Le superstizioni non lasciavano vivere Cristina. Una moneta con l’effigie cancellata, una macchia d’inchiostro, la luna vista attraverso due vetri, le iniziali del suo nome incise sul tronco di un cedro la facevano impazzire dalla paura. Quando ci conoscemmo indossava un vestito verde, e seguitò a usarlo finché il vestito non si ridusse in stracci, perché diceva che le portava fortuna e che non appena si metteva l’altro, azzurro, che le stava meglio, non ci vedevamo. Cercai di combattere queste manie assurde. Le feci notare che aveva uno specchio rotto nella sua stanza e che per quanto io insistessi sulla convenienza di gettare gli specchi rotti nell’acqua Continua a leggere “SILVINA OCAMPO La casa di zucchero”