Abbondanza

Vivere nell’abbondanza è una grande illusione della società dei consumi: il tanto non significa necessariamente bene e non ha niente a che vedere con l’umanità. L’abbondanza ci fa sprecare il cibo: oggi produciamo cibo per 12 miliardi di viventi, anche se non arriviamo nemmeno agli 8, questo significa che oltre il 30 per cento degli alimenti finisce per non essere mangiato. L’abbondanza ci fa pretendere che il cibo abbia un prezzo basso, non riconoscendo a chi quel cibo produce il giusto guadagno, e spesso sacrificando la sostenibilità, la comunità, la salute e il gusto in nome della convenienza. Paradossalmente, poi, l’abbondanza affama popoli in tutti i continenti (circa 800 milioni di persone nel mondo sono denutrite) e causa patologie direttamente riconducibili all’ipernutrizione (obesità, problemi cardiovascolari, diabete eccetera). In ultimo, l’abbondanza consuma la terra (ci sono oltre un miliardo di ettari di terreni abbandonati, perché esauriti da pratiche che ne hanno impoverito la fertilità), l’acqua (circa il 70 per cento delle risorse idriche è destinato al comparto agroalimentare), e inquina l’atmosfera (responsabile di oltre il 34 per cento delle emissioni di gas serra).

Carlo Petrini, Il gusto dell’impegno, in «MicroMega», 5, 2022

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