IL RE: Così la casa di Dio è una, e retta da una sola legge?
IL VESCOVO: La società dei fedeli forma un solo corpo, ma lo Stato ne comprende tre. Perché la legge umana distingue altre due classi: nobili e servi, infatti, non sono retti dallo stesso regolamento. Due personaggi occupano il primo posto: uno è il re, l’altro l’imperatore; dal loro governo vediamo assicurata la solidità dello Stato; il resto dei nobili ha il privilegio di non essere soggetto ad alcun potere, purché si astenga dai crimini che reprime la giustizia regale. Essi sono i guerrieri, protettori delle chiese; sono i difensori del popolo, dei grandi come dei piccoli, di tutti, insomma, e garantiscono al tempo stesso la propria sicurezza. L’altra classe è quella dei servi: questa razza infelice non possiede nulla se non al prezzo della propria fatica. Chi potrebbe con i segni dell’abaco fare il conto delle occupazioni che assorbono i servi, delle loro lunghe marce, dei duri lavori? Denaro, vesti, cibo, i servi forniscono tutto a tutti; non un uomo libero potrebbe vivere senza i servi.
La casa di Dio, che si crede una, è dunque divisa in tre: gli uni pregano, gli altri combattono, gli altri infine lavorano. Queste tre parti coesistono e non sopportano di essere disgiunte; i servizi resi dall’una sono la condizione delle opere delle altre due; e ciascuna a sua volta s’incarica di soccorrere l’insieme. Perciò questo legame triplice è nondimeno uno; cosi la legge ha potuto trionfare, e il mondo godere della pace.
Adalberone, edizione Hückel, pp. 148-56.
testo citato in Georges Duby, L’Anno Mille, Einaudi, Torino 1976, pp. 58-9