Voglio una scuola senza voti, senza discipline, senza compiti in classe e a casa, senza aule, senza orari e senza campanelle, senza registri, senza riunioni, senza scartoffie, senza progetti, senza uscite didattiche.
Una scuola aperta, di spazi aperti, all’aperto, sempre aperta, a km 0, inclusiva, plurale, democratica, solidale, popolare, rassicurante, libera, liberata, libertaria, liberatoria, divertente, ammiccante, sincera, amica, amichevole, curiosa, appassionante, proiettata verso il futuro, complice, fraterna, un scuola sorella, una scuola con un cuore grande.
Una scuola senza voti, senza compiti a casa, senza compiti da correggere a casa, dove non si passano i pomeriggi a fare riunioni che dovrebbero tenersi, com’è naturale, durante l’orario di servizio. E lo stesso per la redazione di piani programmi progetti eccetera.
Mi basterebbe una scuola dove la classe insegnante, che la scuola la fa, non si lasciasse imboccare dal primo pedagogista giornalista intellettualoide che passa, che la scuola non la fa, che non l’ha mai fatta, che sulla scuola ci specula perché sa che da quando è passata l’autonomia, e poi la Moratti, e poi la Gelmini, e poi soprattutto la Buona Scuola, e anche il Covid ha dato una mano a spolverare la coscienza, la scuola è diventata terra di nessuno.
E nella scuola terra di nessuno nemmeno più serve una riforma della scuola dall’alto perché ormai gli insegnanti la riforma se la fanno da soli, dal basso, scavando.