DAVID FOSTER WALLACE Blood Sister

Da Infinite Jest, pp. 844-6, 852-4

li film inizia con una ragazza dura tipo pupa-del-motociclista dei bassifondi dl Toronto che viene trovata in overdose, pestata, violene derubata della sua giacchetta di pelle fuori dal cancello di un del centro e viene soccorsa e curata da una suora più vecchia anche lei con l’aspetto da dura che diventa sua amica, sua guida spirituale e finisce per convertirla – «salvata» è il debole sottinteso che compare spesso nei dialoghi del primo atto – e le racconta (la suora tosta) che anche lei era stata salvata da una vita di Harley, spaccio e tossicodipendenza da una suora ancora più tosta e vecchia di lei, che a sua volta era stata salvata da una suora tosta ex motociclista e così via. L’ultima motociclista diventa una suora tosta che, proprio come le altre, conosce bene la vita di strada, e nel bassifondi viene chiamata Blood Sister, e tonaca o non tonaca continua ad andare con la sua Hawg di parrocchia e conosce ancora l’akido e con lei è meglio non scherzare, si dice in strada.

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