Infinite Jest

[Diario DaDa, 6 novembre-30 dicembre 2020]

La scuola senza andare a scuola non è scuola.
Giuseppe Caliceti

6 novembre
Poiché i miei 25 followers si sono giustamente stancati di leggere gli aggiornamenti dei diari DaDa, da oggi trascriverò ogni giorno su questa pagina una riga di Infinite Jest di David Foster Wallace.


7 novembre
Sono andato in una libreria dalle parti di piazza Fiume e ho palleggiato il libro di Foster Wallace. Sono circa 1200 pagine, tra cui molte pagine di note in fondo al volume. Ma forse bisogna leggere anche le note. Da qui al 3 dicembre sono circa 40 pagine al giorno. Se non ora quando?

«Mi siedono un un ufficio, sono circondato di teste e corpi. La mia».

8 novembre
Ce l’ho. Inizio a leggere dalla seconda riga:

«postura segue consciamente la forma della sedia. Sono in una stanza».

Dubbio: dovevo leggere anche l’introduzione?

10 novembre
In due giorni ho letto 62 pagine più mezza pagina di note. A questo ritmo conto di finire di leggere il libro (1179 pagine) per il 16 dicembre. Quante probabilità ci sono che le/gli studenti tornino a scuola prima di quella data?

11 novembre
Infinite Jest è l’evasione dalla DaD al 100×100. Non c’è più materialmente spazio per resistere. Per esercitare una critica serve immaginazione, e non credo di averla più. Cuore e anima, sono bruciati tutti e due. Ho scritto alla collega Giordano: «sto facendo esercizi di autoipnosi per convincermi che non è vero». Infinite Jest è un libro che si vorrebbe leggere all’infinito, è questa l’autoipnosi.

12 novembre
Ho visto le migliori menti della mia generazione che parlavano settanta ore di seguito a una telecamera in ciabatte.

14 novembre
Mentre, en passant, riflettevo sul fatto che l’obiettivo dei dpcm è il cenone (facendo di conseguenza slittare il terminus entro cui aver finito di leggere Infinite Jest al 24 dicembre, possibilmente in orario antimeridiano) mi è caduto l’occhio su un articolo del País intitolato «Le scuole europee resistono al virus». Ne estrapolo alcuni passaggi:

«Francia. Regno Unito, Germania e Spagna hanno approvato misure restrittive, ma hanno lasciato aperte le scuole, a differenza di quanto era successo a marzo, accogliendo gli avvertimenti dei pedagogisti sull’enorme danno intellettuale ed emotivo.
[…]
Nel Regno Unito, nonostante il nuovo lockdown nazionale in vigore dal 5 novembre, la grande maggioranza delle scuole è rimasta aperta. Il premier Boris Johnson, come gli altri leader europei, considera una priorità mantenere in piedi scuole e università.
[…]
In Germania la chiusura delle scuole è considerata l’ultima spiaggia. In ogni suo discorso la cancelliera Angela Merkel ripete che tenerle aperte è una priorità.
[…]
Dalla fine del primo lockdown a maggio, la priorità del ministro dell’istruzione francese Jean-Michel Blanquer è stata il ritorno in aula. A settembre tutti gli studenti sono tornati a scuola, e gli istituti sono rimasti aperti nonostante il secondo lockdown nazionale, entrato in vigore il 30 ottobre.
ln Spagna la ministra dell’istruzione Isabel Celaá si è detta “fermamente” convinta che le scuole rimarranno aperte, per non mettere a repentaglio la formazione di un’intera generazione…».

15 novembre
Scambio di battute con Carlo Boumis.

Io temo che la curva della funzione che descrive la scuola pubblica, da quando sono state introdotti le pratiche e il lessico delle aziende, tenda asintoticamente a meno infinito. Non so se per un calcolo politico. Per quello ci vorrebbe intelligenza. L’aver ingabbiato la scuola all’interno di una rete di protocolli, di certificazioni e di procedure burocratiche ha funzionato benissimo. Dare responsabilità a dei presidi che, mediamente, ne hanno paura, è stata un’altra mossa vincente. Ma si potrebbero trovare tante altre magagne e credo che ce ne sia per rutti. Le norme per il covid sono solo l’ultimo provvedimento che si prende non pensando alla scuola ma ad un’altra cosa. La verità è che nel nostro paese un pensiero sulla scuola non c’è. Ma temo che non ci sia da nessuna parte.

L’equivoco, Carlo, è che si crede che ci sia una bilancia, da una parte la tutela della salute, dall’altra il diritto allo studio. Siccome bisogna salvare vite, e siccome le scuole sono luoghi pericolosi (ma nessuno ci ha detto quanto) chiudiamo le scuole. Siamo, obiettivamente, in uno Stato che ha come priorità la tutela della salute e vi si adopera, con decreti «ch’a mezzo novembre / non giugne quel che tu d’ottobre fili».

16 novembre
Se i membri del comitato di esperti che progetta piani digitali nella scuola senza la scuola leggessero Infinite Jest, specialmente le pagine 172-179, capirebbero che l’ubriacatura della didattica a distanza ipermegavideofonizzata ci farà tornare, mantenendo la distanza, al telefono solo auricolare per comunicare con le/gli studenti.

18 novembre
Tutti i giorni io chiamo l’alunna con la figura orizzontale e all’alunna con la figura orizzontale comincia a singhiozzare la connessione, esce, entra, esce, rientra, si scusa, riesce, finché non ho scoperto che con un clic sulla lim si può ruotare la figura orizzontale di un’alunna di 90 o 180 gradi.

19 novembre
Oggi i termosifoni sono accesi, sulla lavagna fluisce Jonny Greenwood e fuori il sole splende come non ha mai fatto.

20 novembre
Faccio un esempio. L’alunna con la figura orizzontale (vedi sopra) entra ed esce dalla classe virtuale perché ha problemi di connessione o perché è paracula. Io, siccome la dad è uno strumento neutro e il registro elettronico anche è uno strumento neutro, annoto sul registro che l’alunna con la figura orizzontale è uscita e rientrata più volte in modo sospetto durante la mia lezione. Inoltre basta cliccare su rimuovi dalla riunione per completare il lavoro. Queste sono soddisfazioni, che nella scuola in presenza, con il cazzo. Mentre facevo queste manovre mi sentivo ganzissimo: questa è la scuola per entrare nella quale a fare l’insegnante ho studiato vent’anni.

21 novembre
Ieri al consiglio uno studente, en passant, ha detto che i docenti che fanno lezione da scuola hanno una connessione migliore di quelli che fanno lezione da casa. Deduzione: alcuni docenti (molti) hanno problemi di connessione. Corollario: il sovraccarico dei mezzi pubblici si è spostato sulle linee telefoniche (questa è la notizia buona). Parentesi: io, quando voglio, ho una connessione ottima e gli studenti che interrogo li inchiodo alla lavagna. Domanda inutile: come fanno i prof con una connessione scarsa a valutare se i propri studenti sono collegati? Conclusione: da Pescatore si trovano i bignè alla banana sia a grandezza naturale (banana) che in formato mignon (questa è la notizia cattiva).

22 novembre
Il decreto didattica al 100 per 100 sarà prolungato a tutte le vacanze di Natale, però a dicembre si potrà fare ammassamento nei negozi e nei mezzi pubblici per andare nei negozi. Da quando è entrato in vigore il decreto i contagi non sono diminuiti, ma a Lina Azzo e al suo staff lo diranno durante il cenone. Il comitato tecnico scientifico mette in guardia dai rischi di una chiusura prolungata dei licei. Scrive: «Le chiusure hanno un impatto negativo sulla salute dei ragazzi alterando il loro benessere affettivo e sociale». Il libro è aperto a pagina 272. A questo ritmo dovrei finirlo per il 9 gennaio. Vado a leggere.

23 novembre
Alcuni interpretano giustamente e in coscienza la DaD e i suoi corollari come qualcosa di necessariamente transitorio. Finita l’emergenza, finita la Dad, pensano. Però nel frattempo interiorizzano tutte le modalità di relazione da remoto (senza trascurare gli aspetti più perversi) rendendo poco credibile che si possa tornare indietro in modo naturale. Sopra a tutti noi c’è una struttura che vende la didattica digitale, e fa naturalmente il proprio interesse. Ora, io non sono tra quelli che dicono «le scuole sono state chiuse per fare un favore ad Agnelli e Pirelli», nondimeno se ad Agnelli e Pirelli avvenisse di estinguere tutta la nostra specie… essi non se ne accorgerebbero nemmeno.

24 novembre
Il commento di Raffaella Montani al post di ieri:

Leggo, guardo, ascolto e non riesco a trovare soluzioni accettabili nelle parole di nessuno. Le scuole superiori non si possono riaprire nelle stesse condizioni in cui le abbiamo lasciate. Però non c’è il tempo, la volontà, i soldi, per intervenire e cambiare le condizioni. Quindi restano chiuse, fino alla fine dell’emergenza pandemica, che vuol dire circa un anno o due. E quindi dad a tempo indeterminato. Perché non ci prendiamo in giro: la dad fa risparmiare allo Stato un sacco di soldi. E finita la pandemia, quando ci sarà da affrontare una spaventosa crisi economica, la dad ormai introiettata come sostituto della «normale» scuola che conoscevamo, sarà una manna per fare i dovuti tagli. Però non si può fare neppure «questa» dad , quella assurda forma di scuola teletrasmessa che ci stanno costringendo ad attuare, per sempre. Non è che non si vuole o non si deve: non si può. Questa assurdità fatta di ore e ore di obblighi formali e burocratici da ottemperare, per il solo motivo di rendicontare il tempo passato al lavoro. Non regge la rete e la retina. Modalità di lavoro folli, con orari frammentati, che non lasciano il minimo spazio alla possibilità di dare un senso alla propria didattica. Presto, non appena il nuovo ccni verrà ratificato, non reggerà neppure il portafoglio. Al momento chi non ha sufficienti pc e connessione va a scuola. Se da scuola cade la linea, ci sono conseguenze sulla didattica, ma non sulla carriera. Poi non si potrà più scegliere: strumenti, licenze, software e connessione sono a carico del docente in ddi, da dovunque presti servizio, anche dall’aula (comunque è il ds a valutare da dove dovremo lavorare. Perché dovrebbero accollare all’erario le spese di illuminazione e riscaldamento?). Quindi anche la responsabilità del funzionamento degli strumenti ricadrà sui docenti e non potremo evitare di fare assenze ingiustificate dal servizio per malfunzionamento della rete. Anche volendo, la dad non la possiamo attuare per sempre: non reggeranno gli occhi per alcuni, il cervello per altri, altri ancora saranno fatti fuori con disonore dai continui richiami perché non dotati di sufficiente connettività.

26 novembre
A scuola ci prepariamo per l’inverno («Come diceva mia nonna: ci si scalda con la legna che si ha»).
legna

1 dicembre
Il Terrorismo di Stato ha funzionato a meraviglia per tenere aperti i Negozi e chiuse le Scuole, le Biblioteche e i Musei a dicembre. Le proposte strampalate che si sentono a cadenza regolare (la penultima è quella di andare a scuola la domenica, l’ultima durante le vacanze di Natale) servono a togliere ogni velleità di riaprire le scuole.

4 dicembre
Premesso che Recalcati come intellettuale non merita tutta questa attenzione, l’articolo che ha scritto su Repubblica (titolo: «No alla generazione Covid») è un collage di banalità. Per esempio: la didattica implica la presenza dei corpi (davvero?), la didattica a distanza non è certo l’ideale, la didattica a distanza implica la perdita di «una quantità di ore e di nozioni significative e di possibilità di relazioni», però non c’è niente di irreparabile, e lamentarsi non serve a niente, e sono le esperienze della vita che è imprevedibile (lui dice spiraliforme), ma spicca, immancabile, la giustificazione, il colpo alla botte del renziano: «Insegnare davanti ad uno schermo significa non indietreggiare di fronte alla necessità di trovare un nuovo adattamento imposto dalle avversità del reale testimoniando che la formazione non avviene mai sotto la garanzia dell’ideale, ma sempre controvento, con quello che c’è e non con quello che dovrebbe essere e non c’è». La didattica a distanza è caduta dal cielo. Un giorno siamo andati a scuola e abbiamo trovato il portone chiuso. Ci hanno detto di andare a casa e trasmettere la lezione da lì. Riapriremo quando la bufera sarà passata. Non disperiamo

5 dicembre
Poiché molti mi dicono che non ho letto (avrei dovuto) «L’ora di lezione» dello psicanalista (mi dicono anche questo) Massimo Recalcati chiedo: l’ha scritto prima o dopo la 107?
L’ora di lezione l’ho letto quando è uscito. Ammetto di averlo trovato una lettura piacevole ma dopo due settimane nemmeno mi ricordavo di cosa parlasse. Dopo il discorso alla Leopolda in cui Recalcati parlò degli insegnanti che odiano gli studenti l’ho dato in conto vendita a un mercatino. Molti dicono che se avessi letto L’ora di lezione avrei capito che Recalcati non può essere a favore della dad perché lui sostiene che la didattica si fa con i corpi. Si può anche cambiare idea. Sulla dad hanno cambiato idea quasi tutti. Un messaggio che dice la scuola la stanno tenendo in piedi a distanza gli insegnanti è molto rassicurante. Anche se tra poco non basterà più.
Lina Azzo dice che farà di tutto per riaprire le scuole. Anche se non è vero, è questo che mi piace leggere.

6 dicembre
Aggiornamento sulla lettura di I. J., giorno 28, 576 pagine più 54 pagine di note, media (sudata) di 20 pagine al giorno. Se mantengo questa media finisco di leggerlo il 5 gennaio.

7 dicembre
I docenti con la dad lavorano, qualcuno lavora il doppio, qualcuno lavora di meno, si correggono meno compiti (non c’è il pacco di compiti che uno porta a casa), ma ci sono tante incombenze che sono anche più faticose, alcune snervanti. E tra l’altro recuperano con il cronometro anche i minuti persi tra un’ora di lezione e l’altra. Che si chiamano, pudicamente, unità orarie, e fanno parte della finzione che sia tutto uguale a se stesso. Quindi, qualsiasi ipotesi di farmi lavorare la domenica, la sera, durante le vacanze, allungare l’anno scolastico, ripristinare l’ora legale, altre idee più o meno geniali. Al mittente. Cionondimeno le/gli studenti stanno perdendo tutto. Come la mettiamo?

14 dicembre
Oggi, complice un google down di circa un’ora, ho pensato ad alcuni film da (ri)vedere. La fine del mondo è annunciata in Melancholia di Lars von Trier. Stai interrogando l’alunna con la figura orizzontale, finalmente. Improvvisamente l’alunna con la figura orizzontale comincia a diventare fumosa. Puoi riaccendere il video, madonnina? La madonnina dice che ce l’ha acceso. Una compagna dice io la vedo. A quel punto due o tre alunni abbandonano la riunione. Poi altri tre. Poi altri tre. Poi si sente solo una voce che dice c’è qualcuno qua? Whatsapp comincia a crepitare di messaggi. Dice che è così in tutto il liceo, in tutta Roma, in tutta Italia, in tutto il mondo. Guardi verso la finestra. Il cielo dalla parte dei castelli è tutto sereno. Mi ricordo che la fine del mondo era a dicembre ma non doveva essere il 14.

Naturalmente, è stato un complotto. Qua la scelta è sterminata, c’è una vagonata di spy stories, di gialli a sfondo politico, e ci sono i film sugli alieni. Ma l’attenzione è catturata da quello che succede dentro la scuola, e dentro le chat. Il disorientamento, il caos, siamo già a The day after? Molti chiedono quanto durerà. Potrebbe durare un’ora e potrebbe durare giorni. Si preannunciano crisi di astinenza da Google, come nella scena di Christiane F, dove lei e Detlef si contorcono sudando su un letto in preda a spasimi infernali. In realtà la luce si riaccende dopo nemmeno un’ora. Torniamo su Meet per i saluti, sta finendo l’ora, un appello veloce fatto per pura formalità. Qui ci starebbe bene la scena di Ginger e Fred dove la signora con il cappello rosso dice non si fanno questi esperimenti sulla pelle della povera gente, soprattutto quando nelle case ci stanno dei vecchi e dei bambini. E poi canta mai più senza televisione.

Last but not least. Leggo che il ministero vuole montare una propria piattaforma per l’anno che verrà. Qua cade a fagiolo Io sono un autarchico e anche Ecce bombo, in particolare la scena dove i cinque amici aspettano l’alba a Ostia e passa il tipo in bicicletta.

21 dicembre
Mai prima di quest’anno ho desiderato così poco che iniziassero le vacanze di Natale.

23 dicembre
Mi mancano meno di 300 pagine per finire Infinite Jest (Alessio osserva: ti mancano 300 pagine e stai per finirlo). Ora, se le scuole superiori il 7 gennaio non riaprono che faccio, lo ricomincio da capo?

28 dicembre
Allora, dunque, ci sono i sì vax e i no vax: i grandi scienziati, i microscienziati, i prof di scienze, gli scientisti, i seguaci di Scientology, quelli che hanno fiducia nella scienza, quelli che leggono Science in lingua originale, quelli che leggono Science in traduzione, quelli che leggono Focus, quelli che leggono solo i titoli di Focus, quelli che ascolto le persone più esperte di me, i Responsabili e viceversa quelli che la Scienza non spiega tutto, gli scettici, i complottisti, quelli che non si informano, quelli che lottano contro le multinazionali (ma dopo che ho fatto colazione, please). E poi c’è Recalcati.

29 dicembre
Le notizie di oggi, in ordine di apparizione: la Juve si rimette al lavoro in attesa di Zaza, la Svezia verso un lockdown rigido, tormenta di neve sulle nevi bellunesi, la neve c’è ma gli impianti sono chiusi, Speranza ha firmato l’ordinanza (superiori in classe per il 50 per cento il 7 gennaio), Mario ci ha provato con Sonia, Marisa Laurito con l’ipnosi ha capito chi era nella vita precedente, lenti progressive a soli 199 euro. Vado ad affrontare le ultime 64 pagine di I. J.

30 dicembre
Ultime 28 pagine di I. J. Lo scherzo infinito è durato 53 giorni. Le scuole superiori in questi due mesi sono rimaste chiuse per un lockdown a macchia di leopardo, in cui sono state sospese le attività che si possono sacrificare o per le quali esistono antidoti commerciali (netflix, amazon, le piattaforme della Dad). Il 7 gennaio si ricomincia. Come, più o meno nello stesso modo in cui si è cominciato a settembre. Con quote variabili, orari scaglionati, banchi monoposto. Si fa appello alla flessibilità del docente. Dopo avergli detto che può indifferentemente fare il docente preregistrato o il docente streaming, ora gli si chiede di fare il docente a chiamata. E con ogni probabilità si richiude entro un mese. C’è la terza ondata, i vaccini non sono ancora pronti, sarà presto chiaro che il sistema fa acqua da tutte le parti. Protestate, avete tutte le vostre buone ragioni. Tranne una. Un saluto.

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