Giornali (e giornalisti)

Una volta c’era la tortura. Ora c’è la stampa. Un miglioramento, non dico di no.
Oscar Wilde, L’anima umana nel socialismo

Io se fossi Dio,
maledirei davvero i giornalisti
e specialmente tutti,
che certamente non son brave persone
e dove cogli, cogli sempre bene.
Compagni giornalisti avete troppa sete
e non sapete approfittare delle libertà che avete,
avete ancora la libertà di pensare
ma quello non lo fate
e in cambio pretendete la libertà di scrivere,
e di fotografare immagini geniali e interessanti,
di presidenti solidali e di mamme piangenti.
E in questa Italia piena di sgomento
come siete coraggiosi, voi che vi buttate
senza tremare un momento:
cannibali, necrofili, deamicisiani e astuti,
e si direbbe proprio compiaciuti.
Voi vi buttate sul disastro umano
col gusto della lacrima in primo piano.
Sì vabbè lo ammetto
la scomparsa dei fogli e della stampa
sarebbe forse una follia,
ma io se fossi Dio,
di fronte a tanta deficienza
non avrei certo la superstizione della democrazia!
Giorgio Gaber

Un giornale, che sia fatto di carta, di onde hertziane o di bit, non è una somma di dati certi, è la tessitura quotidiana di un sistema di «fatti» a cui diamo un generale, e generico, credito complessivo […], oltre a diffondere alcuni racconti a carattere mitico, dalla cronaca nera allo sport, il giornalismo si fonda su alcune credenze che lo attraversano nel suo insieme, a cominciare dall’ideale di una narrabilità del mondo, di una sua traducibilità, giorno dopo giorno, in un mosaico di racconti in forma di notizie.
Peppino Ortoleva, Miti a bassa intensità

Ogni giorno mi dico che leggere i giornali è una perdita di tempo, ma poi… non posso farne a meno.
Italo Calvino

La gente apre il giornale o accende la televisione e domanda: ma di che cazzo stanno parlando?
Marco Travaglio

Non è che il questore avesse dimenticato il sostantivo. Semplicemente lui i giornalisti della carta stampata non li nominava. Li chiamava «quelli». Quasi avesse paura di sporcarsi le labbra chiamandoli con il loro nome. Li odiava. Per lui quelli erano una forma di vita appena un gradino sopra l’ameba, la stecca nella grande orchestra del Creato. Questo per parlare dei giornalisti della carta stampata. «Quelli» della televisione invece, neanche li considerava esseri viventi.
Antonio Manzini, Pista nera

Chi si fida dei mezzi d’informazione risulta più informato sulla politica e sull’attualità.
Hugo Mercier

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