SAMANTA SCHWEBLIN Un uomo sfortunato

Da «Sette case vuote»

Il giorno in cui compii otto anni, mia sorella — lei non sopportava che smettessero di guardarla un solo secondo — bevve d’un fiato un’intera tazza di candeggina. Abi aveva tre anni. Prima sorrise, forse per lo schifo, poi corrugò la faccia in una smorfia di spavento e di dolore. Quando la mamma vide la tazza vuota pendere dalla mano di Abi diventò bianca come lei. «Abi-mio-dio», fu tutto quello che disse la mamma. «Abi-mio-dio», e ci mise qualche secondo a entrare in azione. La scosse per le spalle, ma Abi non reagì. Gridò, ma Abi non reagì lo stesso. Corse al telefono e chiamò papà, e quando tornò di corsa Abi era ancora in piedi con la tazza che le pendeva dalla mano. Continua a leggere “SAMANTA SCHWEBLIN Un uomo sfortunato”