ROMEO ORIOGUN Struggimento americano

Quando cade la neve,
forma estranea di fiocco,
siedo alla scrivania, solo, isola di obeche.

Che importanza ha
che il legno disti da casa?
Alla fine, breve giorno, il cielo oscura
i miei occhi fissi oltre la finestra.

Mi chiedo quanto conosco la mia scrivania;
odore di polvere di legno al crepuscolo, ricordi
di labbra arse dall’harmattan
intente a suonare fisarmoniche.

Accanto al mio letto
una lampada getta ombra
sui muri, un villaggio. Riconosco
la donna che s’affretta verso casa,
al polso le ondeggia una lanterna
morente, un ragazzo fischietta
in fondo alla mia via.

A te che sei dietro di me, hai vinto.
La tua musica, illesa dall’esilio, canta pura.
Date, lontano è il freddo sole, vuota la prima luna.
La donna, colpi di lanterna spenta,
apro. Fiammiferi, per favore.
Non vedo il suo volto, solo il freddo inverno
e il buio che mi fissa.

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