Aspettiamo e vediamo (3)

Dov’eravamo rimasti? Alla sospensione della chiamata diretta e all’abolizione del divieto dei 36 mesi di servizio, peraltro inapplicabile (dal momento che la Buona Scuola, come sistema per eliminare – o almeno ridurre – il precariato, non ha funzionato, a gennaio le scuole si sarebbero trovate senza supplenti).

E tutto il resto? L’alternanza sarà migliorata, il numero di ore forse ridotto (nei licei) e non sarà centrale nell’esame di Stato. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Due colpi al cerchio e mezzo colpo alla botte. Gli stipendi non saranno aumentati perché non ci sono soldi (Il PD se n’è andato con la cassa). Ma se ci fossero, gli aumenti dovrebbero essere legati al merito. Quindi, anche il bonus, va da sé, non si tocca. L’Invalsi? Produrrà un algoritmo che servirà a valutare gli studenti all’esame di Stato [leggi qua]. La scuola paritaria svolge un ruolo fondamentale. Insegnanti del Nord al Nord. Se qualcuno del Sud vuole andare a Nord, dove c’è lavoro, al confino (si chiama, nella neolingua del «governo del cambiamento»: domicilio professionale). E poi ora spunta un’altra idea, non nuova, la riforma dei ruoli e degli organi collegiali: «Penso  – ha detto ancora Bussetti – a dare un ruolo giusto a tutti. E magari a far entrare gli enti locali». [leggi qua]. Quindi non solo gli incentivi come arma in mano ai dirigenti per applicare un po’ di sano divide et impera, ma differenziazione di status e retribuzione nella categoria (in base a?). E privatizzazione di ciò che ancora resta pubblico. Il Ddl Aprea, insomma.

Continuità con la Buona Scuola ma anche con la riforma Gelmini. E il contratto?

Mi accorgo tutti i giorni che qui si fanno un’infinità di cose che non ci sono nel vostro libro, e che non si fa nulla di quanto vi si dice.
Voltaire, L’ingenuo