«The Post Internazionale, 3 giugno 2022
A proposito del decreto 36 del Governo, che interviene frettolosamente sul reclutamento e sulla formazione degli insegnanti, sarebbe bene ricordare che l’«innovazione didattica» si fa ogni giorno, dentro le classi, con le persone in carne e ossa: e che agli insegnanti non mancano certo i metodi per insegnare, frutto di studio, culture ed esperienza. Quello che agli insegnanti non serve assolutamente sono le metodologie totalitarie che persone che non sanno nulla della scuola vogliono imporre loro attraverso una «formazione orwelliana» (incentrata non più su conoscenze approfondite, anche psico-pedagogiche, e su autentici contenuti culturali, ma su burocrazia e formulette astratte come quelle della «certificazione di competenze» e naturalmente sulla digitalizzazione forzata di qualunque cosa…). Facendo così tabula rasa di tutto il patrimonio di esperienza, umano e culturale, che la scuola ha al suo interno, oltre che del principio costituzionale della libertà di insegnamento. La scuola è la più grande ricchezza del nostro Paese: va protetta, preservata e rilanciata, perché i nostri studenti e i nostri figli crescano come persone libere e a tutto tondo, e non come pezzi anonimi di un ingranaggio spersonalizzato.