Le vere élite non saranno mai messe in riga fino a quando il popolo e i suoi politici non riusciranno a rientrare in sintonia. Lo scopo del populismo di destra è alimentare una rabbia che impedisce di farlo.
Eliane Glaser
[Il termine] che forse non bisognerebbe usare è populismo, un concetto sempre più inafferrabile sotto il profilo sia filosofico sia politico, visto che ormai serve solo a denunciare tutto ciò che mette in discussione certi meccanismi radicati, oppure a ironizzare sull’affinità tra le forze considerate estremiste.
Affibbiare l’etichetta di populismo a qualsiasi cosa metta in discussione l’ordine economico e istituzionale esistente e farne l’unica presenza concreta del «popolo» nella politica europea significa aumentare il rischio di rendere sempre più profondo l’abisso tra le aspirazioni popolari e la realtà delle decisioni prese in Europa da decenni a questa parte.
[…]
I centristi possono minacciare la democrazia tanto quanto gli estremisti, se non di più […] sono stati soprattutto i politici di centro, guidati dal PD in Italia e dai democratici negli Stati Uniti, dai socialisti in Francia e dai laburisti blairiani nel Regno Unito, a creare i mostri che oggi minacciano la democrazia, appropriandosi dell’espressione «Non c’è alternativa» di Margaret Thatcher e abbandonando al loro destino la stragrande maggioranza dei cittadini che appartengono ai ceti popolari.
[…]
L’Italia delle politiche migratorie di questi ultimi anni non può essere credibile quando denuncia il pericolo rappresentato dalla Lega perché – per esempio nel trattamento riservato ai migranti – siamo di fronte a differenze di grado e non sostanziali.
Stralci da Joseph Confavreux, Ludovic Lamant, «Le pressioni dell’Europa», Mediapart, tradotto da Internazionale, 1 giugno 2018