ALESSANDRO BARBERO Abbattere le statue è un’idiozia

[«Il Foro», 17 giugno 2020]

Io penso che la revisione delle glorie e dei grandi personaggi della nostra civiltà occidentale abbia delle ragioni e fino a un certo punto ci permetta una visione più ampia della storia: non c’è dubbio che la colonizzazione dell’America è stata una grande avventura per i coloni europei, e una grande tragedia per le popolazioni indigene, e così via. La revisione però deve fermarsi qui. Se si comincia a sostenere che la colonizzazione dell’America è stata solo una grande tragedia e non anche una grande avventura, si cade nell’errore opposto e si smette di nuovo di capire la storia nella sua complessità, per tornare a vederla in forma appiattita e moralistica.
Quanto poi alla specifica forma assunta dal revisionismo politicamente corretto in questi ultimi tempi, con la caccia alle statue, la trovo sbagliata da cima a fondo e molto pericolosa.

Intendiamoci, sarei d’accordo se si proponesse di abbattere le statue di Hitler: ma si dà il caso che le abbiano già abbattute. Da nessuna parte nel nostro occidente esistono statue di grandi criminali universalmente esecrati. Ci sono invece moltissime statue di personaggi storici importanti, che hanno lasciato un’impronta nella storia, che sono stati amati o ammirati da molti, e che possono ovviamente aver commesso anche grandi errori, e magari perfino crimini, o aver avuto aspetti spiacevoli.
Mettersi a fare l’inventario delle statue e abbattere quelle che sono dedicate a personaggi storici non perfetti, e non in linea con i nostri valori odierni, è un’idiozia, ed è una forma di vergognoso e arrogante imperialismo culturale verso gli abitanti di quel luogo diverso che è il passato.
È, inoltre, evidente che una volta cominciato è impossibile fermarsi. Rimosse le statue del generale Lee, bisognerà rimuovere anche quelle del presidente Lincoln, il liberatore degli schiavi, il quale allo scoppio della guerra civile dichiarò che per lui la questione della schiavitù era del tutto secondaria; che se per salvare l’Unione doveva abolire la schiavitù, l’avrebbe fatto; e se invece per salvare l’Unione doveva mantenere la schiavitù, l’avrebbe mantenuta.
Noi italiani dovremmo buttare nel Tevere il Marco Aurelio del Campidoglio, imperatore di un impero schiavista, lui stesso padrone di schiavi… È evidente che mettere in mano alla politica decisioni di questo genere è un enorme errore che potrà fare solo danni.

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