ALAIN BADIOU Cosa manca ai gilet gialli

[«L’autre quotidien» (Francia), tradotto da «Internazionale», 1299, 22 marzo 2019]

Cosa dire del movimento dei gilet gialli? Devo ammettere che fin dai suoi esordi non ho trovato niente di politicamente innovativo o progressista nella sua composizione, nelle sue dichiarazioni e nelle sue pratiche […]. In Francia c’è un forte malcontento espresso da quella che potremmo definire la parte operosa della classe media, che spesso vive in provincia e ha un reddito limitato. Il movimento dei gilet gialli è una rappresentazione significativa, sotto forma di rivolta attiva e violenta, di tale malcontento […]. La borghesia francese – la sua oligarchia dominante, gli azionisti della borsa parigina – non riesce più a mantenere al suo servizio come faceva in passato, in particolare prima della crisi del 2008, una classe media politicamente asservita.

Questa classe media è stata una base storica pressoché costante del dominio elettorale delle diverse destre […]. Da qui nasce l’attuale protesta di una parte importante della classe media, quella che si sente abbandonata, contro Macron, considerato l’agente locale della «modernizzazione» capitalista: un giro di vite generalizzato, risparmi, austerità, privatizzazioni, senza alcun riguardo per il benessere delle classi medie, che fino a trent’anni fa erano corteggiate in cambio del loro sostegno al sistema dominante. Denunciando il loro impoverimento, i gilet gialli vogliono di nuovo essere pagati per questo consenso a caro prezzo. Ma è una pretesa assurda, poiché il meccanismo è il risultato del fatto che, in primo luogo, l’oligarchia non ha più bisogno del sostegno delle classi medie dopo la scomparsa del pericolo comunista, in secondo luogo non ha più i mezzi per pagare un asservimento elettorale di quella portata.

È falso affermare, come fanno alcuni, che il movimento dei gilet gialli è intrinsecamente fascista. Il fascismo organizza in modo spesso molto disciplinato, se non militarizzato, motivi identitari, nazionali o razziali. Nell’attuale rivolta non organizzata, e di conseguenza individualista, ci sono persone di ogni genere, che svolgono lavori diversi, che spesso pensano di essere democratiche, che fanno appello alle leggi della repubblica. Le convinzioni propriamente politiche della maggior parte di loro sono in realtà piuttosto ondivaghe […]. Alcuni indizi, e in particolare le evidenti tracce di nazionalismo miope, di ostilità latente contro intellettuali, di «democratismo» demagogico in stile criptofascista che vede «il popolo contro le élite», di confusione dei discorsi dovrebbero spingere chiunque alla prudenza.

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