ROBERTO CALOGIURI Quando la grammatica diventa politica. Ovvero del più migliore

[Limonate, 27 dicembre 2017]

Non si può pretendere che, seduto sullo scranno del ministro dell’istruzione, ci sia sempre una persona istruita, che so… un dotto linguista come Tullio De Mauro.

Non si può pretendere nemmeno che chi riveste questo incarico sia perfettamente istruito. Perché, evidentemente, i ministri non sempre si intonano con i ministeri che gli vengono assegnati.

Se così fosse, ogni ministero avrebbe uno specialista. Ma così non è. E nel caso specifico, purtroppo, la dissonanza si nota in maniera clamorosa. Continua a leggere “ROBERTO CALOGIURI Quando la grammatica diventa politica. Ovvero del più migliore”

Questa legge non s’ha da fare

Lo Ius Soli, il topolino partorito dalla montagna, calendarizzato tre giorni prima dello scioglimento delle Camere, miseramente affossato dall’assenza di 117 senatori. Tra cui, tutto il contingente dei forzitalioti, dei leghisti e dei 5s (cvd), nonché una pattuglia non proprio sparuta di democratici e vari personaggi che afferiscono al fuoruscitismo del PD.

Uno per tutti di quest’ultima categoria. Corradino Mineo, habituè dell’uscire fuori al momento opportuno, come ricordano bene i docenti che il 25 giugno 2016 manifestavano fuori dal Senato contro l’approvazione del ddl Buona Scuola (si può verificare qua). Nemmeno giustifica l’assenza il sen. Mineo. Sul suo profilo facebook l’ultimo post, intitolato “Requiem per la XVII legislatura”, è delle 10 di mattina del 23 dicembre. Prima di andarsene in vacanza. Continua a leggere “Questa legge non s’ha da fare”

Le competenze linguistiche del ministro dell’istruzione (sempre più meglio)

La ministra Fedeli infila in un discorso “sempre più migliori” e puntuale arriva l’esperto renziano che si arrampica sugli specchi per giustificarla. La ministra non ha detto “sempre più migliori”, sostiene Stefano Bartezzaghi (niente di meno), che invoca il garantismo linguistico, ma “sempre più”, intendeva dire “migliori sempre più”. Banca Etruria non è mai esistita, e al referendum del 4 dicembre hanno vinto i sì (con il 40 per cento), ma per un cavillo è passato il no e la riforma non si è fatta.

Ma non era più semplice compilare un decretino per dire che da oggi più migliore non è un errore?

una volta un giudice come me 
giudicò chi gli aveva dettato la legge: 
prima cambiarono il giudice 
e subito dopo 
la legge

Forchetta

Perché la funzionalità della forchetta è così poco sfruttata? Con una semplice forchetta non servono una frusta, una spatola, le pinze da insalata (bastano due forchette), lo schiacciapatate e in pratica qualunque altro utensile da cucina altamente specializzato la cui unica vera funzione è di essere comprato.
Jonathan Safran Foer, Eccomi

Le competenze linguistiche del ministro dell’istruzione

Un ministro della Pubblica Istruzione dovrebbe evitare proposizioni dove di norma vada il congiuntivo. Paratassi dura: Sarebbe opportuno punto. La storia punto. Studiare punto. La scuola è finita punto e a capo. E intanto fare quelle smorfie che significano: ma la storia de che, ma che ce insegna, hai capito a me? Anche proposizioni introdotte da siccome costituiscono un rischio. Evitare siccome che sono ministro in favore di un più lineare: Sono ministro. Mi ci hanno messo e ci sto. E basta. Continua a leggere “Le competenze linguistiche del ministro dell’istruzione”

ALESSANDRO CITRO Al Mega

[breve racconto sulla realtà degli ipermercati, lavoro svolto per modulo laboratorio didattica dell’italiano, SSIS Calabria 2002]

Non era facile, lo sapevo, ma ormai lo avevo deciso; sarei andato da solo dopo 2 anni che non riuscivo a entrarci, ora, mi sembrava arrivato il momento giusto, lo sentivo, dovevo andare, dovevo, a costo di cadere dalle scale, sbattere con la macchina contro un camion, niente mi avrebbe potuto fermare neanche quei luridi ricordi che a sprazzi mi annebbiavano il cervello, maledetti ricordi.

Certo, con Laura sarebbe stata un’altra cosa: telefonata- passo alle sei- va bene- e subito felici di passare 2 ore sprofondati nella fiumana delle scale mobili diretti al terzo piano, lì dove si trovavano i negozi di musica e abbigliamento con sconti eccezionali e offerte strepitose.
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ROBERTO CALOGIURI Alternanza scuola lavoro. La scomoda verità che non piace agli studenti

[ilfriuliveneziagiulia, 22 novembre 2017]

Trieste – A sentire le parole “alternanza scuola-lavoro” si è tentati di dire: finalmente! I giovani sapranno cosa vuol dire lavorare, stancarsi, guadagnarsi il pane col sudore della fronte etc. etc.

Nella fattispecie si tratta dell’obbligo di 400 ore (per gli istituti tecnici) e 200 ore (per i licei) esteso a circa 600.000 studenti da mandare a “scuola di lavoro” presso le imprese – pubbliche o private – che si rendano disponibili ad accoglierli nel mondo dei mestieri.

Oppure, da un altro punto di vista, saranno obbligati a svolgere mansioni anche degradate e degradanti, per nulla qualificanti ed estranee al percorso didattico formativo inerente alla scuola scelta e che, talvolta, li espongono ai pericoli delle molestie. Continua a leggere “ROBERTO CALOGIURI Alternanza scuola lavoro. La scomoda verità che non piace agli studenti”

Disobbedienza (civile)

La disobbedienza civile è praticata da minoranze organizzate, unite da un convincimento condiviso più che da una comunanza di interessi, e dalla scelta di protestare contro una politica governativa, anche qualora essa goda dell’appoggio della maggioranza; la loro azione concreta è frutto di un accordo condiviso ed è tale accordo a dare credito e forza alla loro idea, indipendentemente da come si sia formata.

Hannah Arendt, Disobbedienza civile

MARTA FANA La funzione disciplinatrice del lavoro (gratuito)

[«Non è lavoro, è sfruttamento», Laterza, Roma 2017, p. 90]

Camerieri e baby-sitter, oppure commessi, come coloro che andranno a lavorare da Zara. Posizioni che verranno incrementate per il prossimo triennio, assicura il ministro in una dichiarazione che suona come una minaccia, un incubo. Contemporaneamente si rafforza la funzione disciplinatrice del lavoro come dovere a prescindere, anche quando la funzione produttiva di per sé non esiste. È l’esperienza vissuta dagli studenti che si incontrano ad esempio negli aeroporti, stanno lì a guardare la fila dei viaggiatori pronti per i controlli: hanno il compito di assistere ma nei fatti stanno in piedi senza poter far nulla. Un turno da sei ore trascorso a guardare la gente sfilare. Inutile indagare il contenuto formativo, così come risulta improbabile rintracciare l’utilità in termini di avvicinamento al mondo del lavoro, quando il contenuto del lavoro non esiste neppure.