Cosa bolle in pentola (diario di scuola 2007-2010)

 

Compendio di notizie prevedibili o improvvisate con una spolverata di boiate su concorsi, precari storici e non, e sulla buffa e imprevedibile scuola pubblica italiana.

Finanziaria 2007
Questa è un’antologia di battute di ministri, viceministri e altri elementi dentro e intorno alla legge Finanziaria del 2007, con particolare riguardo all’annoso problema delle assunzioni dei precari e all’abolizione delle graduatorie permanenti, ventilata e poi moderatamente ritrattata. L’immagine è il commento della redazione. Dice Fioroni: «Gli stipendi già glieli diamo, perciò non ha senso che non siano assunti. Tra l’altro, a conti fatti ci sarà un risparmio. Abbiamo già calcolato che alla fine del triennio, quando avremo inserito in ruolo i 150mila, fuori ci saranno solo quelli che hanno meno di tre anni di insegnamento. Per il futuro, torneranno i concorsi per coprire il turn-over». Gli fa eco Mariangela Bastico: «Per l’anno 2010/2011, noi contiamo che tutti i precari storici, coloro che insegnano da anni costantemente, siano assunti a tempo indeterminato. Ma se nelle graduatorie ci saranno ancora supplenti, non saranno lasciati a spasso». Però intanto, con l’altra mano, tagliano. Un modo è quello di ridurre le bocciature nel biennio della scuola superiore (non so come, forse neppure loro) dove, sono parole di Fioroni, «gli insegnanti bocciano allo scopo di gonfiare gli organici». Il messaggio è chiaro, benché contraddittorio: gli insegnanti stroppiano. Meno peli sulla lingua da questo punto di vista ha il giornalista (del cazzo) del Corriere della Sera (giornale del cazzo) Angelo Panebianco, il quale propone una riedizione della guerra tra poveri (sissini vs precari, lui sta con i primi), enunciando intanto il sillogismo, falso, che se gli insegnanti vogliono essere pagati meglio devono acconsentire a essere sfrondati. Acidissimo, dice: «mi rendo conto che la riduzione degli organici non è un obiettivo di questo ministro». Vuole ridurre gli insegnanti anche un certo Minardo, ma a suo esclusivo vantaggio, suppongo. Leggo proprio oggi su Tecnica della Scuola: «il deputato di Forza Italia Riccardo Minardo ha presentato un emendamento per aumentare tale rapporto [quello tra docenti e discenti] di 0,6 punti (la legge propone 0,4). Secondo i calcoli del parlamentare azzurro i risparmi (200 milioni all’anno dal 2007 al 2011) sarebbero sufficienti per “lavori di realizzazione, ristrutturazione e messa in sicurezza – si legge nel testo dell’emendamento – della strada statale n. 115, tratto Vittoria-Comiso, e della strada statale Ragusa-Catania”». La scuola non era mai caduta così in basso, salvo forse un anno – facevo la prima media – in cui ci fecero rientrare dalle vacanze di natale il 2 gennaio.

Un volantino dell’Ulivo presenta la Finanziaria 2007 tutta rose e fiori per la scuola: precari assunti, edilizia, obbligo, autonomia, innovazione. In mezzo c’è un punto svolto con un linguaggio piattamente denotativo, ai limiti del grado zero della scrittura: «Insegnanti di sostegno: previsto il progressivo superamento del parametro di un insegnante di sostegno ogni 138 studenti non diversamente abili. Si passerà all’individuazione dei numero degli studenti diversamente abili aventi effettivo diritto tramite il raccordo e la verifica incrociata tra banche dati Asi e uffici scolastici regionali». Dei 19 000 insegnanti in meno non c’è parola. Difficile trovare una formulazione altrettanto efficace.

Sono allucinato dal modo in cui il centro sinistra sta continuando nell’opera di distruzione della scuola brillantemente iniziata con la riforma moratti e prima ancora con la riforma berlinguer meglio nota come riforma dei cicli (requiescant in pace, i cicli) qualcuno dice ma ci sono in vista 50 000 pensioni non è così nera per noialtri precari. Il cazzo, scusate. Per riprendere rigirandola espressione di sora mariangela bastico viceministro della pubblica istruzione: non si sommano mele con pere. Il dato relativo alle pensioni non si può sommare ai tagli. Gli 11 500 posti in meno hanno un valore in sé, sono classi che spariscono, sono le condizioni in cui si lavora, cattedre che si allungano a 24 ore, anni di precariato buttati. E se non stiamo attenti prodi e co. ci preparano un altro bello scherzetto per l’anno prossimo (15/2/2007)

Crisi
Ultimora: Prodi ha posto 12 condizioni. La n. 12 dice «Non avrai altro dio all’infuori di me» e questo mi pare giusto, visto il modo in cui se lo sono rigirato finora. La n. 7 recitando la formula «immediata e significativa riduzione della scuola pubblica» dice che torna attuale il piano per il taglio di 170 000 insegnanti in 5 anni che Padoa Schioppa – con il supporto di opinionisti di varia estrazione – aveva estratto dal e poi rimesso nel cappello. La n. 2, laddove recita «impegno per la scuola… cultura, ricerca, università e innovazione» è il logico corollario della n. 7. Ora, tanto premesso, e davanti al triste spettacolo degli alleati di governo che sottoscrivono a occhi chiusi perché hanno sentito Berlusconi digrignare i denti (ma dico non potevano pensarci prima), uno comincia a pensare sto risanamento mi costa più del piacere che provo quando mi ricordo che l’Italia è saldamente in mano a un governo di centro sinistra di cui fanno parte anche comunisti e verdi. Please, però prima scrivete la legge per regolare sto benedetto conflitto di interessi. (23/2/2007)

I lupi (sulla beffa dell’innalzamento dell’obbligo a 16 anni)
Che le cose andassero male, si sapeva. Nondimeno oggi, sfogliando il giornaletto Italia Oggi che, sottolineo, sono andato a comprare in un’edicola lungo la via Prenestina poggiando la macchina in una amorale seconda fila – per capire quale fermo proposito – ho formulato il seguente pensiero: non voglio sapere più niente. Che la scuola d’ora in poi mi scivoli addosso. Facciamo un passo indietro. La banda di criminali che ci governa intendeva tagliare circa 20 000 posti. Che poi sono diventati 12 000. Sono sempre tanti. Digeriti o meno, in presenza di un numero debordante di nuovi alunni, ce li siamo portati a casa. Macché, oggi leggo che Fioroni vuole introdurre l’obbligo scolastico a 16 anni dal primo settembre prossimo. Ma che ci vogliono far diventare dei lupi? i mettiamo a scrivere lettere di riorientamento dal primo ottobre per sgonfiare classi di 43 alunni di cui 35 obbligati a scaldare il banco fino a 16 anni? (s. d.)

Il problema dei precari
«Questo è il primo anno in cui la scuola italiana non produrrà più nuovi precari». (Fioroni)
aneddoto: circa cinque anni fa sostavo in un baretto di Trastevere con una collega [allora] precaria e naturalmente parlavamo di graduatorie o incarichi (ma perché i discorsi quando non i pensieri dei precari devono andare sempre a cadere lì?). Un vecchietto ci orecchia e un po’ interdetto domanda: ma la Moratti, il problema dei precari non era stato risolto? Spieghiamo e ci sembriamo convincenti, finché il vecchietto compassionevole si (ma non ci) rincuora: vabbè ma a Roma…
In medias res: servizio del TGR Lazio, pochi giorni fa. Va in scena l’inizio dell’anno scolastico al Giulio Cesare. Preside nuova, belle panoramiche con esterni e interni. Insomma, tutto è pronto per l’ordinato avvio dell’anno scolastico. E, soprattutto, non abbiamo il problema dei precari. Questo è il mio contributo al dibattito aperto da Andrea circa il trattamento che subisce uno quando dice sapete esisto (es. chiede un’udienza con sua eccellenza).
Ma vengo al sodo. Contro la propaganda di un regime (un regime qualsiasi, peraltro) è perfettamente inutile sciorinare dei numeri. Un signore che abita nel mio palazzo stamattina mi fa: bella vita la vostra tre mesi di ferie pagate. In realtà ribatto sono formalmente disoccupato. Ahaha dice il vicino mentre si chiude la porta dell’ascensore. No, pigio stop e spiego cosa sta succedendo bla bla bla molto molto didattico, ma con un fondo di bigia preoccupazione visto che anche oggi mi è ammuffita una supplenza appena sniffata. Ma come dice il vicino avevo inteso di 150 000 assunzioni? (s. d.)

Sindrome calendario
Il calendario per le nomine a t.d. della provincia di Roma ha subito lo slittamento che tutti prevedevano. Ma solo di cinque giorni. Mi spiego: Per prima cosa stamattina leggiamo una circolare di Pagnani che sembra il messaggio di Vittorio Emanuele agli italiani l’8 settembre: occhio, il nemico può colpirvi da ogni parte.
Dice Pagnani due semplici concetti: uno i contratti in attesa di nomina dell’avente diritto, quelli anche detti legge non so che numero del 1997, sono pagati dal tesoro e due si devono usare le graduatorie d’istituto vecchie (oltre tutto è difficile usare le nuove, dato che non ci sono). Non dice chiamate. Dice “nel caso chiamate” vi dovete attenere a questo schema. Tra l’altro fa anche lo spiritoso: «queste ultime, che stanno per avere avvio» riferendosi, ovviamente, alle nomine dell’avente diritto. Nel primo pomeriggio arriva questo piccolo rinvio. Che se una scuola ha aspettato a chiamare fino al 13 potrà ben aspettare fino al 18. Che se il rinvio è solo di cinque giorni questa sarà la volta buona. Che tutto il palazzo di via Pianciani compresa la brava donna che esercita al piano terra per gli inquilini soprastanti sapeva da giorni che c’era questo rinvio (generato, si noti, da cause meccaniche e quindi facilmente prevedibili) e avrebbe potuto informarne gli interessati in tempo utile se avesse avuto l’interesse a posizionare in cattedra per il primo giorno gli insegnanti sia pure in attesa.
Insomma, se c’era un disegno il fine è chiaro: risprmiare 15 giorni di stipendio moltiplicati per 10 000 aventi diritto e poi via scalando risparmiare altri spiccioli fino alla fine del mese su un numero di cattedre sempre più esiguo ma manco tanto. Io non credo ai complotti ma non posso fare a meno di notare come nel caos dell’usp sia sempre così naturale leggere delle solenni fregature. (13/9/2007)

Apparente schizofrenia
Paginone di Repubblica lunedì 1° ottobre: fuori altri 33 000 insegnanti, quest’anno 15 000 (e fanno 47, è la Finanziaria, belli). Specchietto: meno ore nei professionali, elevato il rapporto insegnanti alunni (sì, ma come), via la i di inglese nella primaria (se penso agli scenari che sono stati aperti ai docenti di inglese negli ultimi dieci anni). E infine, commenta lezioso, il riquadro: «se sarà ridotto il personale docente bisognerà tagliare anche le bocciature. Un abbattimento delle bocciature nel biennio della scuola superiore consentirebbe di risparmiare 1600 posti». Ieri, grande battage radiotelevisivo, tutti hanno udito: ripristinati gli esami di riparazione, debiti colmati o bocciati, corsi di recupero estivi immagino svolti gratuitamente dal personale che non è in ferie. Ma questo è un altro paio di maniche. Dice la Repubblica: l’anno scorso i non promossi del biennio superiore sono stati 180 000. Dico io: i promossi con debiti almeno tre volte tanto. Se anche solo un terzo di quei debitori fosse stato costretto a rimettere l’anno, i non promossi in totale sarebbero stati 360 000. Cavillo: la Finanziaria non suggerisce come. Viene proposto come obiettivo di «ridurre le bocciature al biennio delle scuole superiori». Come acutamente nota Salvo Intravaia: «obiettivo completamente fallito nel 2007», colpa degli insegnanti che continuano a fare come credono. O forse qualcuno neppure lo sapeva. Propaganda di basso profilo, dunque. Oppure aperta contraddizione: le esigenze di cassa contrapposte al pensiero di una scuola forte, e tra l’altro anche dispendiosa. Oppure apparente schizofrenia: la facciata, da una parte, con la vernice del rigore, con il ministro intervistato in televisione. La realtà dall’altra, nelle pagine interne del giornale: arrangiatevi (come abbiamo sempre fatto). (4/10/2007)

Gli abusivi (Lettera al Messaggero)
Un certo Napoletano, che passa per essere il direttore di un giornale, ma dalla faccia si direbbe piuttosto un oste, interviene a Ballarò e parla dei sistemi di reclutamento degli insegnanti che non premiano il merito e delle maestre che convocano la mamma della secchiona e dicono sua figlia è brava e tutto, ma allora perché mi ha chiamato, perché vede sua figlia ha la manie di protagonismo. Che insomma lui racconta sempre questo aneddoto e che da noi manca la mentalità. Naturalmente chiudo il getto d’acqua calda che scorre su una montagna di piatti (sporchi) e mi dispongo ad ascoltare. Dice: ogni nuova legge sul reclutamento dice a chiare lettere art. 1 d’ora in poi il concorso diventa annuale (ma quando mai). Poi invece passano due, tre, cinque… e dopo dieci anni chi vince il concorso trova il posto già occupato da persone (non credo abbia utilizzato il termine docenti) che hanno acquistato il diritto grazie ad anni di precariato.
Egregio direttore, poiché sono precario da (10) anni, mi sento che devo lavare la macchia. Bravo, io sono un rappresentante di quella categoria che è maturata, ha maturato il diritto scaldando la cattedra che spettava (aspettava) il fresco vincitore di un concorso futuribile (cosa nel frattempo facesse boh). Che, siccome suole, si è preso quei due pezzi di carta che sono i titoli di accesso alla graduatoria (a esaurimento). Tutto vero.
Ora però ho notato con grande rammarico che al suo discorso formulato per il resto in modo perfettamente lineare mancava un aggettivo che lo avrebbe reso più congruo, rafforzando quel messaggio che pure da quel ragionamento è filtrato: abusivi. I meritevoli e gli abusivi.
E sub voce intendi: abusivi, maturati troppo a lungo, praticamente guasti, esauriti. (29/11/2007)

Meteoropatia
Premetto: non soffro di un’irresistibile ansia pre-elettorale. Sappiamo già l’esito delle consultazioni. Nondimeno non posso fare a meno di cogliere alcuni segni. Ieri ore 13 un servizio del TG1 parlava della nuova -si fa per dire- figura del dirigente scolastico. Un paio di signori barbuti di una certa associazione vicina a Confindustria, e rigorosamente equidistante da destra e sinistra, hanno elencato i tre vizi del capo di istituto: spesso è troppo vecchio, è stato selezionato con criteri non sufficientemente meritocratici et aziendalistici, non ha le mani libere in relazione a valutazione e scelta degli insegnanti che sono subordinate ora come ora -qui la voce del giornalista ha assunto un tono grave- all’automatismo delle graduatorie. Scena finale con il preside di un istituto di via Cavour inquadrato sullo sfondo di alcuni studenti sorridenti. Dice: noi dobbiamo pensare a loro. (8/2/2008)

La scuola di Veltroni
La prima notizia è: abbiamo le risorse, i soldi da spendere, faremo scuole più belle, apertura pomeridiana e impianti sportivi, tecnologie. Devo ancora leggere un programma che dice: abbiamo due lire, mettiamo una pezza. Questo è il primo impegno. «Il secondo impegno riguarda la valutazione»: tutti gli studenti saranno periodicamente sottoposti a dei test per vedere se hanno imparato qualcosa. E le famiglie si faranno un’idea di quello che i figli sono andati a fare a scuola. Versione edulcorata del programma di quell’altro dove chi più chi meno dice che i risultati devono essere valutati oggettivamente, in relazione agli sbocchi professionali. E tra i tanti un certo Giavazzi che qualcuno rappresenta come futuro ministro della [pubblica, privata e religiosa] istruzione. Ma non ho capito se del pdl o del pd o indifferentemente di uno dei due. «Il terzo impegno riguarda gli insegnanti». C’è scritto: investire su chi ha passione e competenza, ivi inclusi anno sabbatico e probabili viaggi premio, e sullo sfondo la minestrina riscaldata della vecchia nuova «carriera professionale degli insegnanti» basata sul merito e l’impegno non è chiaro misurati come, mentre nel programma di quell’altro è chiarissimo. Un consigliere comunale ha detto: la differenza tra Berlusconi e Veltroni -e tra il berlusconismo e il veltronismo- è che il primo per mandare via Santoro e Biagi dalla tv pubblica ha fatto un proclama mentre il secondo si sarebbe limitato a una telefonata. (18/2/2008)

La solita solfa
Valentina affila le unghie, ma è la solita solfa. Un articolo di Vincenzo Brancatisano riporta alcuni passaggi di un discorso tra cui «Pochi docenti di matematica sono laureati in matematica», «Abbiamo bisogno di intervenire sugli apprendimenti e dunque sugli insegnanti e per questo abbiamo chiesto [a Brunetta e Tremonti, che stanno scrivendo il programma] di predisporre l’introduzione degli albi professionali dei docenti e noi lavoreremo per raggiungere questo obiettivo». E dulcis in fundo [dove sono arrivato a leggere]: «Ci sono insegnanti che sono passati di ruolo dopo avere accumultato punti in graduatorie burocratiche (“una supplenza non si nega mai a nessuno”) e che non conoscono la valutazione». Io sono uno di quelli. Ho accumulato punti in graduatorie burocratiche per 13 anni. (26/2/2008)

Credere obbedire combattere (il programmino della sinistra arcobaleno)
Ho frugato su sinistra arcobaleno punto org per trovare un motivo in più per giustificare la mia probabile astensione. O anche un motivo in meno, poniamo. Ho pescato il programmino per le prossime elezioni. E dal programmino ho tagliato i pochi punti, stile credere obbedire combattere, che trattano di scuola. Università e ricerca escluse. Se preferite ve li metto qua in fila e finisce qua, il problema è che non ci credono neppure loro. Vanno alle elezioni per spirito di bandiera, anzi di bandierina, e per eleggere quei venti deputati e senatori che buttali via, non si occuperanno mai di scuola se non per fare danni o (ipotesi migliore) per sparare cazzate. L’ispirazione è radicalmente conservativa (conservatrice): La difesa della scuola del dopoguerra così com’è. Di tutti i contenuti del movimento contro la controriforma moratti non è stato recepito un solo punto, salvo forse il discutibile innalzamento dell’obbligo a 18 anni. Si sono dimenticati che la controriforma moratti è ancora formalmente in vigore e saltano a piedi uniti su una possibile questione dei precari, forse perché ritengono che vada da sé, sono sempre molto sensibili al suono della parola, di cui infarciscono molti discorsi. In compenso propongono battaglie di retroguardia su argomenti dove sfondano porte aperte, la scuola pubblica, il tempo pieno, che sono anche i più orecchiabili per un elettore della sinistra. Ecco, ho speso più di 200 parole per commentare un programma che ne conta poco più di 50 (comprese le integrazioni tra parentesi): Laicità della scuola pubblica, scuole private libere (da chi?) ma senza oneri per lo Stato; generalizzare la scuola dell’infanzia, estendere il tempo pieno e prolungato; innalzare l’obbligo scolastico da fare nella scuola e da portare progressivamente a 18 anni (progressione in due tempi: prima a 17 e poi a 18); valorizzare il ruolo dell’insegnante (scusi, ma in che senso?). (2/3/2008)

nota pervenuta
Aggiungerei: professoresse più belle, divisa per eliminare le differenze di classe tra gli alunni, professori in giacca e cravatta (tocca conserva’, no?), ripristino del latino nella scuola media, ripristino dell’esame di seconda elementare (o era in terza?), valorizzazione del ruolo dei bidelli, fancazzismo per tutti.
E via demagogizzando…
Sì, hai perfettamente ragione: vanno alle elezioni come si fanno le vacanze di Natale o di Pasqua. Tanto ci vanno tutti.
L’importante è partecipare. In puro stile olimpico.
L’importante è non governare, perché se no ci tocca lavorare. E fare qualche scelta, una volta tanto.
Max

rettifico: manco tanto

Questa volta il programma della sinistra arcobaleno è venuto a cercare me, sotto la forma di un fogliettone. Leggendolo, ho notato che la scuola, sotto la voce «istruzione, formazione ecc.» (punto 12) occupa circa 150 parole, e molti numeri. Per quanto vago compare l’argomento risorse per la scuola, che è stato uno dei punti forti del movimento contro la riforma moratti. Chiedevamo il 6%. Dice: le risorse sono pari al 3,5% del pil e non accennano ad aumentare da vari anni. Anzi, da vari anni, ministri e sottosegretari con il plauso di banchieri e industriali le hanno limate tagliuzzando il tagliuzzabile (con il risultato che abbiamo classi che scoppiano, quasi in ogni ordine di scuola). L’analisi non produce nessuna rivendicazione. Peggio per loro, tanto non sanno che farsene. Non hanno progetti, non chiedono aumenti. La laicità della scuola pubblica è fondamentale, questo concetto è sottolineato. Un collega suggerisce: è un messaggio per quei lumaconi del pd (et surtout di certe componenti di codesto) che sul tema hanno molta fantasia (Cris). Meglio ribadirlo: però se è un programma di opposizione ditelo subito. O è un programma per un partito di opposizione di riflesso? E ancora: mi si è chiarito cosa intendono per valorizzare il ruolo dell’insegnante. Il testo completo è: valorizzare il ruolo dell’insegnante come intellettuale educatore. Ora sì. Di precari della scuola non si parla nel punto 12 ?dove si chiede di reclutare 3000 giovani ricercatori l’anno nelle università per i prossimi 5 anni- e neppure nel punto 2, dedicato alla lotta alla precarietà in quanto «precarietà di vita, non solo di lavoro», che si esaurisce nelle tipologie di contratti previste dalla legge 30. (s. d.)

Berluscones e Veltrones
Leggo un’analisi di Tuttoscuola. Dice: il programma del pdl riprende le tre i ma tralascia la riforma moratti. Le tre i sono peraltro l’unica differenza importante tra le proposte dei berluscones e quelle dei veltrones. Che sono il riassunto delle prime depurate degli aspetti più burini. Le tre i, per l’appunto.

In particolare, «il quarto e ultimo punto del programma pdl è la “commisurazione degli aumenti retributivi a criteri meritocratici con riconoscimenti agli insegnanti più preparati e più impegnati”. Non siamo molto lontani dal “premio alla carriera professionale” di cui parla il programma del PD…».

Ma i programmi vanno presi per quello che sono. Cioè per quello che non dicono. Per come non lo dicono. Se Veltroni è così sensibile a temi come la valutazione oggettiva degli studenti (che nel suo «sogno americano» è roba degli anni settanta) o ai premi di produzione (e poco altro), sarà anche propenso, al momento opportuno (con il cavolo che te lo dice in campagna elettorale), a ripresentare un piano per sgonfiare il corpo insegnanti che già in modo diverso prima di lui, e con diverso stile, Donna Letizia e TPS. Ministro quest’ultimo di un governo di centro con un lieve contrappeso a sinistra. E con il plauso di molti pensatori di sinistra. Ipotesi probabilmente infondata, ma io non lo voto. (7/3/2008)

Le tre i e le treelle
Qualcuno si è domandato perché i programmi del centrosinistra di due anni fa erano di 360 pagine, mentre a questo giro sono agili dèpliants? In un comizio elettorale Walter ha lamentato che la «scuola è assente dai programmi elettorali». Anche da quello del pd, dove «non figura tra le priorità», suscitando il malumore del popolo della scuola (non potrebbero farsi gli affari propri?). E allora l’ex sindaco di Roma ha ribattuto sui punti forti del suo pensiero, da cui è spuntato per esteso il più sinistro degli acronimi: long life learning, ovvero le tre elle, l’associazione che si definisce lobby trasparente (infatti è quasi invisibile) e che ha ispirato tutte le controriforme della scuola, da berlinguer alla moratti. Su una faccia della medaglia c’è scritto: centralità della formazione degli insegnanti, che deve essere permanente, retribuzioni adeguate, stabilità ecc. Sull’altra faccia ci sono le ricette per avviare la soluzione finale dei problemi della scuola, compresa la piaga del precariato. (21/3/2008)

Fumate!
16 aprile: comincia il toto ministri. «Per l’istruzione è in predicato la siciliana Stefania Prestigiacomo» [Tecnica della scuola]. Perde quota il ciellino Roberto Formigoni mentre, per dovere di cronaca, devo riferire di un messaggio che ho ricevuto da un collega di Zagarolo: «torna la Moratti. Evviva!».

17 aprile: continuano le indiscrezioni sul prossimo ministro della [pubblica] istruzione [università e ricerca]. Oggi è il giorno di Sandro Bondi.
21 aprile: Torna il miur. Dovrebbe avere due vice. Per la [pubblica] istruzione si fa il nome di Valentina, una che «conosce approfonditamente il settore». Ruffiani [Tuttoscuola]
23 aprile: Ricevo un messaggio da Leo. Dice «Bondi ministro dell’Istruzione. È la morte di dio». Rispondo: «Pensavo avrebbero fatto mastella. Per grazia ricevuta». Al bar sfoglio un giornale dove c’è tutto lo schema del totoministri con le facce. L’Istruzione andrebbe a un certo Maurizio Lupi. I colleghi non sanno chi sia. Buon segno?
26 aprile: Scrive Silvana La Porta su AetnaNet «La Fama vola di bocca in bocca, ingigantisce la notizia, la dà quasi per certa. Al glorioso Ministero dell’Istruzione andrà, probabilmente, una giovane donna trentacinquenne di nome Maristella Gelmini. Bresciana, curriculum invidiabile, senza pecca, entra in Forza Italia nel 1994».
8maggio: e quindi è ufficiale, ha vinto il peggiore. MSG è stata fatta ministra della istruzione, va a giurare stasera insieme a tutti i peggiori scelti in base alla rispettiva incompetenza in ciascun settore (niente esempi). Se va male potremo sempre andare a coltivare i campi,
…braccia rubate all’agricoltura?

no, avvocato dalla carriera politica intonsa (nel senso che è una debuttante, nessuno più titolato ne ha voluto sapere dell’istruzione), nel campo (ager) dei contratti agrari. Il suo programma si articola in 4 passaggi (progressivi?): valutazione a cottimo del lavoro degli insegnanti, competizione tra scuole stile coppa italia, abolizione dei debiti e ripristino degli esami di settembre (ma come, non era stato D’Onofrio, ma stai zitto, pezzo di merda), e su tutto, mani libere dei presidi nella nomina dei supplenti con eventuale assunzione degli idonei. E calcola che passeremo dei mesi a grattarci dicendo: fioroni era peggio, ma che dici era meglio, ma sì ma no [il corsivo è mio, ma quale corsivo?]. (8/5/2008)

Formaggio e Pesce

il Messaggero definisce i precari una grana e una spina nel fianco (pag. 10). Il riquadro: «La grana dei precari 50 000 in attesa l’eredità del governo precedente». L’articolo: «MSG ha una spina nel fianco. Il precedente governo aveva varato l’assunzione di 150 000 precari (…) ora MSG [Tremonti] dovrà verificare l’effettiva possibilità di assumere i precari in attesa». Intanto la brava donna ha parlato alla Cammera. Noto quattro elementi del suo discorso: le riforme della scuola vanno fatte solo in caso di necessità (meglio così), la quarta i (di italiano), la solita solfa del merito e della carriera e Gramsci: «La fatica dello studio è l’unico fattore di promozione sociale. Lo studio è molto faticoso: è un percorso di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, a volte con la noia e la sofferenza». (10/6/2008)

Il consenso verso il maestro unico
Alcune mamme discorrono all’uscita di scuola, oggi, alle 16.20.
– ma hai sentito, gnente, de sto sciopero delle maestre
– ma quando
– domani, dice
– non si inventassero niente che mi fio domani non so do metterlo
– e non possono fa’ una classe con una maestra dalla prima alla quinta?

Un papà e una mamma in piazza, giorni fa, a lato di un comizio organizzato dal circolo per informare i cittadini.
– che ne pensi de sta storia del maestro unico
– sarebbe bello, certo, però se devo pagà il dopo scuola me rode
In sala professori, nella mia scuola, tempo fa. Una professoressa di storia e filosofia porta l’esempio del nipote che frequenta la prima elementare.

– che esagerazione, sette maestre, non ci si capisce più niente. (2/10/2008)

Da che parte stanno le bugie
Non è vero che non ci saranno tagli alla scuola. L’art. 64 della legge Brunetta parla da solo. Parte di una legge che contiene “disposizioni urgenti in materia di sviluppo economico”, individua quattro settori in cui realizzare il taglio della spesa: le classi di concorso (che devono essere più flessibili), gli ordinamenti (meno materie), il numero di alunni per classe, la rimodulazione dell’organizzazione didattica della scuola primaria (la chiama così). Lo “Schema di piano programmatico” che accompagna la legge è scandito da espressioni come “economia”, “razionalizzazione di spesa”, “essenzializzazione”, “semplificazione”. Esempio: “I piani di studio” saranno riesaminati con l’obiettivo di razionalizzare l’impianto in termini di massima semplificazione”. L’entità dei tagli -come si conosce da tempo- è stata quantificata in circa 8 miliardi di euro, parte dei quali andranno a ripagare i debiti di Alitalia. È vero che invece non c’è alcuna riforma della scuola.
Non è vero che “nessun insegnante sarà cacciato” secondo l’infelice espressione del primo ministro che avrebbe dovuto dire: nessun insegnante sarà licenziato, cosa di cui si può peraltro dubitare. È vero che 87 000 insegnanti precari saranno progressivamente cancellati. Solo chi è precario può capire fino in fondo questo meccanismo infernale. Al momento presente le cattedre coperte da incarichi annuali fino al 31 agosto (cattedre dsponibili per l’immissione in ruolo) sono circa 20 000. Per effetto delle uscite nel prossimo anno scolastico questo numero è destinato almeno a raddoppiare. Circa 100 000 precari occupano stabilmente da circa dieci anni (chi più chi meno) le cattedre che di anno in anno si rendono disponibili e un certo numero di cattedre di organico di fatto (non disponibili per l’immissione in ruolo). Un numero indefinito di precari occupa la zona grigia: un anno ha una supplenza annuale a 40 km da casa, un anno una maternità, un anno supplenze rinnovate di quindici in quindici giorni. La zona grigia è molto sfumata: per alcune materie il precariato garantisce un percorso verso un sostanziale miglioramento delle proprie condizioni, per altre la speranza di avanzare è nulla. Idem tra regioni del nord e del sud. Se passa, per inciso, l’idea di marca leghista che un insegnante deve essere del posto, alcune regioni, e precisamente quelle dove la lega è più forte, nel giro di pochi anni non avrebbero più insegnanti di italiano e matematica o semplicemente non avrebbero più insegnanti qualificati. Questi sono i fatti: il taglio di 30 000 posti in un anno spinge tutti i precari verso posizioni che occupavano diversi anni fa. Pochissimi potranno contare su una supplenza annuale. Il secondo e il terzo anno di tagli fanno come il rasoio a tre testine. Il risultato è che la gran parte dei precari sono stati definitivamente falciati e solo una minoranza si è salvata e può ancora collocare in un futuro remoto l’aspettativa dell’assunzione a tempo indeterminato, sempre che non siano nel frattempo cambiate le norme che regolano il reclutamento.
Non è vero che il tempo pieno sarà mantenuto. Il piano programmatico che accompagna la legge Brunetta non fa riferimento una sola volta al tempo pieno. Fa riferimento a un servizio mensa che potrà essere ampliato grazie all’economia di ore e di posti derivante dall’adozione dell’unità di personale docente. Servizio e non tempo pieno, che non potrà comunque essere assicurato da tutte le scuole nelle quali l’economia di posti sarà realizzata a spese di insegnanti precari. E che, nel migliore dei casi, potrà durare finché il personale in esubero non sarà stato riassorbito. È vero che la cancellazione del tempo pieno e l’espulsione dei precari saranno graduali, gli effetti reali saranno percepiti dalle famiglie solo dopo due o tre anni che è entrata in vigore.

Non è vero, come ha ribadito ieri il riformatore della tv, che il maestro unico sarà affiancato dallo specialista di inglese, da quello di religione e da quello di educazione fisica. Primo: il piano prevede, sotto la voce “riduzione insegnanti specialisti lingua inglese scuola primaria” un taglio di 4000 posti. Taglio reso possibile dalla riconvertibilità previo corso di 150/200 ore dei maestri esuberati. Secondo: la religione è una materia facoltativa. Terzo: l’insegnante di educazione fisica non è pervenuto. (28/10/2008)

Valutazione
Secondo capitolo dell’aggressione natalizia alla scuola. Un terzo capitolo riguarda la scuola primaria, ma per ora non ho avuto il coraggio di leggerlo. Questo è un regolamento sulla valutazione. Leggendo lo schema mi sono venute tre osservazioni in aggiunta alla solita crisi di starnuti in varie lingue:

1) i bei tempi in cui per interpretare una legge ci voleva l’esperto sono ormai finiti. Il livello è quello dei giochi clementoni, modello facilitato. Tipo: i voti nella scuola primaria sono in decimi, chi non ha i decimi ripete l’anno. In realtà non ripete nessuno, era uno scherzo (per fortuna).
2) La votazione sul comportamento concorre alla media. Viceversa non si dice niente su come votare il comportamento, salvo un richiamo a categorie generiche come atteggiamenti, correttezza, diritti e doveri ecc. Invece i criteri per comminare la pena del 5 in condotta vengono rinviati a un decreto ancora da scrivere. Quindi, chi freme per la voglia di dare sto 5 deve pazientare ancora qualche settimana.
3) l’insegnante di religione cattolica, chierico o laico, continua a redigere il suo foglio con il giudizio che peraltro non fa media e viene interpellato solo per gli alunni che si avvalgono (qua, con i tempi che corrono, la vigilanza non è mai troppa). (18/12/2008)


Dalle parole ai fatti
Emanato il decreto, è il n. 5, con cui verrà sconfitto il bullismo. Prevede che per incassare il famigerato 5 in condotta, che comporta la bocciatura in trunco, uno studente deve essere stato sospeso per non meno di 15 giorni e, rientrato nell’ovile scolastico, non manifesti apprezzabili cambiamenti del comportamento. Intanto la signora Margherita (Stella Gelmini) giudica positivamente l’idea di installare una telecamera in classe: è un deterrente. Dato il costo della cosa potrebbe tornare utile anche per monitorare i minuti persi. Nonché come prova tv per i voti controversi. (19/1/2009)

Quesito sulla Costituzione
On.le signora Margherita (Stella Gelmini),

l’art. 1 della legge 169, anche detta legge Gelmini, dice: «A decorrere dall’inizio dell’anno scolastico 2008/2009 […] sono attivate azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all’acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze relative a “Cittadinanza e Costituzione”». Ieri ho appreso, dalle parole del suo Presidente del Consiglio, che la Costituzione deve essere cambiata perché quella che abbiamo non va bene, è stata scritta con il contributo determinante di un partito filosovietico in un momento storico sbagliato, in cui l’Italia usciva da una dittatura ventennale (e da una guerra mondiale). In particolare, questa costituzione non permetterebbe al capo del Governo, come avveniva precisamente in base alle leggi fascistissime, di emanare decreti legge senza l’avallo di un inutile presidente della repubblica, eletto peraltro tra le file di un partito anch’esso in origine filosovietico.
Insomma, on.le, dato che mi stavo anche per comprare una bella Costituzione e mi apprestavo a studiarla onde poterla trasmettere alle giovani generazioni, mi sollevi da questo dubbio doloroso, faccia un video su YouTube e chiarisca se l’art. 1 della legge 169 va riferito alla Costituzione dell’Italia repubblicana, a una sua parte, a una costituzione genericamente intesa come carta usa e getta, una costituzione pro domo sua, una costituzione fronte retro, una costituzione con cui quando manca la carta iggienica (così) ci si può anche pulire il culo? (8/2/2009)


L’ignoranza è forza
La signora Margherita ha bocciato il sei rosso. Detta così, la capiamo solo io e altri cento disgraziati. Il sei rosso. o sei con asterisco, o sei sottolineato lo avevamo già conosciuto alla secondaria di secondo grado. Corrispondeva a un debito che doveva essere colmato entro l’anno successivo. Poi è arrivato Beppe e ci ha ripristinato gli esami di recupero del debito a settembre, che adesso si cominciano pudicamente a rinominare esami di riparazione. Nella scuola secondaria di primo grado l’hanno introdotto quest’anno, il sei rosso, per tamponare le conseguenze delle nuove norme sulla valutazione, secondo cui uno che ha una sola insufficienza viene bocciato. Nella scuola media chi non ha insufficienze in una classe sono di solito tre studenti. Quando va bene sono sette otto. Gli altri sono tutti da bocciare. Lo ribadisce la signora Margherita in questa circolare in cui dice: niente sconti, ci vuole rigore. Che, come avrebbe osservato Orwell, semplifica meravigliosamente le cose. (11/6/2009)

Bastonati e derisi
Tuttoscuola denuncia il vai-e-vieni di docenti sulle cattedre all’inizio dell’anno «Sono oltre 180 mila i docenti che riprendono servizio in una sede diversa da quella occupata a giugno. 70 mila per scelta (!?), gli altri perché precari». «Questo fenomeno è demenziale – afferma il ministro – non è nell’interesse delle famiglie e non è produttivo». E annuncia un giro di vite. Qualcuno dica alla signora che l’anno scorso i molti soprannumerari generati dalla politica di contenimento della spesa (e non per esempio a difesa della continuità didattica), per quanto in modo coatto, hanno dovuto anche loro compilare una domanda. Cioè in qualche modo hanno dovuto scegliere la sede, non sempre accontentati dal momento che non è stata prevista alcuna precedenza tra i trasferiti d’ufficio e quelli che hanno scelto di cambiare sede. (14/9/2009)

Noi facciamo politica a scuola
L’ultima uscita della signora Ministro prova due cose: che è un fantoccio, e che noi tutti abbiamo scarsa memoria. Se avessimo più memoria ricorderemmo che Letizia Moratti ha fatto un’uscita identica nel dicembre del 2001, a margine degli Stati generali, secondo un copione scritto a tavolino dai tecnici del berlusconismo. Non possiamo ricordare che uno sparuto gruppo di insegnanti-sandwich scese in piazza quel giorno con dei cartelli che dicevano fronte-retro: noi facciamo politica a scuola. Sempre. Minacciò anche, Letizia, gli insegnanti che non applicano la riforma. Ma non disse jatevenne, disse che non facevano il loro dovere. Li indicò al pubblico disprezzo. Che volete, li lasciamo governare da 15 anni e ci meravigliamo che diventano sempre più stronzi? (18/9/2009)

Guardo tutti i giorni la rai per vedere se passa la Gelmini con le valigi
Intervistatore: lei è d’accordo con la proposta del sindaco Alemanno di abbattere Tor Bella Monaca?
Tipo del posto: No.
Intervistatore: ma neppure in cambio di un quartiere nuovo con dei grattacieli al posto delle case fatiscenti con servizi?
Tipo: No.
Dallo studio: cerchiamo di capire con l’aiuto di alcuni esperti perché gli abitanti di Tor Bella Monaca si oppongono alla demolizione del loro quartiere.
Un esperto, forse Minzolini, comunque un clone: l’Italia è l’unico paese europeo dove gli abitanti si oppongono all’abbattimento dei quartieri degradati.

Veltroni è tornato. Ha paura che cada Berlusconi. Dice che fa un movimento.
La periferia di Parigi è stata tutta abbattuta e ricostruita.
Francesca ha portato un disegno da scuola. Che cos’è? Quello che ti sembra. Cosa ti sembra?
Fa ancora caldo come se fosse agosto. (14/9/2010)

Le solite bugie
Il nostro presidente del consiglio, rispondendo in Senato a uno scocciatore (Pd) che gli ricordava i 7 miliardi e mezzo e passa di tagli alla scuola, avrebbe detto: la scuola non è stata tagliata, queste sono le solite bugie della sinistra.
Mi sono perso il resto.
Posso solo formulare delle ipotesi.
Quella più probabile: la scuola non è stata tagliata, queste sono le solite bugie della sinistra. E basta. In genere funziona. Ha funzionato con il tempo pieno, perché non dovrebbe funzionare con 7 miliardi e mezzo di euro. Ma poi voi li avete visti passare questi soldi, io sì per dire, ma tutta questa gente che sta sull’autobus se gliela racconto la storia che sono venuto via da TorBellaMonaca con una lettera che diceva vai a cercare fortuna altrove, mi crederebbe?
Ipotesi media: la scuola non è stata tagliata, sono stati tagliati gli insegnanti, che erano troppi. Il mio vicino di posto, che legge Leggo sarebbe d’accordo: in effetti, direbbe, sono molti di più che in tutti i paesi europei e lavorano la metà rispetto a tutti gli altri lavoratori del pubblico. Ci voleva un po’ di razionalizzazione. Ma è tutto immerso nella storia di Lele Mora che potrebbe vivere con 10 euro al mese, non credo che sarebbe in grado di sostenere una lunga spiegazione di come i tagli del personale si traducono in un abbassamento della qualità della scuola. Penso che direbbe: al contrario, meno insegnanti più qualità.
La qualità, buona questa: tutto quello che è stato risparmiato sarà reinvestito in qualità: lavagne luminose, premi ai meritevoli e ora vengo a sapere anche addobbi floreali tipo il sole delle Alpi, forse la banda che intona canti alpini.

O forse ho capito male, non c’è mai stato un dibattito sulla scuola, neppure un botta e risposta. Questo improvviso interessamento alla scuola da parte del pd è pure sospetto. E guarda caso proprio ora che Veltroni è ricicciato fuori. (4/10/2010)

Lo status quo
In due anni gli (così si dice: non è una donna, è un pupazzo) hanno fatto 500 manifestazioni contro e lei ogni volta lo stesso disco: difendono lo status quo, noi andiamo avanti con la riforma.

Da quattro gatti a un milione di persone, sempre lo stesso disco.
Ogni volta: vogliono difendere lo status quo e invece noi andiamo avanti con la riforma.
Che è talmente ignorante che non sa neppure cosa vuol dire status quo. Sa cosa vuol dire nel senso del vocabolario: che vogliono difendere lo stato di cose presenti. Non conosce il senso delle parole di cui è fatto lo status quo. Di che lacrime e sangue grondi. Di che lacrime grondi e di che sangue, per essere precisi. Che è uno status quo che sembra fatiscente invece ha una storia.
E i manifestanti ogni volta sfilare festanti e frustrati a sentirsi rispondere da un disco registrato.
Ma loro conoscono tutte le tecniche. Per fare cose scusate non si può scrivere.
Un tizio, direttore di non so cosa, ha scritto un libro che si intitola cinque in condotta.
Che è il voto che lui dà alla scuola italiana studenti e insegnanti tutti insieme inclusi.
Un libro con dati sballati, barzellette di ogni genere, disprezzo che cola da tutte le parti verso una cosa che non conosce neppure. L’opera di un giornalista dei nostri tempi. Panorama o giù di lì che se l’hai sfogliato per cinque minuti in una libreria hai già esagerato proprio.
E invece giù recensioni, un vero dibattito. Un libro preso molto sul serio. Ecco quello che succede, chi decide il palinsesto, chi scrive le battute tu dici questo tu dici questo tutto previsto. Noi manifestiamo e loro scrivono il discorsetto: vogliono difendere lo status quo ma tanto noi si va avanti con la riforma e lo firmano il ministro.
Io penso che la scuola si può cambiare. Però difendo lo status quo. Difendo anche l’indifendibile perché è l’ultimo argine, dopo non c’è più la scuola, andiamo a spasso. Ho pensato che la scuola è come quell’asino che il padrone non gli dà più da mangiare e alla fine muore. E il padrone va in televisione e dice: difendeva lo status quo e vedi com’è andato a finire. (17/11/2010)

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