ROBERTO VECCHIONI Mi manchi

Così a distanza d’anni aprì la mano
E aveva tre monete d’oro finto
Forse per questo non sorrise
Forse per questo non disse «ho vinto»
Richiuse il pugno, roba di un minuto
Per non sentirlo vuoto
E mi manchi.
E la ragazza fece op-là una sera
E fu un op-là da rimanerci incinta
Vestì di bianco ch’era primavera
E nella polaroid sorrise convinta
Fecero seguito invitati misti
E dodici antipasti
E mi manchi, mi manchi, e mi manchi.

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DANTE Il volgare illustre

Da «De vulgari eloquentia», I 17-8

A questo punto occorre esporre con ordine le ragioni per cui chiamiamo con gli attributi di illustre, cardinale, regale e curiale questo volgare che abbiamo trovato: procedimento attraverso il quale ne faremo risaltare in modo più limpido l’intrinseca essenza. E in primo luogo dunque mettiamo in chiaro cosa vogliamo significare con l’attributo di illustre e perché definiamo quel volgare come illustre. Invero, quando usiamo il termine “illustre” intendiamo qualcosa che diffonde luce e che, investito dalla luce, risplende chiaro su tutto: ed è a questa stregua che chiamiamo certi uomini illustri, o perché illuminati dal potere diffondono sugli altri una luce di giustizia e carità, o perché, depositari di un alto magistero, sanno altamente ammaestrare: come Seneca e Numa Pompilio. Continua a leggere “DANTE Il volgare illustre”