ANNA ANGELUCCI Conoscenze e competenze. Considerazioni sull’insegnamento, a margine dell’abolizione del tema libero

[Roars, 29 gennaio 2018]

Ora, quello che voglio sono i Fatti. Insegnate a questi ragazzi e a queste ragazze Fatti e niente altro. Solo di fatti abbiamo bisogno nella vita. Non piantate altro e sradicate tutto il resto. Solo coi Fatti si può plasmare la mente degli animali che ragionano: il resto non servirà mai loro assolutamente nulla. Questo è il principio su cui ho allevato i miei figli, e questo è il principio su cui ho allevato questi fanciulli. Tenetevi ai Fatti, signore!
Charles Dickens, Tempi difficili, 1854

Io credo che la cultura sia il presentimento di quello che non si sa.
Giuseppe Pontiggia, Nati due volte, 2000

Leggo sempre con interesse, anche se non disgiunto da certa apprensione, gli interventi di Andrea Gavosto sulle riforme della scuola pubblica italiana. Andrea Gavosto è un economista Continua a leggere “ANNA ANGELUCCI Conoscenze e competenze. Considerazioni sull’insegnamento, a margine dell’abolizione del tema libero”

GIORGIA PENZO Un approccio al postmoderno

La nozione di postmoderno nacque in America alla fine degli anni Sessanta in ambito architettonico e valse a designare il rifiuto dell’architettura razionalistica e la ricerca di nuovi rapporti con gli stili del passato; essa passò poi nel campo della filosofia e delle scienze umane, acquisendo l’accezione conferitagli dal filosofo francese Lyotard. Questi, in un saggio del 1979, ha ricollegato il concetto di postmoderno a quegli orientamenti teorici che sottolineano la fine delle filosofie e delle ideologie ‘forti’ e delle conseguenti visioni complessive e totalizzanti della realtà; egli ha poi definito con chiarezza “la nuova situazione del sapere nella società contemporanea, dominata dall’informatica e dalla telematica, caratterizzata dalla fine delle ‘grandi narrazioni’ capaci di dare un’immagine globale del mondo, dalla ricerca di risultati operativi e di verità solo particolari e locali continua a leggere

Votami e vedrai che non ti farai male

Il programma di Potere al Popolo per l’istruzione non è solo il più avanzato. Anche lo stile, il linguaggio sono suggestivi, nella loro brevità: 37 righe, che comprendono una premessa e 12 punti, preceduti da un efficace «lottiamo per». Che sia chiaro, non andiamo al governo, nemmeno in una coalizione: «votami e vedrai che non ti farai male» (Caparezza).

La premessa richiama fin dalla prima riga la mannaia neoliberista e poco più giù le «competenze funzionali alle logiche mercatiste». La formazione, in quanto pilastro di una democrazia, deve essere pubblica, gratuita, finalizzata all’acquisizione di un sapere critico, laica, aperta a tutti e a tutte. Continua a leggere “Votami e vedrai che non ti farai male”

Ogni tanto una buona azione

Leggo sul manifesto del 22 gennaio

Già questa settimana si riunirà sul tema la commissione toponomastica del comune di Roma, l’intenzione dell’amministrazione 5 Stelle è quella di riuscire a completare l’iter burocratico per il cambio di denominazione entro l’anno. Sono quattro le strade il cui nome andrà cambiato: via Edoardo Zavattari, nella periferia sud della città, dedicata all’ex direttore dell’istituto di zoologia della Capitale. Via e largo Arturo Donaggio, in zona Trionfale, dedicate all’ex presidente della società italiana di Psichiatria. E largo Nicola Pende, endocrinologo che fu candidato al premio Nobel, al quale è stato dedicato un viale interno del policlinico universitario, con tanto di cerimonia la scorsa primavera con governatore del Lazio e rettore della Sapienza.

Di Nicola Pende, «uno dei grandi nomi che hanno fatto la storia della medicina», Policlinico News, senza fare riferimento al passato razzista, in occasione dell’inaugurazione della nuova toponomastica, snocciola: «candidato al premio Nobel per tre volte grazie ai suoi studi sull’Endocrinologia nel 1937, sulla biotipologia, su ipertensione ed azotemia e la sindrome ipertimica nel ’43 e sulle ghiandole nel 1951». Continua a leggere “Ogni tanto una buona azione”

ALESSANDRO CITRO Le mosche del capitale

[saggio breve su un passo del romanzo di Paolo Volponi, Le mosche del capitale, lavoro svolto per modulo lingua e comunicazioni;. le tipologie testuali, SSIS Calabria (2002)]

Il protagonista, il prof. Saraccini, gode di un’emozione estatica, contemplando
dall’alto di una collina la città che, febbrile di giorno, sembra placarsi
nell’abbraccio mortifero della notte. Dico sembra, perché la notte rappresenta
nell’ottica aziendalistica, dirigistica, del protagonista non un momento di stasi,
di oblio, ma una prosecuzione dell’incessante accumulo di capitale, asse
portante di una azienda.
In quest’ottica valoriale, l’azienda rappresenta un archetipo civilizzatore, una
grande madre che sussume in sé sia elementi empirici sia valoriali. La notte si
tramuta in una coperta esistenziale durante la quale le coordinate spazio-
temporali assumono connotati diversi continua a leggere

VALERIO MAGRELLI Appassionare ai classici

[«la Repubblica R2 Cultura», 4 settembre 2014]

Appassionare i ragazzi ai grandi della letteratura si può. La ricetta? Dante, il web e un po’ di show.
Tutto potrebbe partire da una splendida immagine di Montaigne: «Insegnare» — e qui cito a memoria, secondo l’esempio dello stesso autore — «non significa riempire un vaso, ma accendere un fuoco». Ecco, dovendo celebrare e riassumere le mie nozze d’argento con la didattica, non credo potrei trovare motto migliore. Nel giro di poche battute, gli Essais illustrano perfettamente la differenza fra due opposte concezioni del mondo scolastico. Da un lato sta una visione dello studente totalmente passiva; lo vediamo cioè ridotto a puro contenitore, semplice bacile, per quanto prezioso, che il docente dovrà limitarsi a riempire. Continua a leggere “VALERIO MAGRELLI Appassionare ai classici”

Limite

Non che io non avessi capito che mio fratello per ora si rifiutava di scendere, ma facevo finta di non capire per obbligarlo a pronunciarsi, a dire: «Sì, voglio restare sugli alberi fino all’ora di merenda, o fino al tramonto, o all’ora di cena, o finché non è buio», qualcosa che insomma segnasse un limite, una proporzione al suo atto di protesta. Invece non diceva nulla di simile, e io ne provavo un po’ paura.

Italo Calvino, Il barone rampante

Le meraviglie del possibile

Possibile che tra i meriti inestimabili del suo governo (la riforma epocale, l’assunzione di 132000 -cojò- precari che sono diventati, per effetto dell’assunzione, ancora più precari, la social card del docente, le scuole belle dove crollano i soffitti e volano le tegole) Renzi non rivendichi la fantastica giostra della mobilità algoritmica? Forse qualcosa è andato storto?

Ah, c’è il regalo del nuovo contratto: più ore, più obblighi, più punizioni, due soldi in più.

DONATELLA COCCOLI «La legge 107 non va corretta, va abolita». La parola al pedagogista Massimo Baldacci

[Left, 15 gennaio 2018]

Massimo Baldacci è un pedagogista, insegna all’Università di Urbino e coordina il gruppo teorico della Società italiana di pedagogia. Tra i suoi ultimi libri Trattato di pedagogia generale(Carocci, 2012), Per un’idea di scuola (Franco Angeli, 2014) e Oltre la subalternità, praxis e educazione in Gramsci (Carocci, 2017).

Professor Baldacci ci dica il suo giudizio sulla Buona scuola. È da abolire? E perché?
La legge 107/2015 presenta un impianto gravemente riduttivo e unilaterale, le cui direzioni culturali si coglievano in modo trasparente nel Documento iniziale sulla Buona scuola. Non si mira alla formazione completa dell’essere umano come cittadino, produttore e persona autonoma intellettualmente e moralmente. La scuola è vista solo come una fabbrica di produttori equipaggiati di un adeguato capitale umano Continua a leggere “DONATELLA COCCOLI «La legge 107 non va corretta, va abolita». La parola al pedagogista Massimo Baldacci”