MARCELLA RAIOLA L’Invalsi è violenza

I maturandi faranno l’Invalsi, altrimenti non accederanno all’esame. Dovranno fare doppio sforzo: studiare per l’esame e addestrarsi per non cadere nelle trappole dei quiz, per genuflettere la mente pluridimensionale alla logica unidirezionale del test, per capire gli umori dell’algoritmo, come lo schiavo che scruta il padrone per vedere se è calmo o adirato. Faranno uno sforzo irrelato, perché se avranno messo bene o male le crocette, nello stesso tempo concesso ai topi che devono trovare l’uscita dal labirinto, non lo sapranno nemmeno, come noi non sapremo chi e con che criteri “tabulerà” le prove per dirci le cose che sappiamo da sempre, e che in parte sono il marcio frutto dell’aziendalizzazione.
Lo saprà il branco di magnaccia che hanno messo il collare alla Scuola e la fanno prostituire per lucrare sul suo stupro continuo.

E se ne servirà per orientare in modo occulto le carriere, le scelte, le partenze, le esclusioni, le morti e i protagonismi sociali. L’Università guarderà gli esiti dei test. La valutazione dei docenti, frutto di quotidiana osservazione, di attenzione alla crescita, ai progressi, alla maturazione e al dialogo educativo, viene definitivamente rigettata. Per il Mercato, un 8 è “ambiguo” perché non dice cosa il valutato “sa o non sa fare”. Un’idiozia pazzesca! Come se l’Invalsi, coi suoi lenocini ottusi, fosse in grado di operare il completo regesto di tutte le conoscenze e competenze acquisite da ciascuno, e come se la duttilità dell’intelletto potesse essere intesa o rappresentata come una sorta di “multitasking”!
Possiamo dare un’ultima risposta. Poi, temo che ci toccherà tacere e subire per sempre.
Sarebbe necessario e urgentissimo che i docenti e gli studenti/le studentesse con i voti più alti trovassero il coraggio di non svolgere la prova, polemicamente, dichiarandolo pubblicamente, e che aprissero un contenzioso per arrivare a ottenere una verifica giurisprudenziale della compatibilità di questa pretesa di controllo totale e plagiante con le libertà costituzionali di insegnamento e con il diritto allo studio. L’Invalsi è violenza. Violenza contro chi studia per essere, non per essere utilizzabile a comando e piacimento.
L’Invalsi è violenza perché si autoattribuisce poteri e si permette censure senza alcun mandato, in forza della prepotenza dei poteri finanziari che lo hanno imposto.
I docenti devono addestrare e vigilare; gli studenti devono accettare di vedere la loro vita decisa o recisa da un assurdo istituto che si comporta come un Ente metafisico e si arroga le prerogative del Fato, mentre si traveste da Numero esatto e infallibile…
Come diceva De Gregori, in quella canzone? “Non ti impicciare della tua vita, ché non sono affari tuoi!”.

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