ROMEO ORIOGUN Struggimento americano

Quando cade la neve,
forma estranea di fiocco,
siedo alla scrivania, solo, isola di obeche.

Che importanza ha
che il legno disti da casa?
Alla fine, breve giorno, il cielo oscura
i miei occhi fissi oltre la finestra.

Mi chiedo quanto conosco la mia scrivania;
odore di polvere di legno al crepuscolo, ricordi
di labbra arse dall’harmattan
intente a suonare fisarmoniche.

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MARCO REVELLI Il virus della guerra – L’antidoto della memoria

[Volerelaluna, 7 marzo 2022]

Il 24 febbraio, quando tutto è incominciato, per un gesto quasi automatico, mi sono trovato tra le mani Mai tardi, il diario di guerra di mio padre con le pagine tragiche della ritirata di Russia. Forse perché quella fuga a ritroso nel tempo, in un lontano orrore conservato nella memoria familiare mi aiutava a metabolizzare quest’altro orrore contemporaneo affidato al racconto pubblico. O, più probabilmente, perché quella rilettura mi aiutava a meglio capire la doppia angoscia che mi veniva dalla sovrapposizione di quelle due temporalità coesistenti nello stesso territorio. Giocava, in quel grumo emotivo, la coincidenza cronologica Continua a leggere “MARCO REVELLI Il virus della guerra – L’antidoto della memoria”

IVAN GRAZIANI Canzone per Susy

Tutto cominciò con un amore di Susy
per il suo bassista
un bassista duro di Rock and Roll
suonavano in provincia per passione, così…
«Dimmi come faccio io ad amarti», lui le diceva
«Se suono valzer ogni sera
se a casa ho un’altra donna che mi aspetta»
ma intanto la teneva stretta, stretta
e con la mano le asciugava dolcemente gli occhi.
Susy era nata a Roma ed era una novità
la sua voce trascinava come il fiume
e a guardarla ti incantavi già.

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Intervista

L’intervista col giornalista della Gazzetta di Parma, io non avevo mai fatto, un’intervista così. Cioè di solito le interviste succede loro fan le domande, te gli dai le risposte, loro le scrivono. Con il giornalista della Gazzetta di Parma no. Con il giornalista della Gazzetta di Parma lui ti chiede Chi è che ti piace di scrittori italiani?
Malerba gli dici.
Sì, ti dice, ma solo i primi libri.
Be’, gli dici, a me piacciono anche gli ultimi.
No, ti dice, son brutti.

Paolo Nori, Grandi ustionati

EUGENIO MONTALE L’abbiamo rimpianto a lungo l’infilascarpe

Da «Satura» (1971)

L’abbiamo rimpianto a lungo l’infilascarpe,
Il cornetto di latta arrugginito ch’era
Sempre con noi. Pareva un’indecenza portare
Tra i similori e gli stucchi un tale orrore.
Dev’essere al Danieli che ho scordato
Di riporlo in valigia o nel sacchetto.
Hedia la cameriera lo buttò certo
Nel Canalazzo. E come avrei potuto
Scrivere che cercassero quel pezzaccio di latta?
C’era un prestigio (il nostro) da salvare
E Hedia, la fedele, l’aveva fatto.

GIROLAMO DE MICHELE L’ordine del discorso scolastico: il rapporto Invalsi 2019 e la decadenza della scuola

[Euronomade, 21 luglio 2019]

1. Del buon uso dello sciacquone (ovvero: se proprio devo, faccio prima a parlare coi miei)

Giovanni De Mauro [Sciacquone, in Internazionale, 19/25 luglio 2019, p. 3] ci ricorda uno studio condotto dall’università di Yale, nel quale è stato chiesto a un gruppo di studenti «di scrivere una spiegazione dettagliata del funzionamento di alcuni oggetti d’uso quotidiano, tra cui lo sciacquone del bagno», e di valutare il proprio livello di conoscenza: «lo sforzo di spiegare rivelava agli studenti quanto poco ne sapessero». In psicologia cognitiva, questo meccanismo si chiama “Illusione della profondità esplicativa”: pensando di sapere più di quello che effettivamente sappiamo, «ci sentiamo autorizzati a esprimere delle opinioni più o meno su ogni cosa». Continua a leggere “GIROLAMO DE MICHELE L’ordine del discorso scolastico: il rapporto Invalsi 2019 e la decadenza della scuola”

FËDOR DOSTOEVSKIJ Avete mai visto una farfalla vicino a una candela?

Da «Delitto e castigo»

“Sissignore, avete pertettamente ragione, riprese a dire Porfirij, guardando Raskol’nikov allegramente, in modo bonario (per cui quello trasalì e subito si mise in allarme), “avete proprio ragione a ridere, e con tanta arguzia, delle nostre formalità giuridiche, he! he! E questi nostri metodi (solo alcuni, naturalmente) così acutamente psicologici fanno davvero ridere e in fondo sono inutili, se sono intralciati da tante formalità. Già… finisco sempre a parlare di formalità: se poniamo riconoscessi, o meglio, sospettassi qualcuno, tizio o caio, di essere il colpevole in un’inchiesta che mi viene affidata… voi, capite no? Voi studiate legge vero, Rodion Romanovic?”

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GIORGIO GABER L’obeso

S’aggira per il mondo un individuo osceno
Così diverso che sembra quasi disumano
è un essere inquietante e forse non è un caso
Che a poco a poco diventi contagioso

L’obeso
L’obeso
L’obeso ha un aspetto imperturbabile e imponente
è un grosso uomo che si muove lentamente
Mangia sempre dalla sera alla mattina
Con l’isterica passione per qualsiasi proteina
L’obeso è imprigionato nel suo corpo assai opulento
Sembra un uomo generato da un enorme allevamento

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Carmela

Mia nonna Carmela si chiamava Carmela.
Carmela non è un nome molto diffuso nella nostra regione, tuttavia mia nonna si chiamava Carmela. I suoi genitori a un certo punto devono essere stati a corto di nomi: mia nonna Carmela era la sedicesima di diciassette fratelli e sorelle. Le sue amiche non si sono mai potute abituare a un nome così apertamente estraneo alla nostra regione e allora la chiamavano Carmen, o Carmelina, o Carmencita.
Io, subito dopo che mi son trasferito a casa di nonna Carmela, rispondevo al telefono e mi chiedevano C’è la Carmen? Mi veniva da dire Avete sbagliato numero, ma mi trattenevo.
Paolo Nori, Le cose non sono le cose