Amor ch’a nullo amato amar perdona

Ho fatto un test in terza rossa. Ho sottoposto alle/agli studenti una domanda con un modulo. Chiedo se condividono l’affermazione di Francesca da Rimini. Mi serve per vedere se hanno capito cosa dice Francesca. Le/li autorizzo, se vogliono, a usare un nome cortese, di loro fantasia. Escono fuori varie Giuditta, un’Angelica, un Duca de Roma, Galeotto, Acheronte, Gianfreda, Armando d’Aragona, Donato, Geltrude e anche una Francesca, che si limita a dire che lei ha ragione. D’altra parte la sua non è un’affermazione che si può discutere.

Inizio con le risposte telegrafiche: sì, no, sono d’accordo con Francesca, non sono d’accordo. Una Giuditta dice: non è vero perché non è obbligatorio amare una sola persona. Per Armando d’Aragona quello che è successo a Paolo e Francesca non succede a tutti, non è possibile. Angelica è perentoria: una persona può non piacerti anche se tu piaci a lei. Altrettanto perentorio, ma in senso opposto, Acheronte: si tratta di un amore talmente forte che non può essere respinto. Geltrude è ancora più sicura: se uno non ricambia, non ricambia. Se fosse stato un compito cartaceo avrei scritto a margine togliti dalle scatole non è aria. Fuori strada una/uno studente che si firma «inserire nome cortese»: è un amore talmente forte che dura anche all’inferno. Un’altra Giuditta dice che il nesso non c’è, ma poi osserva che se uno è amato si vede che è stato capace di trasmettere amore. Ludovica, studentessa con un nome sufficientemente cortese, ci ha messo il proprio. In modo molto gentile declina l’invito di Francesca, di cui ha capito il senso («amare corrisponde ad un vincolo»), però ognuno deve essere libero di amare chi vuole, l’amore è libertà. Lady Jordan si produce in un complesso sillogismo che però non tiene: due persone non si amano mai allo stesso modo, solo una persona può essere ricambiata davvero, ed è quella persona speciale che lei dice di avere incontrato. Miss Romanisburg conclude un complicato giro di parole con una sentenza inappellabile: l’amore, come sentimento lineare, non esiste.

In mezzo a 18 risposte brevi (come avevo chiesto) trovo la mezza pagina di Galeotto (il libro e chi lo scrisse). La riproduco integralmente, con qualche piccola correzione, perché è la difesa più appassionata, anche se leggermente sconclusionata, di Francesca: «Assolutamente sì… Francesca attraverso queste terzine vuole trasmetterci la forza dell’amore tra Paolo e Francesca… Lei dice quindi che se due persone si amano come loro due si amano non posso non amarsi, non possono non ricambiare, devono assolutamente ricambiare l’amore che provano l’uno per l’altra… Anche se sono consapevoli del fatto che sia un peccato ma nonostante ciò loro continuano ad amarsi fino all’inferno e non condannano la potenza del loro amore, perché amore come il loro in pochi lo provano, lo stesso Dante sentendo la loro storia prova un po’ di gelosia (oltre il dolore e la compassione) proprio perché neanche Dante ha provato questo amore così potente per Beatrice, ed è proprio a lei che Dante dedica le sue opere… In fondo il significato di questa terzina è che non esiste amore sprecato… Francesca sa però che lei è dannata per il loro amore ma nonostante ciò vale la pena provare un amore così grande… In conclusione sì se si ama qualcuno veramente e quel qualcuno anche prova qualcosa di vero è impossibile che quell’amore non sia ricambiato: AMOR VINCIT OMNIA».

Ludovica chiede: lei prof in quale risposta si ritrova di più? Nella mia: anche io ho inviato il modulo.

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