Bipensiero

A me questa storia della libertà di valutare mi ricorda il bipensiero, e non solo perché qualcuno, che da come parla mi sembra provvisto della verità. mi concede generosamente una libertà che non sapevo di avere. E che un giorno avrei dovuto rivendicare. È proprio questo il punto. Non si tratta di essere liberi, di fatto lo si è, per ora, ma di sentirsi liberi. Da una parte c’è la via giusta, segnata dalle autorità padagogistiche di ogni tempo, i Diui prima di tutto (quando hai Diui dalla tua parte sei a cavallo), e prima di loro Russò, e dopo anche Visalberghi e Vertecchi (Vertecchi no), forse Illich, certamente Rodari. Dall’altra c’è l’atttacamento alle tradizioni, Giovanni Gentile, il vanverismo pedagogico.

Facciamo un esempio. Un ideologo di questa specie di Nuova Buona Scuola immagina di interloquire con un vanverista. A certa gente piace specie sui social costruirsi un fantoccio per mettere su un discorso che rafforzi la propria tesi. Il vanverista chiede come posso comunicare allo studente come è andato se non posso esprimerlo con un voto? L’ideologo risponde: con la valutazione. Più facile di così. Se non siete in grado di formulare una valutazione che faccia capire allo studente quali sono i suoi punti deboli che schifo di docenti siete? Anzi, fate una cosa, continuate a mettere i voti, per favore.

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