La società della canoscenza 2: le parole sono importanti

Solo l’amare, solo il conoscere
conta, non l’aver amato,
non l’aver conosciuto. Dà angoscia
il vivere di un consumato
amore.
Pier Paolo Pasolini, Il pianto della scavatrice

La conoscenza di cui parla il programma del PD non è la canoscenza, ma è un sapere delimitato, tecnocratico, totalmente asservito. La scelta del titolo non è casuale. Il termine richiama la strategia di Lisbona, il capitale umano, la formazione come risorsa economica.Cito dal documento del Consiglio europeo, riunitosi a Lisbona nel marzo 2000:

La Commissione ritiene che l’UE 2020 debba essere guidata da fattori di stimolo tematici imperniati sulle seguenti tre priorità:

1-     una crescita basata sulla conoscenza come fattore di ricchezza: in un mondo in cui i prodotti e i processi si differenziano in funzione dell’innovazione, le opportunità e la coesione sociale vanno potenziate valorizzando l’istruzione, la ricerca e l’economia digitale;
E continua citando acquisizione di nuove competenze, creatività (tutta da indagare) e innovazione, lo sviluppo dell’imprenditorialità e tanta competività. Cosa c’entra tutto questo con la conoscenza? Poco o niente. Ma molto c’entra con la Buona scuola così come ci è stata imposta da Renzi. E che, cambiando antipasti e contorno, si vuole continuare ad attuare nel segno della flessibilità, dei processi, dell’apprendimento trasversale, della transizione dalla scuola al lavoro, della digitalizzazione selvaggia.

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