MARCO DI BENEDETTO Ritornino i corpi!

[I giorni del rischio, 29 gennaio 2021]

In questi giorni – settimana più, settimana meno – i ragazzi e le ragazze delle scuole superiori italiane tornano sui banchi dopo circa tre mesi di DDI (didattica digitale integrata), più popolarmente conosciuta come “didattica a distanza”. Su di loro, sulla loro fatica e la loro resilienza, sui loro disagi e loro proteste si è scritto e detto molto. E, sicuramente, molto sarà ancora da raccontare, analizzare, riprogettare.  Molto meno si è scritto e detto degli insegnanti e del personale scolastico. Senza troppe pretese, provo a farmi portavoce di tante colleghe e colleghi che, non senza momenti di scoraggiamento e fallimento, in questi mesi ci hanno messo l’anima per continuare a fare comunità, a fare scuola, a stare in relazione con quei nomi, quei volti, quegli sguardi pieni zeppi di futuro, eppure in molti casi gia immelanconiti, che ogni mattina è parso veder bucare lo schermo di un computer ed entrare in casa propria o in un’aula abitata dai soli banchi, rotellati o meno. 

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GIORGIA LOI Però la DAD funziona

[post nel gruppo facebook «La nostra scuola: cultura, passione e relazione»]

Chi dice che la DAD o DDI ha funzionato, non capisco bene se ci è o ci fa.
Studenti completamente inghiottiti dal buco nero della distanza, non li trovi neanche se dovessi cercarli “a perda furriara” per tutto il pianeta. Studenti che entrano ed escono nella stessa lezione o tra una lezione e l’altra, al ritmo della velocità della luce secondo quello che si sta facendo: al momento della correzione degli esercizi, miracolosamente la connessione traballa a quasi tutti e da 18-20 che erano ne restano sistematicamente 5.
Però la DAD funziona.

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