[Da «Storiette Tascabili»]
Cesarino aveva una gran paura del passato remoto. Quando sentiva qualcuno che diceva «andai» oppure «caddi» o anche semplicamente «dissi», si tappava le orecchie e chiudeva gli occhi. Il passato remoto secondo lui poteva andare bene sì e no quando si parlava di Nabucodonosor, di Alessandro Magno o di Federico Barbarossa, ma se lo sentiva in bocca ai suoi compagni li vedeva già morti e imbalsamati. Per piacere non dire «arrivai», li pregava a metà del discorso, ma nessuno gli dava retta. Il passato remoto creava fra lui e i suoi amici, fra lui e il mondo, delle lontananze che lo spaventavano come il buio della notte o la pioggia nella giungla. È vero che i genitori di Cesarino non lo lasciavano andare in giro di notte da solo e non si era mai avventurato nella giungla sotto la pioggia, ma la sua immaginazione gli richiamava alla mente queste paurose analogie. Continua a leggere “LUIGI MALERBA Il passato remoto”