà (anche al TAR?) di ogni defaillance degli studenti, specie quelli con BES/DSA/NAI etc etc.
A maggior ragione, il fenomeno diverrà di difficile regolazione perché l’azione del tutor si esplicherà a partire dalla classi terze, cioè dopo l’obbligo scolastico, al termine del quale, come sanno quelli che nella scuola ci lavorano, è obbligatoria la compilazione della “certificazione delle competenze in uscita” dall’obbligo scolastico.
Nelle scuole “ciucce”, circa il 40% sul territorio nazionale, come macrodato PNRR, poiché non è possibile certificare una competenza in via di prima acquisizione, tutti gli studenti , tranne quelli “bocciati” continueranno ad avere una certificazione quanto meno sufficiente, con relativa disconferma INVALSI.
Il cane non morderà più la propria coda, il tutor/garante/sciamano farà la differenza.
Ancora un paio di anni e saranno le scuole a chiedere di essere “liberate” dall’obbligo della valutazione. Qualche Ente “certificherà” le competenze disciplinari, perché la scuola avrà il compito di “valorizzare” lo studente. Separare valutazione e valorizzazione consentirebbe di non procedere neanche alla modifica costituzionale che è necessaria per l’abolizione del valore legale del titolo di studio.
Ci inventeremo un Esame di Stato “duale” in cui la scuola “certifica” le softskill e l’Ente Esterno certifica le competenze disciplinari.
Conseguentemente, la diatriba tra coloro che sperimentano l’abolizione del voto e coloro che si oppongono cesserà “naturaliter”, anche perché il numero calante di studenti e l’offerta di un privato, più o meno di qualità (anche al Sud) porterà a una mutazione di tutto il sistema.

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