Foto di gruppo con signora

Nella foto di gruppo che tutti hanno visto, e che io non pubblico su questa pagina, c’è una signora elegantemente dimessa che guarda verso l’obiettivo con aria severa, visibilmente imbarazzata. La professoressa è l’unica che non sorride. Riconosco due dei quattro personaggi schierati al suo fianco: il ministro Bussetti e il vicepremier Salvini. Gli altri due sono papaveri del ministero, o dell’ufficio scolastico, i famosi uffici preposti. Entrambi, gli uffici preposti, diversamente magri, ricordano una foto dove c’è un uomo nudo che regge un uovo per ogni mano. Tutti e quattro sono ovviamente vestiti secondo l’occasione. La cravatta viola (spero di sbagliarmi, sono daltonico) non sembra di buon auspicio per una serie di motivi. Cosa ci fa la professoressa in questa foto? Domanda retorica. Qualcuno ha scritto che questa foto è l’immagine più brutta di un anno di governo pentaleghista (i penta potrebbero dire: noi non ci siamo nella foto. Obiezione respinta). Sono d’accordo.

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GEORGE MONBIOT La generazione derubata

[da «The Guardian», tradotto da «Internazionale», 1304, 26 aprile 2019]

I ragazzi che scendono in piazza hanno ragione: gli stiamo rubando il futuro. L’economia è un sistema piramidale con conseguenze ambientali che ricadono sui ragazzi e sui bambini che nasceranno. La crescita di questo modello è basata sul furto intergenerazionale. Al cuore del capitalismo c’è un presupposto: chiunque abbia denaro ha il diritto di accaparrarsi le risorse del pianeta. È possibile comprare la terra, l’atmosfera, i minerali, la carne e il pesce senza preoccuparsi di chi rimarrà senza. Basta pagare per avere catene montuose e pianure fertili. Chiunque può bruciare tutto il combustibile che vuole. Ogni sterlina o dollaro garantisce un diritto sulla ricchezza naturale del mondo. In base a quale principio il conto in banca dà un diritto a possedere il pianeta? Continua a leggere “GEORGE MONBIOT La generazione derubata”

ALESSANDRO MANZONI Il coro

[Dalla prefazione al «Conte di Carmagnola»]

Mi  rimane a render conto del Coro introdotto una volta in questa tragedia, il quale, per non essere nominati personaggi che lo compongano, può parere un capriccio, o un enimma. Non posso meglio spiegarne l’intenzione, che riportando in parte ciò che il signor Schlegel ha detto dei Cori greci: Il Coro è da riguardarsi come la personificazione de’ pensieri morali che l’azione ispira, come l’organo de’ sentimenti del poeta che parla in nome dell’intera umanità. E poco sotto: Vollero i greci che in ogni dramma il Coro… fosse prima di tutto il rappresentante del genio nazionale, e poi il difensore della causa dell’umanità: il Coro era insomma lo spettatore ideale; esso temperava l’impressioni violente e dolorose d’un azione qualche volta troppo vicina al vero; e riverberando, per così dire, allo spettatore reale le sue proprie emozioni, gliele rimandava raddolcite dalla vaghezza d’un’espressione lirica e armonica, e lo conduceva così nel campo più tranquillo della contemplazione. Continua a leggere “ALESSANDRO MANZONI Il coro”