OSCAR WILDE Dalla letteratura esigiamo distinzione, fascino, bellezza e potenza immaginativa

Da «Osservazioni sulla decadenza della menzogna»

Una delle cause principali cui possiamo ascrivere la curiosa banalità di gran parte della letteratura della nostra epoca è indubbiamente la decadenza della menzogna come arte, come scienza e come piacere sociale. Gli storici antichi ci hanno dato una narrativa magnifica sotto forma di cronache di fatti; il romanziere moderno ci propina la piattezza dei fatti sotto le mentite spoglie della narrativa. I rapporti governativi stanno rapidamente diventando il suo ideale, sia per metodo sia per stile. Ha il suo tedioso document humain, il suo meschino coin de la creation, che scruta attraverso la lente di un microscopio. Lo si può trovare alla Librairie Nationale o al British Museum, a documentarsi spudoratamente sul suo argomento. Non ha neanche il coraggio di avvalersi di idee altrui, ostinandosi invece ad attingere sempre alla vita, e alla fine, tra le enciclopedie e l’esperienza personale, fallisce miseramente, avendo tratto i suoi tipi dalla propria cerchia familiare o dalla lavandaia a giornata, e avendo acquisito un mucchio di informazioni utili di cui non riuscirà mai più, nemmeno nei suoi momenti più meditativi, a liberarsi.
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Persino Robert Louis Stevenson, affascinante maestro della prosa delicata e fantasiosa, si è macchiato di questo vizio moderno – non esiste altro modo di definirlo. Si priva un racconto della sua realtà cercando di renderlo troppo verosimile, e infatti The Black Arrow è così non-artistico da non poter vantare un solo anacronismo, e la trasformazione del dottor Jekyll assomiglia pericolosamente a un esperimento riportato su «Lancet».
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Monsieur Zola, fedele all’alto principio espresso in uno dei suoi pronunciamientos letterari: «L’homme de genie n’a jamais d’esprit», è determinato a dimostrare che magari non avrà genio, ma di certo sa essere noioso. E come ci riesce! Non che sia privo di potenza. A volte, come in Germinal, le sue opere hanno addirittura qualcosa di epico. Ma sono sbagliate dal principio alla fine, e non in termini morali, ma artistici. Dal punto di vita etico, sono esattamente come dovrebbero essere. L’autore è perfettamente veritiero, e descrive le cose proprio come accadono. Cos’altro potrebbe desiderare un moralista? Non nutriamo alcuna simpatia per l’indignazione morale del nostro tempo contro Monsieur Zola. Non è altro che l’indignazione di un Tartuffo smascherato. Ma dal punto di vista dell’arte, cosa si potrà mai dire in favore dell’autore de L’Assommoir, Nana e Pot-Bouille? Niente. Una volta Ruskin equiparò i personaggi di George Eliot all’immondizia accumulata sul pavimento di un omnibus di Pentonville, ma quelli di Monsieur Zola sono molto peggio. I loro vizi sono uggiosi, e più ancora le loro virtù. La cronaca delle loro vite e assolutamente priva di interesse. A chi importa quel che gli accade? Dalla letteratura esigiamo distinzione, fascino, bellezza e potenza immaginativa. Non vogliamo essere molestati e disgustati dal resoconto di quel che accade nelle classi inferiori.

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