Riassumo lo stato dell’arte per quanto riguarda la legge di bilancio. La fonte è Il Sole 24 ore. Siccome qualcuno, a proposito dei terreni agricoli per le famiglie numerose ha scritto «Basta un giornalone a tiratura nazionale scriva che gli asini volano e tutti a guardare in sù» (sic, sù), ho voluto consultare il giornalone almeno di prima mano. Primo: per il reddito di cittadinanza e l’abolizione della Fornero sono pronti dei decreti, ma non sono nella legge di bilancio (non c’era più spazio, il testo consta di 115 articoli). I prof che impartiscono lezioni private possono chiedere l’applicazione di un’imposta del 15 per cento (oppure non chiedere niente). Poi c’è una misura per favorire la crescita demografica. Ma perché poi? Consiste in «terreni affidati in concessione gratuita per 20 anni alle famiglie cui nasca il terzo figlio nel 2019, 2020 o 2021». E abbattimento del mutuo se nelle vicinanze c’è una casa che si può comprare. Attuazione postuma di «braccia rubate all’agricoltura». Salto a piè pari i commi su cedolare secca, assunzione di ispettori del lavoro, fondo ristoro per i risparmiatori (tutto giustissimo) e leggo del taglio di 400 milioni alle spese per i migranti sulla base della previsione di minori arrivi (non la chiusura dei porti, ma la contrazione del fenomeno, ma dài). Di Maio dice che questa manovra porterà la felicità e io gli credo. Ma a chi?
Coda (del 2/11/2018): un articolo della legge di bilancio prevede l’abolizione dell’alternanza scuola lavoro. Leggo meglio. L’alternanza cambia nome, si chiamerà pict (o pitc, pronuncia pic come nell’inglese picciar). Le ore più che dimezzate, tagliati i fondi. Chi vuole aumentare il monte ore si trovasse uno sponsor. L’obbligo rimane. La logica anche. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Last but not least: gli articoli sono diventati 108.
Poveri noi. Sempre peggio.
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