«La Nazione», 3 maggio 1969
Un romanziere italiano di fama internazionale si poneva poco tempo fa nei panni di un asiatico e dichiarava di non capire affatto Machiavelli. Gli bastava questo per condannarlo come inutile.
La smentita a questa osservazione superficiale gli vie-ne degli scritti di Mao. Ecco un asiatico più vero di quello immaginato dal Moravia. E Mao pare che si indirizzi a Moravia rispondendo in questo modo:
«Machiavelli, il più grande pensatore politico di tutti i tempi! Mi spiace di averlo letto con tanto ritardo. Voi italiani disprezzate Machiavelli, ma i più grandi uomini politici hanno sempre praticato il suo pensiero. Voi italiani, per non aver data retta a Machiavelli, siete arrivati a diventare nazione con quattro secoli di ritardo. Ed oggi voi e l’Europa vi trovate così ad assistere alla conquista del Mediterraneo da (parte di) un Carlo VIII sovietico…». (Confidenze, pp. 252-3)
Si potrebbe ricordare Machiavelli oggi in molti modi. Ma il più opportuno, mi pare sia quello di dimostrare sotto quanti aspetti il suo pensiero sia vivo ed operante. Lo stato nazionale, il servizio militare obbligatorio, il totalitarismo della lingua, la religione a servizio dello Stato, l’esaltazione della patria, il concetto di razza: ecco tanti punti fermi del costume della maggior parte degli Stati, e tutti provengono da Machiavelli.
Lo Stato nazionale
L’ideale dello Stato nazionale nacque dopo la Rivoluzione francese ed ha prodotto le maggiori rivoluzioni e guerre del secolo XIX e del XX. Machiavelli fu il primo a far notare che chi abbia per base l’unità nazionale ha maggiore capacità di sopravvivere, nella lotta politica, degli Stati che siano «disformi di lingua, di costumi e di ordini».
Mi dispiace di dare un dispiacere a molti manzoniani ma il concetto che il Manzoni aveva della «nazione» era totalitario quanto quello del Machiavelli e dei più ardenti nazionalisti. Almeno lo era nel marzo del 1821 quando augura all’Italia, ancora divisa in staterelli, d’essere «una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor».
Ho sottolineato due parole significative. Avrebbe il Manzoni proibito o reso difficile la propaganda protestante in Italia? O proibito i matrimoni tra cristiani ed ebrei? Non posso rispondere a domande che il Manzoni non si pose. Ma l’unità di altare e di sangue fu chiesta da lui non meno ardentemente che dal Machiavelli. Quanto alla lingua ricordo che la scuola obbligatoria con l’insegnamento della lingua nazionale superiore ai dialetti e alle lingue esistenti nelle regioni fu il programma di tutti gli Stati democratici dopo la Rivoluzione francese. Ai sovrani del passato non importavano quelle differenze. Gli Stati, allora, formavano una unità familiare. Ma alla Francia, alla Germania, all’Italia democratica del secolo XIX, e alla Cecoslovacchia, alla Polonia, alla Bulgaria eccetera, del secolo XX, insegnar con obbligo la lingua e la cultura nazionale parve fondamentale provvedimento. In esso riviveva tutto Machiavelli.
Il servizio militare
Il servizio militare obbligatorio è stato uno dei principii delle moderne democrazie. Nasce anch’esso dalla Rivoluzione francese. Ed è notorio che fu una delle idee più care al Machiavelli che sostenne contro il sistema degli eserciti di mercenari e contro l’opinione degli esperti militari dei suoi tempi. Egli vedeva nel servizio militare, non soltanto un mezzo di potenza, ma anche un sistema di educazione. Ispirandosi al servizio militare dei Cantoni svizzeri egli cerca di applicarlo a Firenze. Proprio per questo Machiavelli è un uomo, dei nostri tempi, e va inteso come un profeta e non come un prodotto dei suoi tempi.
Alle origini
Un curioso episodio della modernità del Machiavelli ce l’offre nientedimeno che Leone XIII, il papa più moderno del secolo XIX, nella sua Enciclica De rerum novarum (16 maggio 1891). II suo consiglio «de societatibus enim dilabentibus illud rectissime praecipitur, revocari ad origines suas, cum restitui volunt, oportere», cioè che quando le società stanno disfacendosi, per salvarle occorre ricondurle alle loro origini. Ma questo non è altro che uno dei principii esposti dal Machiavelli nei suoi Discorsi. Ed anche dei più noti.
È vero che il Papa non ne cita la fonte, come fa per i passi della Scrittura, ma l’origine è chiara e indiscutibile. Se volessi adoperare il linguaggio di certi avversari, come di certi ammiratori del Machiavelli, direi che il Diavolo ha fornito una goccia d’inchiostro alla scrittura del Papa più illustre del suo secolo.
Il razzismo
Non si trova nel Machiavelli in parola razza, ma il concetto fondamentale di questa viene espresso da lui quando sostiene implicitamente che c’è nei popoli una continuità del loro spirito attraverso i cambiamenti della storia. Per Machiavelli infatti i popoli del suo tempo continuavano ad avere le stesse caratteristiche del popoli che nel passato avevano abitato gli stessi paesi con altro nome; ed egli parla quindi indifferentemente dei toscani e etruschi, degli italiani o romani, dei tedeschi o germani. È, certamente, un grosso errore, e causa di ancor più gravi errori. Questi hanno pesato sulla storia italiana per secoli, consolando gli italiani delle sconfitte che ricevevano mediante il ricordo delle vittorie dei romani. Ma è un principio che rivive sempre, come si vede tra i negri discendenti degli schiavi africani che negli Stati Uniti si vantano di avere come progenitori la Regina di Saba e Maria Vergine negra. E si vide pure durante le due guerre mondiali in cui la pubblicistica antitedesca non fece che sviluppare la tesi dello spirito aggressivo dei popoli situati nel centro dell’Europa quali li aveva descritti Tacito.
La religione
Fra le idee del Machiavelli che paiono a prima vista oggi assurde e repellenti c’è quella della superiorità dello Stato sulle religioni, che in uno Stato bene ordinato dovrebbero, secondo lui, servire alla politica dello Stato nazionale.
Eppure proprio qui ha avuto ragione. Perché è vero che oggi lo Stato moderno lascia liberi i suoi cittadini di seguire il culto che vogliono; ossia sono pochi gli Stati che ancora dichiarano una sola religione dello Stato. Però sono invece molti quegli Stati (e per esempio gli Stati Uniti) i quali, pur non partecipando mai ufficialmente alle cerimonie di un culto, le considerano tutte quante, di qualunque culto siano, con tanto favore che le stipendiano. Uso questa parola perché quella che corrisponde esattamente allo stato reale delle cose. Infatti gli Stati Uniti (ed altri governi d’Europa pure) esentano dalle tasse i sacerdoti dei vari culti, senza distinzione, e i loro edifici e possessi. E che cos’altro è l’esenzione dalle tasse, se non un donativo o un sussidio?
Conclusione
Ora che ho indicato alcuni, ma fondamentali punti del pensiero del Machiavelli, che sono diventati così propri del nostro che non se ne ricorda nemmeno più l’autore, lasciatemi aggiungere che l’attivismo, che traspare dai consigli e dalla forma dei suoi scritti, e rivela la sua fede nei caratteri e negli atti aggressivi; come il suo realismo, che mostra fiducia nei trattati e nelle parole degli uomini di Stato ma soltanto nella forza di cui dispongono e3 nel modo con il quale sanno adoperarla, sono profondamente attuali. Marx fu machiavellico quando scrisse che la violenza è la levatrice della storia.
Guardate ai rapporti diplomatici, ormai scarnificati di tutto il superfluo e ridotti agli essenziali confronti delle rispettive potenze; guardate al giornalismo più serio, che cerca di svelare al pubblico quali sono i veri e vari interessi e gli scopi dei politici nascosti sotto i calmanti e i sedativi delle parole di «pace», di «umanità», di «cooperazione»… Tutto questo e acquisto machiavellico.
Il messaggio di Machiavelli non è gradevole, come gran parte della verità. Proibite o sconsigliate da cattolici e da protestanti fino a! secolo decimonono il numero delle edizioni e delle traduzioni del Machiavelli va crescendo. La letteratura critica su di lui si moltiplica. Insieme con i corsi su Dante quelli sul Machiavelli attirano gli studenti stranieri. Non soltanto Machiavelli è un italiano contemporaneo, ma è il contemporaneo di tutti coloro che vivono oggi in qualunque Stato del mondo.