MILAN KUNDERA Il regalo

Da «Il dottor Havel vent’anni dopo», in «Amori ridicoli»

Havel, che aveva vissuto gli ultimi giorni in un’umiliante invisibilità, si beava felice dell’attenzione dei passanti e desiderava che i raggi di quell’interesse cadessero quanto più possibile anche su di lui; abbracciava perciò l’attrice alla vita, si chinava verso di lei, le sussurrava all’orecchio ogni sorta di dolcezze e di oscenità, e lei rispondeva stringendosi a lui e alzando sul suo viso gli occhi contenti. E Havel, sotto tutti quegli sguardi, sentì che stava riacquistando la visibilità perduta, sentì i propri lineamenti incerti ritornare chiari e marcati, sentì nuovamente la gioia orgogliosa che gli dava il proprio corpo, i propri passi, il proprio essere.
Mentre così girovagavano lungo le vetrine del corso, abbracciati come due innamorati, in un negozio di articoli per la caccia Havel vide la bionda massaggiatrice che il giorno prima l’aveva trattato con tanta scortesia; chiacchierava con la commessa nel negozio vuoto. «Vieni», disse alla moglie stupita «sei la persona migliore del mondo; voglio farti un regalo» e presala per mano entrò nel negozio.
Le due donne interruppero le loro chiacchiere; la massaggiatrice guardò a lungo l’attrice, poi brevemente Havel, poi di nuovo l’attrice e di nuovo Havel; Havel registrò soddisfatto ogni cosa, ma senza degnarla di un solo sguardo passò velocemente in rassegna gli articoli esposti; vedeva corna di cervo, carnieri, carabine, binocoli, bastoni, museruole per cani.
«Desidera?». gli chiese la commessa.
«Un attimo» disse Havel; alla fine, sotto il vetro del banco vide dei fischietti neri; ne indicò uno. La commessa glielo diede, Havel lo avvicinò alle labbra, fischiò, lo esaminò da ogni lato e fischiò un’altra volta più piano. «Eccellente» disse soddisfatto alla commessa, mettendole davanti le cinque corone dovute. Porse il fischietto alla moglie.
L’attrice vide in quel regalo l’adorato infantilismo del marito, una ragazzata, ii suo gusto dell’assurdità, e lo ringraziò con un bello sguardo innamorato. Ma a Havel parve poco; le sussurrò: «E questo è tutto il tuo ringraziamento per un regalo tanto bello?». Così l’attrice gli diede un bacio. Le due donne non riuscivano a staccar loro lo sguardo di dosso, anche quando furono usciti dal negozio. E così si rimisero a girovagare per le strade e nel parco, mangiarono wafer, soffiarono nel fischietto, si sedettero su una panchina e scommisero sul numero di passanti che si sarebbero voltati a guardare.

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