Da «Canzoni a bocca chiusa»
Impigliato al geloso pentagramma
del telegrafo impolverato pende
un aquilone armato: occorreranno
per sciuparlo parecchi temporali.
È una candida lettera d’amore
da qualche cumulo primaverile
spedita a una ragazza borghigiana
che non comprese la dichiarazione
del gigante di panna innamorata:
anzi sguazzando a furia con le manigli cambiò forsennata i connotati
quando dal sotto in su nel chiaro macero
lo sorprese che estatico spïava
l’ombra dorata del suo corpo ignudo.
Corse nell’erba calda ad asciugarsi:
gli insetti diventarono di gemma,
e il bestione celeste occupò l’acqua.
Poi nevicò la sera e alla finestra
stettero donne a rimirare il mondo
coi lor occhi di bambole cattivi.
S’avanzò nel cortile un bimbo scalzo
reggendo sulla palma un pomo verde
come una spenta lampada funghita
col suo odore di fuoco morto: cieche
sopra i tetti danzavano legate
le rondini di legno a un fil d’elastico.