Reddito (di cittadinanza)

L’introduzione del cosiddetto reddito di cittadinanza è una buona notizia. L’Italia è uno dei paesi europei con maggiore di uguaglianza e minore spesa sociale per contrastare la povertà […].

Ma le critiche fioccano: è una manovra elettorale, accelerata a rischio di grandi inciampi amministrativi in vista delle europee; è un disincentivo al lavoro o un incentivo al lavoro nero; lascia fuori le famiglie più bisognose; l’assegno è troppo alto; i centri per l’impiego sono inefficienti; è un ricatto; è un aiuto alle aziende più che ai poveri. Critiche più o meno fondate […]. Ma che non centrano il punto più importante: chi lo paga, il reddito di cittadinanza?

Nella manovra italiana, apparentemente, non lo paga nessuno. Ci si affida all’aumento del debito […] In realtà alla Commissione europea è stato dato in garanzia un rialzo automatico dell’Iva, con l’idea di evitarlo contrattando nuovo deficit. Ma sia l’aumento dei debiti dello stato sia quello delle tasse su consumi prima o poi lo pagheranno soprattutto i poveri. In alternativa c’è l’idea che lo stesso reddito di cittadinanza faccia crescere l’economia e così si autofinanzi: ipotesi smentita o almeno ridimensionata da parecchi studi.

Tutte queste illusioni servono a eludere il nodo di fondo: si vuole fare una manovra ridistributiva senza ridistribuzione […]. La linea è: dare ai poveri senza togliere ai ricchi. Un Robin Hood illusionista, o piatto come la tassa che piace alla destra.

Roberta Carlini, Il reddito delle illusioni, «Internazionale», 1293, 8 febbraio 2019

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