Gli amici Facebook sono divertenti quando si tratta di fare baldoria, ma pressoché inutili quando c’è da fare davvero qualcosa insieme.
Zygmunt Bauman, Stranieri alle porte
Lo spazio su Facebook viene concesso soltanto in seguito alla stipula di un contratto in cui il richiedente si impegna esplicitamente a cedere tutti dati e i metadati prodotti con la sua attività e a rispettare le regole, i canoni e i pregiudizi della corporation […]. Lo spazio messo a disposizione sulla piattaforma è stato astutamente congegnato. Non è uno spazio informe e vuoto, come poteva essere ai suoi esordi, nel 2003, l’ambiente sociale di MySpace. Al contrario, esso è rigidamente pre-formato. A chi lo vuole occupare chiede prestazioni: notizie su chi egli sia, fotografie sue e del suo intorno relazionale e connessionale […]. Insomma, concedendo una porzione del suo spazio sul web, Facebook impone ai suoi utilizzatori una perfetta divisa identitaria coloniale.
Renato Curcio, L’algoritmo sovrano
Una volta partiti, gli algoritmi imparano, si modificano e si gestiscono da soli. Facebook interviene ogni tanto, ma non li controlla davvero. E certi programmi non solo si gestiscono da soli: attingono a librerie software, a sistemi operativi profondi.
Ellen Ullman
Facebook non vende direttamente dei like e non permette a nessuno di venderne. Quello che la piattaforma vende effettivamente è la visibilità: se un abbonato con 1 milione di fan rifiuta di pagare, soltanto una piccola minoranza di questi vedrà i suoi post; se invece accetta, saranno visualizzati da un numero di abbonati proporzionale alla somma spesa.
Antonio A. Casilli, Schiavi del clic
Giornalista: Lei non usa i social media?
Ian McEwan: Ma no! Altrimenti non riuscirei più a leggere o tantomeno a scrivere. Sono rimasto alle email. Ho un collaboratore che mi cura il sito e il profilo Facebook, che non ho mai cliccato.
«la Repubblica», 7 dicembre 2020