VAMBA I ragazzi devono portar rispetto a tutti, ma nessuno è obbligato a portar rispetto ai ragazzi

[da Il giornalino di Gian Burrasca]

13 dicembre

Stamattina essendo terminati i sei giorni di sospensione che mi aveva dati il Preside per quei tre versi che mettevano in ridicolo il professor Muscolo, la mamma mi ha accompagnato a scuola:
«Ti ci accompagno io» ha detto «perché se ti ci accompagnasse il babbo ha giurato che ti farebbe trovar davanti all’uscio di scuola senza neppure toccar terra…».
«Come!» ho detto «in pallone?».
Ho detto così, ma avevo capito benissimo che l’idea era di accompagnarmi a furia di pedate nel medesimo posto…
Appena arrivato mi è toccato naturalmente di sentire una gran predica del Preside in presenza della mamma che sospirava e ripeteva le solite frasi che dicono i genitori in queste circostanze:
«Lei ha proprio ragione… Sì, è cattivo… Dovrebbe esser grato, invece, ai professori che son così buoni… Ma ora ha promesso di correggersi… Dio voglia che la lezione gli frutti!… Staremo a vedere… Speriamo bene…».
Io ho tenuto sempre la testa bassa e ho detto sempre di sì; ma da ultimo mi son seccato di far quella figura da mammalucco e quando il Preside ha detto sgranando gli occhi dietro le lenti e sbuffando come un mantice:
«Vergogna, mettere il soprannome ai professori che si sacrificano per voi!».
«E io allora che dovrei dire?» ho risposto «Tutti mi chiamano Gian Burrasca».
«Ti chiamano così perché sei peggio della grandine!» ha esclamato mia madre.
«E poi tu sei un ragazzo!» ha aggiunto il Preside.
La sinfonia è sempre questa: i ragazzi devono portar rispetto a tutti, ma nessuno è obbligato a portar rispetto ai ragazzi…
E questo si chiama ragionare; e con questo credono di persuaderci e di correggerci!… […].
Ah, stasera purtroppo, giornalino mio, l’ho visto e l’ho sentito!… [il padre].
Scrivo col lapis, stando disteso sul letto… perché mi sarebbe impossibile stare a sedere dopo avercene prese tante! Che umiliazione! Che avvilimento!…
Vorrei scrivere ancora raccontando la causa di questa nuova bufera che mi s’è scaricata sulle spalle… anzi, per essere più esatti, sotto le spalle: ma non posso; soffro troppo nel morale per l’amore proprio che è stato colpito a sangue, e anche nel materiale che è stato purtroppo anch’esso colpito a sangue senza nessuna pietà.

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