Mese: Mag 2016
Chi ha scritto quelle domande di Storia?
Chi ha scritto le domande di Storia del concorso per i docenti (lui lo chiama concorsone) si chiede Ernesto Galli della Loggia sul Corriere (uno che non è mai stato troppo amico della scuola pubblica, per quanto mi ricordo).
Sei domande in un’ora e mezzo. Per ogni domanda è prevista la definizione del problema (naturale), l’inquadramento in un percorso didattico (naturale anche questo), la bibliografia (sia storiografica sia riferita alle fonti, su cui Galli della Loggia si chiede giustamente: qual è la differenza), la filmografia e eventuali gite (entro un certo tetto di spesa). Continua a leggere “Chi ha scritto quelle domande di Storia?”
CHIARA NAPPI Autonomia locale e scuole pubbliche
Analisi del modello scolastico statunitense
di Chiara Nappi (fisica teorica all’Institute for Advanced Study in Princeton – New Jersey)
(1999)
Nel crescente dibattito pubblico sulla scuola che sta avendo luogo in Italia il modello educativo americano, in maniera implicita o esplicita, gioca un ruolo importante. Ai fini di un dibattito intelligente è quindi imperativo averne un’idea il più possibile precisa e aggiornata e comprenderne sia le radici storiche sia le attuali tendenze di rinnovamento.
Le caratteristiche principali del sistema europeo sono centralizzazione, omogeneità di contenuti a livello nazionale, e un sistema nazionale di esami per gli studenti e di selezione del corpo docente. Al contrario, l’aspetto fondamentale del sistema scolastico americano è che l’educazione pubblica non è centralizzata, ma gestita e sovvenzionata a livello delle singole municipalità. Non ci sono programmi ministeriali, o contratti nazionali per gli insegnanti, o esami nazionali per gli studenti. Continua a leggere “CHIARA NAPPI Autonomia locale e scuole pubbliche”
Non vado a scuola, ma all’asilo
Una prof ha assegnato come tema il titolo di questo blog. Tempo fa, ma l’ho scoperto ora. Dice che da Non vado a scuola, ma all’asilo (ci ha ficcato in mezzo una virgola, o forse lo studente che ha chiesto aiuto a StudentVille) si può tirare fuori un testo narrativo o fantastico o una pagina di diario dove (magari) si racconta il comportamento infantile dei propri compagni o la sensazione di essere tornato all’asilo (interpretazioni regressive). Prima o poi dovrò raccontare com’è nato questo nome.
Barbari
Roma e i barbari
di Alessandro Barbero
Parlare di Roma e dei barbari evoca l’immagine di due mondi contrapposti e ostili. Eppure all’inizio anche i Romani erano barbari! Sono stati i Greci, infatti, a inventare l’idea del barbaro: colui che non è greco e perciò non parla la lingua ellenica, ma balbetta un gergo incomprensibile. Per i sofisticati abitanti di Atene, che questi barbari fossero Persiani venuti dall’Oriente oppure Romani giunti da Occidente non faceva, all’inizio, nessuna differenza. Ancora all’epoca delle guerre puniche Catone il Censore si sfogava con rabbia contro i Greci “che ci chiamano barbari”. Naturalmente, col tempo gli Elleni si accorsero che una differenza c’era eccome, perché i barbari venuti dall’Italia avevano soggiogato la Grecia, e con loro bisognava bene o male imparare a convivere. Continua a leggere “Barbari”
Società (dei fedeli)
LIVIA TESTA La ola mentre spiego
1. Visita istituzionale alla Camera dei Deputati (tra l’altro il giorno delle dimissioni mastelliane). Il commesso parlamentare ci introduce ai velluti e agli ori della Sala dei ricevimenti. A destra il gigantesco Quarto Stato, a sinistra un’altrettanto ciclopica reinterpretazione dell’opera in questione, in cui un artista contemporaneo voleva esprimere (tipo) la perdita della coscienza di classe da parte del popolo.